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Domenica 22 Dicembre 2024
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Il costo dell'energia elettrica è un elemento cruciale per la competitività delle imprese. In Italia, questo costo risulta strutturalmente più elevato rispetto ad altri Paesi europei, principalmente a causa del meccanismo di formazione del prezzo fortemente influenzato da quello del gas, da cui si ricava più del 50% dell’energia elettrica. Lo shock energetico del 2022 è stato perciò un evento tanto più sconvolgente in quanto il sistema era gravato da debolezze strutturali latenti. Il Paese e le imprese hanno reagito, è aumentata la consapevolezza del problema, ma rimane alto il rischio che un nuovo evento eccezionale colpisca nuovamente e con maggiore violenza.
Il tema dell’energia rappresenta quindi un nodo ancora da sciogliere per le imprese italiane, che a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina hanno subito un peggioramento della propria posizione competitiva. La situazione è particolarmente grave in Italia per l’asimmetria dello shock, che in primo luogo non ha colpito gli Stati Uniti e i paesi asiatici, e in seguito ha messo al centro del dibattito politico ed economico la questione degli alti costi italiani e della dipendenza energetica nel confronto con altri Paesi europei.
In occasione della rilevazione congiunturale del terzo trimestre, la Camera di commercio di Bergamo ha approfondito la percezione dell’argomento su un campione di imprese della provincia appartenenti ai settori dell’industria (imprese con almeno 10 addetti), dell’artigianato manifatturiero, dei servizi e del commercio al dettaglio (imprese con almeno 3 addetti). Le risultanze sono state messe a confronto con le risposte fornite nel corso di un’analoga indagine svolta nel 2022, all’apice della crisi energetica.
I risultati mostrano come nell’ultimo anno i costi energetici siano ancora giudicati in crescita dalle imprese, sebbene a ritmi molto più contenuti rispetto al 2022: nel manifatturiero i rincari sono stati inferiori per le imprese industriali (+2,3% per elettricità e gas) rispetto a quelle artigiane (rispettivamente +4,3% e +4,5%), mentre il terziario ha registrato aggravi più marcati per l’elettricità (+6,5% nei servizi e +6,7% nel commercio al dettaglio). Nel 2022 gli incrementi per elettricità e gas viaggiavano tra il +30% e il +50%, con un picco del gas nell’industria pari al +91,3%. Sebbene quindi la situazione di emergenza sia ormai alle spalle, le quotazioni energetiche rimangono in crescita e sono decisamente superiori rispetto a prima del conflitto. L’incidenza delle spese energetiche sul totale dei costi aziendali sfiora il 10% per l’artigianato, mentre registra valori più contenuti per l’industria (6,9%), dove la maggiore dimensione media delle imprese permette economie di scala, e i servizi (6,6%), la cui attività è meno energivora.
Le imprese in questi anni hanno cercato di attrezzarsi per rispondere al problema dell’approvvigionamento energetico: industria e commercio al dettaglio sembrano i settori più maturi, dove circa un’impresa su due (rispettivamente 52% e 53%) ritiene di essere preparata per affrontare eventuali nuove crisi, mentre nell’artigianato tale percentuale scende al 30%; fanalino di coda i servizi, dove la quota è inferiore a un’impresa su quattro (23%). In generale sono le imprese di maggiori dimensioni a dichiarare un maggior grado di adeguatezza.
Concentrando l’attenzione sugli impianti di autoproduzione di energia e considerando anche quelli realizzati negli anni precedenti, l’industria rimane il settore più avanzato: oltre la metà delle imprese (55%) dichiara di esserne dotata, una quota in decisa crescita rispetto al 2022 (41%). Anche commercio al dettaglio (36%) e artigianato (32%) evidenziano un significativo miglioramento rispetto al 2022, che non si registra invece nei servizi, dove la quota di imprese con impianti per autoproduzione di energia rimane ferma a 1 su 5 (19%).
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 4.879 milioni di euro (+3,0% su base annua, contro variazioni del +1,4% in Lombardia e del -0,1% in Italia).
Le importazioni sono state pari a 3.323 milioni (+9,8% tendenziale, contro +5,0% in Lombardia e 0,6% in Italia).
Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.556 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.819 milioni).
Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.155 milioni, -0,3%), prodotti chimici (744 milioni, +13,0%), metalli di base (668 milioni, +2,9%), mezzi di trasporto (455 milioni, -13,8%), gomma e materie plastiche (430 milioni, +0,5%), apparecchi elettrici (370 milioni, +14,9%), alimentari (333 milioni, +3,9%) e tessile e abbigliamento (234 milioni, +3,6%).
Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame l’area EU registra un incremento (+2,4%), così come i Paesi non UE (+3,9%). Tra questi, da segnalare gli spiccati aumenti nei confronti di Africa settentrionale, America centro-meridionale e Medio Oriente; in calo le restanti ripartizioni territoriali.
Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente nel gruppo dei primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo, si segnalano gli aumenti di Regno Unito e Austria e i cali di Cina e Stati Uniti.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Nonostante la ripresa delle esportazioni bergamasche nel terzo trimestre, i valori cumulati dell’anno continuano a presentare una variazione negativa sul periodo precedente. Questa situazione è dovuta a una sofferenza nelle merceologie di macchinari, metalli di base, mezzi di trasporto e gomma, mentre sono stati in territorio positivo i prodotti chimici e gli apparecchi elettrici. Sempre nei primi nove mesi dell’anno, il calo è da attribuire alle esportazioni verso l’Unione Europea, perché quello di valore comparabile dei Paesi esterni all’UE è rimasto praticamente stabile".
Nel terzo trimestre del 2024 torna ad accelerare il terziario in provincia di Bergamo: il cambio di passo è particolarmente evidente per le imprese del commercio al dettaglio, che dopo la battuta d’arresto del trimestre precedente archiviano una crescita del fatturato su base annua (+3,2%), ma anche le imprese dei servizi evidenziano un incremento (+2,7%) superiore a quanto registrato nel secondo trimestre. L’andamento del fatturato dei servizi mostra un proseguimento della fase di crescita in corso fin dal periodo post-Covid e che ha permesso all’indice di raggiungere quota 134 (base 2015=100), mentre il commercio al dettaglio, reduce da una fase di stagnazione iniziata nel 2023, in questo trimestre sembra dare un primo segnale di svolta, con un numero indice che sale a 117,4. Il recupero del commercio al dettaglio è favorito anche dalla dinamica dei prezzi, che mostra un deciso rallentamento (+0,8% congiunturale) dopo i forti incrementi che avevano caratterizzato il 2022; ancora elevata invece la dinamica inflattiva nei servizi (+1,8%). Le aspettative degli imprenditori evidenziano un miglioramento: sembrano infatti esserci le premesse per un rafforzamento del ciclo dei consumi, favorito dal recupero del reddito disponibile e del potere d’acquisto e da un’auspicata crescita del livello di fiducia delle famiglie.
Le imprese bergamasche dei servizi con almeno 3 addetti mettono a segno un incremento del fatturato del +2,7% su base annua, in accelerazione rispetto al +1,6% del secondo trimestre. Anche il profilo delle variazioni congiunturali, che essendo calcolate rispetto al trimestre precedente offrono un’indicazione della dinamica più recente, confermano un progressivo rafforzamento della crescita nel corso del 2024, raggiungendo un +0,8% nel terzo trimestre dopo i risultati più deboli della prima parte dell’anno.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Sullo sfondo di un quadro generalizzato a livello europeo in cui le famiglie hanno destinato il recupero del reddito disponibile al risparmio piuttosto che ai consumi, i dati del terzo trimestre per il terziario bergamasco indicano un recupero incoraggiante, soprattutto nel commercio al dettaglio, che torna a crescere dopo un lungo periodo di stagnazione. Anche i servizi confermano una dinamica positiva, trainati dai buoni risultati del settore turistico e da una maggiore fiducia delle imprese. Tuttavia, non mancano elementi di incertezza: il rallentamento dell’occupazione e l’inflazione ancora persistente nei servizi richiedono attenzione”.
Nel terzo trimestre il livello della produzione manifatturiera bergamasca si conferma inferiore ai valori del 2023: la flessione su base annua risulta pari al -0,8% per l’industria e al -1% per l’artigianato. Le variazioni congiunturali, ossia calcolate rispetto al trimestre precedente, risultano però sostanzialmente nulle (rispettivamente +0% e -0,2%), fotografando una situazione di stabilità nell’ultimo periodo, come evidenziato dall’andamento degli indici della produzione che si attestano a 117,9 per l’industria e 121,5 per l’artigianato (base 2015=100). L’industria interrompe così, almeno momentaneamente, la fase di caduta che ha comportato la perdita di quasi 4 punti rispetto al 2022, mentre per l’artigianato si tratta di una conferma dell’andamento “piatto” dei trimestri precedenti. L’analisi degli altri indicatori non sembra fornire indizi di una possibile ripresa a breve termine: il fatturato si conferma stagnante, mentre gli ordini evidenziano una divaricazione tra industria (-1,5% congiunturale) e artigianato (+1,7%). I segnali più pessimisti vengono però dalle aspettative degli imprenditori, che soprattutto nell’industria registrano valori decisamente negativi, in particolare sull’evoluzione della domanda.
Le imprese dell’industria bergamasca con almeno 10 addetti archiviano, su base annua, una flessione limitata della produzione: la variazione tendenziale è pari a -0,8%, in miglioramento rispetto ai trimestri precedenti e in particolare rispetto al secondo, dove il calo era stato del -2,5%. Anche il confronto su base trimestrale mostra un miglioramento della dinamica, registrando una variazione congiunturale nulla dopo i valori negativi della prima metà del 2024. La performance orobica nel terzo trimestre è stata lievemente migliore rispetto alla media regionale, che ha registrato flessioni tendenziali e congiunturali rispettivamente del -1% e del -0,4%. Il numero indice della produzione industriale bergamasca rimane quindi a quota 117,9, dopo una fase negativa che, al netto di una pausa nel terzo trimestre 2023, ha comportato una perdita cumulata di quasi 4 punti in due anni.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “I dati del terzo trimestre confermano una situazione di sostanziale stabilità per la produzione manifatturiera bergamasca, ma non restituiscono ancora segnali di ripresa a breve termine. Il contesto economico rimane difficile, con una domanda debole dovuta al contesto geopolitico, alle condizioni ancora restrittive del credito e alla crisi del modello industriale tedesco. Le aspettative non lasciano quindi spazio all’ottimismo. Nonostante tutto, l’occupazione rimane stabile, probabilmente per le difficoltà di reperimento delle figure professionali richieste, su cui inizia a pesare anche l’effetto del declino demografico”.
Nel primo semestre 2024 le esportazioni agroalimentari bergamasche ammontano complessivamente a 733 milioni di euro e sono cresciute del 2,0% rispetto a un anno fa, ma in misura inferiore rispetto sia alla Lombardia (+4,7%) sia all’Italia (+7,4%).
La crescita provinciale è dovuta a un ulteriore marcato incremento dell’industria delle bevande (+5,4%), in espansione già dal secondo trimestre del 2018, eccezion fatta per la parentesi del Covid, e del settore primario (+7,6%). Le esportazioni di bevande rappresentano oltre la metà del totale agroalimentare bergamasche e sono aumentate del +5,9% rispetto a un anno prima. Bergamo mantiene in questo ambito il primato di provincia lombarda con maggiore valore esportato.
Anche il settore primario ha avuto una variazione positiva grazie all’andamento dei prodotti di colture non permanenti (+6,4%) e permanenti (+21,6%), due comparti che da soli rappresentano la quasi totalità delle esportazioni in valore del settore. Positiva anche la variazione dei prodotti della pesca e di animali vivi e prodotti di origine animale. In calo, invece, le piante vive e i prodotti della silvicoltura.
L’industria alimentare ha registrato, invece, complessivamente un calo delle esportazioni in valore (-4,4%). A pesare maggiormente, in ordine di impatto percentuale, sono state la diminuzione dei prodotti lattiero-caseari (-21,3%), della carne lavorata e dei prodotti a base di carne (-22%), dei prodotti da forno e farinacei e di pesce. Sono invece in aumento gli altri prodotti alimentari (+8,7%), i prodotti della lavorazione di granaglie (+66,9%), la frutta e gli ortaggi (+13,1%).
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “ Le esportazioni agroalimentari bergamasche hanno chiuso i primi due trimestri dell’anno in positivo, confermando l’andamento in crescita iniziato dal secondo trimestre del 2018 e interrotto solo durante la parentesi del Covid. A trainare il settore sono le bevande, il cui valore esportato si è quasi duplicato dal 2018 grazie all’espansione sui mercati del Regno Unito e degli Stati Uniti. È motivo di preoccupazione la possibile svolta protezionistica che potrebbero prendere gli Stati Uniti, che già nel primo mandato dell’amministrazione Trump aveva colpito con dazi il nostro settore agroalimentare.”
I bar bergamaschi, computando sia le sedi sia le unità locali, sono 3.070, come dicono i dati riferiti all’inizio del 2024. La maggioranza si trova nell’area urbana del capoluogo (32%), seguita dalla pianura (27%) e da collina e montagna (entrambe con una quota pari al 17%). I bar si concentrano particolarmente nei comuni di Bergamo, Treviglio e Romano di Lombardia.
La media è di 2,8 bar ogni 1.000 abitanti, un dato in linea con la media regionale, ma il valore sale a 3,5 nelle zone montane e a 3,1 nell’area urbana, mentre scende a 2,4 in collina e in pianura. Caravaggio si distingue per il primato di 5,8 bar ogni 1.000 abitanti, il doppio della media provinciale, seguita da Calusco d’Adda con 4,6 e da Bergamo con 4,2.
Nel decennio si sono persi 374 bar, soprattutto nelle aree montane e in quella urbana.
Il totale di 3.070 bar si può suddividere in 2.329, che sono le imprese con sede in provincia di Bergamo, e 741, che è il numero complessivo delle unità locali. Una su cinque, per la precisione 143, fa capo a imprese con sede fuori provincia, le restanti sono afferenti alle 2.329 imprese bergamasche. Le unità locali erano 646 nel 2014, pertanto sono cresciute nel decennio con un tasso medio annuo del +1,5%. Le unità locali di imprese non bergamasche hanno registrato una crescita eccezionale, con un tasso medio annuo del +7,4%.
Parallelamente al calo complessivo dei bar, è anche calato il numero delle imprese. Le imprese bergamasche registrate con l’attività di bar e altri esercizi simili senza cucina erano 2.798 nel 2014, ora sono 2.329, ovvero 469 in meno per un calo del 17%. Rappresentano il 3% del totale delle imprese attive e la metà di quelle attive nella ristorazione. Il minimo della serie storica è stato toccato proprio alla fine del 2023. Non hanno invertito la tendenza calante neppure durante il biennio pandemico, periodo in cui invece il complesso delle imprese ha conosciuto una crescita in quanto le cessazioni sono state posticipate per godere delle misure di ristoro.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: "Osserviamo nei numeri del decennio due fenomeni interessanti: la concentrazione delle imprese bergamasche che gestiscono sempre più bar e la crescita vivace degli esercizi che fanno probabilmente parte di catene, desumibile dall’aumento delle unità locali che fanno capo a imprese non bergamasche. Il numero di bar in relazione agli abitanti è maggiore nelle aree montane e cittadine. A ciò possiamo dare una lettura che considera da un lato il ruolo del bar come offerta di servizi, oltre che di intrattenimento, per i lavoratori urbani e i visitatori; dall’altro la sua importanza come polo di aggregazione in ambito montano, a cui si affianca ancora una volta la sua valenza di servizio al turismo”.
Al 30 settembre 2024 in provincia di Bergamo erano 91.157 sedi di imprese registrate e 82.994 le imprese attive. Rispetto a un anno prima queste sono aumentate di 137 posizioni, riportando una lieve crescita dello 0,2%.
Rispetto a un anno fa, tutti i settori hanno registrato cali, in particolare manifattura, agricoltura e commercio e lievemente anche le costruzioni, con l’eccezione dei servizi che registrano un generale aumento (+2,0%). Nello specifico, hanno contribuito a questa crescita le attività professionali tecniche e scientifiche, le attività finanziarie e assicurative, i servizi di informazione e comunicazione, le attività artistiche, le altre attività di servizi, le attività di noleggio e agenzie di viaggio, le attività immobiliari, l’istruzione, la sanità e assistenza sociale e, infine, l’alloggio e la ristorazione. Cala lievemente il trasporto e magazzinaggio.
Delle 1036 imprese iscritte nel trimestre le più numerose sono dei servizi complessivamente considerati, che hanno avuto 335 nuove imprese, valore che rapportato al numero delle registrate dà un tasso di natalità pari a 0,9%. A seguire, le costruzioni, il commercio, la manifattura e l’agricoltura.
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “ Il terzo trimestre dell’anno esprime un dinamismo del tessuto imprenditoriale bergamasco che si legge nel saldo positivo delle imprese iscritte. Di conseguenza, le imprese attive registrano una lieve crescita. A trainarla sono i servizi, tra cui spiccano, come negli ultimi tre trimestri, i settori a elevato contenuto conoscitivo e anche i dati sugli addetti occupati confermano la vivacità del comparto. L’artigianato presenta invece una minore vitalità rispetto al complesso delle imprese, dovuta soprattutto al calo della manifattura”.
Nella giornata di lunedì 30 settembre in Sala Sestini sono stati premiati negozi, locali e botteghe artigiane che hanno svolto il proprio esercizio senza interruzioni per un periodo non inferiore a 40 anni. L'elenco completo:
ORTOPEDIA PELLETTERIA CUGINI | Albino |
DAL FORNAIO REGUZZI | Almè |
DIMENSIONI | Bagnatica |
PASTICCERIA GELATERIA PELIZZARI | Bariano |
PANIFICIO MARKET BRAVI | Bariano |
PASTICCERIA AL VALENTINO | Brembate di Sopra |
PANIFICIO PATELLI | Cenate Sotto |
AUTOFFICINA MONTI | Bergamo |
CALZATURE BELINGHERI | Bergamo |
LA CLESSIDRA | Bergamo |
LIO PELLEGRINI | Bergamo |
OL GIOPI’ E LA MARGI’ | Bergamo |
CIRCOLINO CITTA’ ALTA | Bergamo |
IL FIORAIO DEL BORGO | Bergamo |
PANIFICIO PASTICCERIA BERGAMO UNO | Bergamo |
RISTORANTE GENZIANELLA | Bracca |
TRATTORIA DENTELLA | Bracca |
PANIFICIO MIDALI | Branzi |
BAR TRATTORIA IMPERO | Brignano Gera d'Adda |
LAZZARINI ELETTRODOMESTICI | Brignano Gera d'Adda |
RADAELLI ARREDA | Calusco d’Adda |
CASTAGNA | Caravaggio |
LA BOTTEGA VERZEROLI CALZATURE | Castione della Presolana |
THOMAS MARKET | Castione della Presolana |
FARMACIA VARINELLI | Casazza |
RISTORANTE PIZZERIA SABI | Chiuduno |
RISTORANTE LA SOSTA | Cisano Bergamasco |
BAR RISTORANTE PIZZERIA SERENELLA | Colere |
LA BAITA | Colere |
GIOIELLERIA MAVER | Cologno al Serio |
PASTICCERIA GIANNI | Cologno al Serio |
MACELLO MACELLERIA BETTONI | Costa Volpino |
RISTORANTE HOTEL DAINA | Dalmine |
MAFFIULETTI | Dalmine |
OLDANI | Dalmine |
ONGARO ARREDA | Gazzaniga |
PASTICCERIA SCOTTI | Gazzaniga |
PANIFICIO PETROGALLI | Gromo |
BAR BELVEDEREBAR BELVEDERE | Gromo |
GL ACCONCIATORI | Lovere |
FRIGERIO BOMBONIERE | Mornico al Serio |
ARTE DEL PANE DI CUMINETTI | Nembro |
LE STAGIONI | Orio al Serio |
ARTE E FIORI ELISA MASSIMO MASCHERETTI LABORATORIO FLOREALE DAL 1982 | Osio Sopra |
DOVE IL LAVARE È ARTE | Paladina |
ARREDAMENTI GIURINI | Pianico |
PASTICCERIA BANI | Ponte Nossa |
BRENA | Ponte San Pietro |
TRATTORIA FALCONI | Ponteranica |
CASLINI CARROZZERIA VENDITA AUTOMOBILI | Ranica |
DARITEX | Rogno |
CASA DEGLI SPOSI | Romano di Lombardia |
RISTORANTE RONCOLA | Roncola |
PASTICCERIA BIGIO | San Pellegrino Terme |
POMPE FUNEBRI TASSIS | San Pellegrino Terme |
IL TAGLIERE | Santa Brigida |
GHIBESI | Schilpario |
MACELLERIA PIZIO | Schilpario |
RISTORANTE CAPRIOLO | Schilpario |
RISTORANTE SAN MARCO | Schilpario |
MACELLERIA SERPELLINI | Sovere |
DIMENSIONE UOMO ACCONCIATURE | Suisio |
MACELLERIA TEANI | Suisio |
RISTORANTE PAPILLON | Torre Boldone |
TRATTORIA PIZZERIA DA NISIO | Torre de’ Roveri |
COLORIFICIO CHINELLI | Urgnano |
FEDELI | Treviglio |
PIUMA D’ORO | Treviglio |
TAPPEZZIERE MAGNI | Valbrembo |
POLLERIA FRUTTA VERDURA | Verdellino |
SORELLE PILENGA | Verdellino |
TRE VALLI | Villa d’Almè |
AGENZIA FOTO E VIDEO S. MARCO | Villongo |
IMPERIAL BAR | Vilminore di Scalve |
CERIMBELLI | Zandobbio |
IL GIARDINAGGIO DI PREVITALI GIULIO | Zanica |
BAR SOLE | Zogno |
CALZOLERIA RINALDI | Zogno |
FARMACIA BRIGHENTI | Zogno |
LICINI ABBIGLIAMENTO | Zogno |
RISTORANTE DA TRANQUILLO | Zogno |
Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) rappresenta una delle maggiori sfide per la società e per le imprese nell’ambito della transizione digitale, con numeri in significativa crescita anche in Italia. L’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano stima una crescita del 52% per il mercato nazionale dell’IA nel 2023. La Camera di commercio di Bergamo ha approfondito l’atteggiamento e la propensione verso questa tecnologia da parte delle imprese della provincia appartenenti ai settori dell’industria (imprese con almeno 10 addetti), dell’artigianato manifatturiero, dei servizi e del commercio al dettaglio (imprese con almeno 3 addetti).
In particolare, le imprese bergamasche che già utilizzano sistemi o apparecchiature di IA sono una minoranza, che va dall’esiguo 2% registrato nell’artigianato al 10% del commercio al dettaglio, mentre più numerose risultano quelle che intendono utilizzarli in futuro, con percentuali comprese tra il 6% dell’artigianato e il 18% dell’industria.
Considerando sia le utilizzatrici che quelle che prevedono di implementare l’IA in futuro, la quota di imprese coinvolte oscilla dal 20% al 25%, con l’industria (25%) che scavalca il commercio al dettaglio (22%) e a seguire i servizi (19%). Fa eccezione l’artigianato, dove l’interesse si rivela molto inferiore (8%) anche per via delle limitate dimensioni aziendali: la propensione all’utilizzo dell’IA è infatti correlata positivamente alla grandezza dell’impresa. Un confronto con i risultati registrati in Lombardia mostra come l’industria bergamasca evidenzi una propensione maggiore rispetto alla media regionale (23%), mentre viceversa il terziario orobico sconta un gap negativo rispetto ai settori lombardi del commercio al dettaglio e dei servizi (entrambi 27%).
Commenta il presidente di Bergamo Sviluppo Giacinto Giambellini: "L'Intelligenza Artificiale rappresenta una delle leve principali per la trasformazione digitale delle imprese, tuttavia i dati mostrano che molte realtà bergamasche sono ancora prudenti nell'adottarla. La Camera di commercio si pone l’obiettivo di sostenere le imprese, soprattutto quelle di piccola e media dimensione, nell'avvicinarsi a queste tecnologie in modo consapevole. A tale scopo, Bergamo Sviluppo organizza specifici percorsi formativi fornendo loro gli strumenti necessari per comprendere appieno i benefici dell'IA" .
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel secondo trimestre totalizza 5.363 milioni di euro, con una variazione del -1,6% su base annua che rimane in territorio negativo. Le corrispondenti variazioni registrate dalla Lombardia e dall’Italia sono del +0,1% e del +0,5%.
Le importazioni sono state pari a 3.544 milioni (-0,7% tendenziale, contro -1,1% in Lombardia e 4,6% in Italia).
Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.819 milioni, superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.578 milioni).
Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.255 milioni, -2,6%), prodotti chimici (834 milioni, +2,5%), metalli di base (722 milioni, -11,6%), mezzi di trasporto (548 milioni, -1,2%), gomma e materie plastiche (492 milioni, -4,7%), apparecchi elettrici (382 milioni, +8,3%), alimentari (330 milioni, +1,5%) e tessile e abbigliamento (251 milioni, +0,1%).
Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame l’area EU registra un decremento ( 3,1%), mentre i Paesi non UE sono in lieve aumento (+0,6%). Tra questi, la situazione è tuttavia variegata: al contributo negativo dei Paesi europei non UE e dell’Asia orientale fa riscontro un contributo positivo, di intensità maggiore, di Africa settentrionale, America centro-meridionale e Medio Oriente.
Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, le variazioni dei primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo sono negative con l’eccezione di Spagna e Regno Unito.
La variazione tendenziale dell'export semestrale bergamasco di macchinari verso l’Arabia Saudita è del +36%. Le esportazioni bergamasche di macchinari verso l’Arabia Saudita rappresentano ora una quota del 4% della stessa merceologia, in aumento di due punti rispetto all’anno scorso.
Le esportazioni semestrali bergamasche verso il Kirghisistan sono diventate 30 volte più alte in valore rispetto al 2022; quelle bresciane verso lo stesso Paese sono ora 47 volte più alte.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La variazione trimestrale rimane in campo negativo, tuttavia con un’intensità minore rispetto alla variazione cumulata semestrale, segnale che potrebbe preludere a un processo di rientro. La Lombardia, che ha iniziato a soffrire della contrazione del commercio internazionale prima di Bergamo, è già timidamente in positivo. Lo stesso movimento si riscontra nei numeri del nostro partner commerciale, la Germania. Si auspica che l’imminente calo del costo del denaro da parte della BCE e della FED dia nuovo slancio alla domanda” .