Venerdì 27 Dicembre 2024
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Segnali di peggioramento nel manifatturiero, dove aumenta la preoccupazione sulla capacità di far fronte al debito
Il focus di approfondimento realizzato dalla Camera di commercio sull’andamento economico del primo trimestre 2024 conferma come l’industria sia il settore con la maggiore propensione a utilizzare il credito e altre fonti di finanziamento. Qui la percentuale di imprese che vi ha fatto ricorso nell’ultimo anno è pari al 62%, in ulteriore crescita rispetto a quanto rilevato nel 2023. Gli altri settori registrano percentuali inferiori, comprese tra il 43% dell’artigianato manifatturiero e il 46% dei servizi.
Le imprese bergamasche, intervistate ad aprile, segnalano condizioni di accesso al credito ancora in peggioramento nell’ultimo anno. I giudizi sono negativi soprattutto per quanto riguarda le condizioni economiche, con oltre la metà delle imprese che valuta in peggioramento sia il tasso applicato che il costo complessivo del finanziamento. Le indicazioni meno negative si registrano nelle imprese industriali, caratterizzate da dimensioni medie maggiori: il tasso in questo settore viene indicato in crescita nel 49% dei casi, a fronte di un 34% che lo segnala stabile e del 18% che registra già un miglioramento. Per gli altri comparti, dove è maggiore la prevalenza di micro e piccole imprese, le indicazioni di inasprimento del tasso raggiungono valori più elevati: 65% nell’artigianato manifatturiero, 57% nei servizi e 54% nel commercio al dettaglio (dove però il costo complessivo del finanziamento è reputato in crescita nel 67% dei casi). Per quanto riguarda le condizioni accessorie e le garanzie richieste, la maggior parte dei giudizi è orientata alla stabilità, ma con una quota ancora significativa di indicazioni di peggioramento (in particolare nell’artigianato, dove superano il 40%); marginali in questo caso le valutazioni positive.
Il presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni commenta: “Nonostante le difficoltà legate all'aumento dei costi di finanziamento, le imprese bergamasche dimostrano una notevole resilienza e solidità patrimoniale. L’inflazione sembra maggiormente sotto controllo, ciò ha indotto la BCE a diminuire timidamente il tasso di interesse di riferimento, tuttavia la politica monetaria permane restrittiva, perché il rischio di una ripresa inflattiva non è scongiurato. Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità che il conflitto nel Vicino Oriente si allarghi o che misure protezionistiche scatenino una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Si ripeterebbe uno scenario di prezzi alti in presenza di crescita debole, a cui già contribuiscono peraltro gli alti investimenti in infrastrutture verdi che spingono in su i prezzi delle materie prime”.