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Domenica 22 Dicembre 2024
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I NEETs, cioè giovani tra i 15 e i 29 anni di età, non occupati e non inseriti nel mondo dell’istruzione e della formazione (“not in employment, education or training”) sono diminuiti sensibilmente in provincia di Bergamo nel corso del 2016. Dopo essersi portati stabilmente al di sopra delle 30mila unità tra il 2012 e il 2015, nell’ultimo anno, secondo rielaborazioni camerali dall’indagine sulle Forze Lavoro di Istat, sarebbero scesi intorno alle 28mila persone. Rapportato alla popolazione residente della stessa classe di età (167mila giovani tra i 15 e i 29 anni), il tasso dei NEET è a Bergamo al 17%, contro il 24,3% medio dell’Italia, il valore più alto tra tutti i paesi dell’Unione Europea, dove in media il tasso di NEET è al 14,2%.
La dinamica trimestrale evidenzia una ripresa delle esportazioni nella seconda metà del 2016. Il progressivo rallentamento delle vendite realizzate nell’Unione Europea è controbilanciato da una forte crescita delle esportazioni in area extra UE a partire dal terzo trimestre dell’anno.
Con quest'ultimo trimestre del 2016 il valore delle esportazioni di Bergamo nell’intero anno ammonta a 14.458 milioni, con un incremento del +2,1 per cento rispetto al 2015, +1,7 verso l’Unione Europea e +2,9 verso paesi non appartenenti alla UE. Le importazioni sono state pari a 8.252 milioni.
Ma come è cambiato l’export di Bergamo negli ultimi cinque anni, nel periodo quindi successivo alla crisi internazionale del 2008/2009 di forte cambiamento e riassetto degli equilibri del commercio globale? Una scomposizione della dinamica quinquennale per prodotto e paese e in specifico l’osservazione di come sono cambiate tra 2011 e 2016 le quote di export dei singoli prodotti e mercati offre qualche spunto di analisi.
In occasione della Giornata internazionale della donna la Camera di commercio propone l’analisi di alcuni dati per capire il fenomeno dell’impresa femminile in provincia di Bergamo.
Ida Rocca, la presidente del Comitato imprenditoria femminile presso la Camera di commercio di Bergamo, afferma che sono le “imprese in rosa” quelle che resistono. “La donna imprenditrice non solo ha mostrato negli ultimi anni una capacità di resistenza maggiore rispetto agli uomini, ma si è dimostrata anche più in grado di intercettare gli spazi di innovazione, di cambiamento e di crescita offerti dal terziario, facendo della crisi un’occasione per rimettersi in gioco e trasformarla in una vera e propria opportunità”.