Ciclo produttivo e occupazione in provincia di Bergamo

(a cura di Alessandra Franzosi)

Alcuni fatti stilizzati

L'obiettivo di questa scheda è di delineare sinteticamente, utilizzando tecniche statistiche consolidate, lo stato attuale dell'economia reale in provincia di Bergamo nonché la sua evoluzione ciclica nel corso dell'ultimo decennio. Oggetto dell'elaborazione sono i due aspetti salienti dello stato di un'economia, ovvero l'andamento dell'attività produttiva e dell'occupazione. L'applicazione alla realtà della provincia di Bergamo di strumenti sviluppati nell'ambito dell'analisi statistica delle fluttuazioni cicliche consente di dare evidenza empirica ad alcuni fatti stilizzati che sembrano caratterizzare con regolarità il ciclo economico locale. Il costante confronto con la realtà lombarda permette, inoltre, di mettere in luce eventuali specificità dell'economia provinciale rispetto all'aggregato regionale.

Condizione necessaria per poter adoperare queste tecniche di misurazione del ciclo economico è la disponibilità di serie storiche con frequenza infrannule ed elevata numerosità campionaria, caratteristiche indispensabili per assicurare la tempestività tipica dell'approccio congiunturale oltre che una certa robustezza dei risultati ottenuti. Purtroppo, la carenza a livello locale di statistiche di questo tipo ha reso difficilmente estensibile l'uso degli indicatori ciclici allo studio e al monitoraggio delle realtà regionali e provinciali. La particolarità di questa scheda risiede, dunque, nell'aver voluto effettuare un tentativo in questa direzione, pur precisando che le conclusioni alle quali si è giunti continuano a risentire dei limiti del bagaglio informativo disponibile.

Il ciclo produttivo industriale - La descrizione dell'attività produttiva provinciale ed il confronto con le dinamiche regionali vengono effettuati utilizzando, come unica fonte informativa, l'indice di produzione industriale Unioncamere-Regione Lombardia. Questa rilevazione, disponibile con frequenza trimestrale dal 1986, assicura alcune caratteristiche campionarie minimali, dati i fini perseguiti. La disaggregazione provinciale dell’indice di produzione regionale consente, inoltre, di disporre di variabili descrittive del ciclo lombardo e del ciclo bergamasco aventi fonte omogenea, il che evita possibili distorsioni all'atto dell'effettuazione di analisi comparate.

L’indice di produzione industriale costituisce, per definizione, la variabile più adatta nel descrivere l’andamento coincidente del ciclo dell'attività industriale in quanto misura quantitativamente le dinamiche dell'output del processo di produzione. Per estensione, ed in assenza di una variabile di riferimento più completa quale può essere il Pil, esso viene utilizzato anche come proxy dell'evoluzione del ciclo dell'economia nel suo complesso.

Il contenuto informativo dell’indice di produzione industriale può essere suddiviso in due componenti principali: la tendenza di lungo periodo dell'attività produttiva e le sue fluttuazione di breve periodo, che costituiscono propriamente il ciclo. L'individuazione del trend di lungo periodo delle serie indagate, e opportunamente depurate da eventuali fattori di stagionalità ed accidentalità al fine di isolare il solo ciclo-trend, può essere condotta facendo uso di tecniche diverse (figura 1 e figura 2). In questa sede si è optato per il filtro messo a punto da Hodrick e Prescott (HP) poiché questo strumento ha il pregio di consentire la modellizzazione di un trend variabile nel tempo, capace di cogliere gli eventuali mutamenti incorsi, in particolare tra la seconda metà degli anni '80 e gli anni '90, nei tassi di crescita regionali e provinciali. In alternativa all'applicazione del filtro HP si è delineato anche un trend di tipo log-lineare, uniforme su tutto il periodo campionario. Ne sono risultati tassi di crescita trimestrali per la provincia di Bergamo e per la regione Lombardia rispettivamente dell’ordine dello 0.2 per cento e dello 0.29 per cento, con differenziali nei tassi di crescita osservabili soprattutto nel corso degli anni '80 quando la provincia di Bergamo sembra crescere, sulla base della statistica utilizzata, in modo meno vivace della media regionale. La scelta di preferire il filtro HP a quello log-lineare deriva non solo dal fatto di poter cogliere tali mutamenti, che potevano trovare descrizione facendo ricorso ad un trend deterministico non lineare (spezzato, quadratico, ...), ma ha anche supporto statistico. Test opportuni, infatti, non consentono di rifiutare l'ipotesi di presenza di un trend stocastico nelle serie storiche considerate.

Il ciclo produttivo è calcolato come scarto percentuale dell'indice dal trend HP; esso non risulta, pertanto, dalle semplici oscillazioni nei livelli della serie considerata ma viene definito in termini di oscillazioni intorno ad una tasso di crescita di lungo periodo. Questa accezione, detta di "growth cycle" e distinta dal "classical cycle", è stata introdotta nella letteratura relativa ai cicli economici nel corso degli anni '60 per motivare il permanere delle fluttuazioni cicliche in presenza di economie che sembravano essersi poste su sentieri di crescita costantemente positivi.

Le variabili di ciclo bergamasco e lombardo sono mostrate nella figura 3.

Una prima ispezione grafica evidenzia un’ovvia sincronia di movimento; entrambe le serie storiche descrivono nel periodo che va dal I trimestre '86 al II trimestre '97 quasi due cicli completi, con dei picchi in corrispondenza della fine degli anni ottanta e nel corso del '95, seguiti rispettivamente da periodi di restrizione economica che hanno conosciuto dei punti di minimo nel '93 e all’inizio del '97. Se si procede, però, all’analisi di correlazione tra le due variabili - indicatore sintetico di comovimento delle stesse - si osservano alcune specificità dell'economia provinciale . L'indice di correlazione, calcolato sull'intero periodo, segnala come in media la provincia di Bergamo tenda a muoversi con anticipo rispetto alla regione nel suo complesso. La correlazione è, infatti, massima e pari a 0.958 tra il ciclo della produzione lombardo al tempo t e quello bergamasco nel trimestre t-1. L'indice di correlazione contemporaneo è, però, solo marginalmente inferiore (0.956). Individuando con dettaglio la cronologia dei cicli sulla base dei punti di svolta delle serie il quadro risulta molto più articolato . Nelle fasi di ripresa dell'attività produttiva l'economia bergamasca sembra ripartire prima e con maggiore vivacità rispetto alla media regionale. Ciò è solo parzialmente evidente in corrispondenza del punto di minimo del II trimestre '93, quando a fronte di un'ulteriore flessione del ciclo della Lombardia si osserva una situazione di stasi per la provincia di Bergamo che si tramuta, nel trimestre successivo, in un incremento sostenuto. Ben più chiaro è, invece, nella recente fase congiunturale: il punto di minimo del rallentamento economico del '96 è stato toccato a Bergamo a fine anno, mentre è risultato posticipato per la Lombardia al I trimestre '97. L'ultimo dato disponibile (II trimestre '97) indica timidi segnali di ripresa per la regione, che sono invece tassi di crescita significativamente superiori al trend di lungo periodo per Bergamo. Speculare appare la cronologia dei punti di massimo, raggiunti con il ritardo di un trimestre dall'economia della provincia rispetto alla regione: nel '95 i picchi superiori sono rispettivamente il II trimestre per la Lombardia ed il III per Bergamo. Questa asimmetria implica che le fasi di ripresa abbiano una maggiore durata per il ciclo provinciale (quantificabile in 3-6 mesi) rispetto alla regione, mentre siano più brevi le fasi di contrazione dell'attività economica. Ovviamente, la presenza di due soli cicli economici nel periodo coperto dalla serie storica invita alla cautela nell'effettuare generalizzazioni, tenuto conto del fatto che queste regolarità risultano palesi solo per il recente ciclo economico.

Infine, è possibile porre in essere interessanti confronti tra le due fasi cicliche descritte, la cui durata in particolare risulta molto diversa. Il primo ciclo economico copre un periodo molto ampio: tra un punto di minimo e l'altro vi sono quasi otto anni. Il secondo ciclo, per contro, sembra esaurirsi con maggiore rapidità; iniziato a metà '93 appare ora concluso. La fase di rallentamento dell'economia copre, in provincia, poco più di un anno.

Il ciclo dell'occupazione - Lo studio delle dinamiche occupazionali integra il contenuto informativo del ciclo produttivo. I dati utilizzati a tale scopo, gli unici disponibili a livello provinciale con frequenza infrannuale e con una certa numerosità campionaria, sono quelli provenienti dagli Uffici Circoscrizionali del Collocamento. Benché si tratti di informazioni derivanti dallo svolgimento di un'attività amministrativa risultano agevolmente riconducibili alle categorie classiche della teoria della domanda e dell'offerta di lavoro. Per esempio, e come effettuato in questa scheda, gli avviamenti dal collocamento sono utilizzati come una buona proxy dell'andamento dell'occupazione. La variabile, considerata a frequenza trimestrale per omogeneità con l'indice di produzione industriale, è disponibile a partire dal 1989 ed assicura alcune disaggregazioni, quali quella per settore economico. In termini quantitativi essa è definita come il flusso di avviamenti nel corso del trimestre di riferimento, il che significa che non è un indicatore di livello dell'occupazione ma una proxy della variazione della stessa. Infine, questa variabile non presenta alcuna componente di trend: opportunamente destagionalizzata e depurata dai fattori irregolari descrive già compiutamente il ciclo dell'occupazione nel mercato del lavoro.

Sulla base del ciclo dell'occupazione totale, descritto nella figura 4, sono state condotte indagini simili a quelle proposte per il ciclo produttivo. Il confronto con la regione evidenzia una certa tendenza del mercato del lavoro provinciale a muoversi con anticipo rispetto a quello lombardo. Il coefficiente di correlazione tra le due variabili (tabella 1) è massimo e pari a 0.943 nel confronto tra il dato lombardo al tempo t e quello bergamasco al tempo t-1. Anche l'osservazione grafica e la cronologia del ciclo dell'occupazione forniscono la medesima informazione, con l'unica eccezione del punto di minimo del '93. Meno netta appare, invece, la relazione se ci si limita a considerare gli avviamenti nel settore dell'industria (figura 5). Mentre Bergamo anticipa la Lombardia nel corso degli anni '80, sembra invece posticiparne i movimenti nel ciclo successivo.

Produzione e occupazione a confronto - Il confronto tra il ciclo dell'occupazione e l'andamento dell'attività produttiva consente, infine, di verificare se e con quale ritardo variazioni incorse nelle quantità prodotte si traducono in effetti sull'occupazione. Si tratta, quindi, di quantificare la sensibilità del mercato del lavoro alle mutate condizioni della produzione. Il ciclo produttivo e quello occupazionale, limitato per omogeneità agli avviamenti nel settore industriale, presentano un elevato grado di correlazione: il coefficiente di correlazione contemporaneo è pari a 0.89 in provincia e a 0.92 in Lombardia. Risultati molto simili sono ottenuti anche in riferimento all'occupazione totale, variabile che è opportuno confrontare con il ciclo industriale nell'ipotesi che quest'ultimo possa descrivere compiutamente le fluttuazioni cicliche dell'intera economia. Si evidenzia, comunque, in provincia di Bergamo un certo ritardo del mercato del lavoro ad adeguarsi al mutare delle condizioni produttive: il coefficiente di correlazione è massimo (0.9 se si considerano gli avviamenti nell'industria e 0.91 per gli avviamenti totali) tra il ciclo economico contemporaneo e l'occupazione del trimestre successivo mentre la datazione dei cicli (tabella 2) mostra in entrambe le fasi di ripresa una certa tendenza dell'occupazione a seguire con il ritardo di circa un trimestre il ciclo produttivo. Questo fenomeno di "reazione ritardata" appare piuttosto naturale, e viene solitamente spiegato sulla base di un semplice effetto di "labour hoarding". Analisi simili condotte per la realtà italiana evidenziano, però, tempi ancora più lunghi di adattamento (2 trimestri), tempi che invece sembrano ridursi in Lombardia. Se si confronta il ciclo produttivo con l'occupazione totale regionale il ritardo di adattamento di quest'ultima rimane di un trimestre; se ci si limita, invece, all'occupazione industriale il comovimento con il ciclo produttivo diventa perlopiù contemporaneo.


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