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Venerdì 22 Novembre 2024
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Le forze lavoro, persone occupate o attivamente in cerca di lavoro residenti in provincia di Bergamo, superano nella media del 2018 il mezzo milione (503 mila) e determinano un ulteriore innalzamento del tasso di attività (69,1%) nella fascia di età 15-64 anni. Gli occupati sono 479 mila per un tasso di occupazione del 65,7% tra i 15 e i 64 anni di età, in costante progresso negli ultimi quattro anni.
Dopo un quinquennio di variazioni negative le persone in cerca di occupazione tornano a crescere e raggiungono le 24 mila unità: il tasso di disoccupazione, cioè la loro incidenza sulle forze lavoro, sale al 4,9%, rimanendo comunque sotto i livelli che hanno caratterizzato il periodo 2012-2016. Parallelamente, nel 2018 è anche aumentata la disoccupazione giovanile: al 16,2% dei giovani attivi tra 15 e 24 anni e al 12% dei giovani attivi da 18 a 29 anni.
Dopo tre anni di stabilità, il tasso di attività femminile di Bergamo è cresciuto al 58,2%, restando comunque quasi sei punti al di sotto di quello medio lombardo; cresce anche il tasso di attività maschile che si porta al 79,6%: rimane di conseguenza ampio il divario di genere. Prosegue il trend positivo del tasso di occupazione femminile, che segna un nuovo massimo storico al 54,8%, anche se sempre distante dal livello medio regionale (59,6%). Il tasso di occupazione maschile recupera oltre 6 punti sul livello minimo del 2014 e si porta al 76,3%, al di sopra dei livelli medi nazionale e regionale.
In aumento invece la disoccupazione sia tra i maschi (4,1%) che tra le femmine (5,9%), ma a livelli nettamente inferiori ai tassi di Italia e Lombardia.
“Questi dati medi annuali sono più lenti a recepire gli ultimi mutamenti dell’economia, – commenta il presidente Malvestiti – tuttavia è già possibile leggere anche nelle dinamiche del mercato del lavoro i segnali di rallentamento del ciclo economico che abbiamo notato nell’ultima analisi congiunturale e in quella del commercio con l’estero.”
Riguardo l’occupazione per posizione lavorativa, continua la crescita del lavoro dipendente, giunto a 384 mila lavoratori nel 2018 dopo il minimo di 351 mila nel 2014. Si assiste invece a un calo del lavoro indipendente che scende nuovamente al minimo del 2015 di 95 mila occupati (erano 105 mila del 2007).
L’area degli inattivi in età lavorativa si riduce a Bergamo passando dalle 228 mila alle 222 mila unità.
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel quarto trimestre dell’anno ha raggiunto i 4.134 milioni di Euro (+1,6% su base annua contro variazioni del +3% in Italia e del +5,5% in Lombardia).
Nei quattro trimestri dell’anno le esportazioni assommano a 16.065 milioni con un incremento del 3,9% rispetto al 2017, contro variazioni del +3,1% in Italia e del +5,2% in Lombardia.
Le importazioni sono state pari nel trimestre a 2.432 milioni (+5% tendenziale contro 7,5% in Italia e 4,9% in Lombardia) per un valore cumulato da inizio anno di 9.674 milioni, +6,8% su base annua, contro variazioni del +5,6% a livello nazionale e +6,7% in regione.
Il saldo complessivo annuo 2018 della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 6.391 milioni, leggermente inferiore al saldo dell’anno scorso (6.406 milioni) per via della maggiore crescita dell’import rispetto all’export.
“Prosegue la fase di crescita delle esportazioni bergamasche – commenta il presidente Paolo Malvestiti – sebbene il 2018 evidenzi un rallentamento rispetto al forte incremento che aveva caratterizzato il 2017 (+6,9%). In uno scenario globale non semplice il profilo delle variazioni trimestrali nel corso dell’anno conferma l’ipotesi di una progressiva decelerazione avendo registrato incrementi del 6% circa nei primi sei mesi e del +1,6% nella seconda parte del 2018.”
Tra i settori più importanti dell’export provinciale si nota una lieve ripresa tendenziale dei macchinari nel quarto trimestre 2018 (1.102 milioni, +0,7%) con la dinamica complessiva dell’anno ampiamente positiva (4.171 milioni, +3,8%).
I metalli e prodotti in metallo crescono del +12,1% nel trimestre e del +12,7% nell’anno. I prodotti chimici sono in flessione tendenziale del -1,5% contro un +1,2 sui quattro trimestri del 2018. Buoni risultati per alimentari e bevande, elettronici e prodotti di altre attività manifatturiere. Flussi in uscita più che dimezzati per i farmaceutici.
L’export di Bergamo per area geografica di destinazione registra una sostanziale stabilità nel quarto trimestre verso l’area UE (+0,5%) e parimenti verso l’Eurozona (+0,7%), con un recupero invece dei mercati Extra UE (+3,4%) grazie ai risultati importanti di Africa, America settentrionale e Asia centrale.
I dati cumulati dell’anno registrano una situazione opposta, con una crescita più intensa verso il mercato comune UE (+5,1%) rispetto ai flussi extra-UE (+1,8%). Il rallentamento intervenuto in corso d’anno ha riguardato quindi in particolare i 28 paesi dell’Unione Europea.
In base alle norme italiane il grado di partecipazione femminile nell’impresa è misurato in funzione della natura giuridica, della quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio donna e della percentuale di donne tra gli amministratori, titolari o soci. Sono femminili le imprese in cui percentuale di partecipazione femminile è superiore al 50%.
In provincia di Bergamo a fine 2018 le imprese femminili erano 18.781, pari al 20,0% delle imprese registrate, una quota pressoché invariata rispetto all'anno precedente. A livello regionale, su un totale di 179.399 imprese, Bergamo si colloca al 3° posto dopo Milano e Brescia. In provincia di Bergamo le imprese femminili sono diffuse soprattutto nel settore nelle attività di confezioni, nella ristorazione e nelle attività di alloggio, nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, nelle attività dei servizi d’informazione e d’informatica.
La forma giuridica d'impresa più diffusa è quella individuale, circa sei su dieci imprese femminili. Le imprese femminili giovanili bergamasche sono il 13,3% delle imprese femminili registrate. Si considerano giovani le imprese il controllo o la proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni. Le imprese femminili con presenza maggioritaria di cittadini stranieri a Bergamo rappresentano l’11,7% del totale delle imprese femminili.
“La produzione industriale ha segnato una significativa ripresa, parallelamente ad altre variabili osservate e anche nell’artigianato il dato è molto confortante – afferma il presidente Malvestiti commentando i risultati della congiuntura economica in provincia di Bergamo nel 4° trimestre 2018. “Non può sfuggirci tuttavia la generale decelerazione del ciclo economico, la debolezza del commercio e il deterioramento delle aspettative degli imprenditori per i primi tre mesi del 2019 su tutte le principali variabili: produzione, domanda interna ed estera, occupazione.”
Il 2018 si chiude in positivo per la manifattura bergamasca: il quarto trimestre registra, rispetto al trimestre precedente, un incremento del +1,2% per l’industria e del +2,2% per l’artigianato. Il segno positivo degli ultimi tre mesi consente al 2018 di archiviare una crescita media significativa sia per l’industria (+2,7%) sia per l’artigianato (+3,1%), proseguendo il trend positivo che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Il quarto trimestre 2018 si chiude con 95.085 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (84.640) è in calo tendenziale (-429 posizioni pari al -0,5% su base annua) da due anni a questa parte.
Nel periodo considerato si è avuto un saldo negativo di -299 unità (-356 nel corrispondente periodo del 2017). Le imprese attive aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+2,7%). Diminuiscono le società di persona (-2,2%), le imprese individuali (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-0,6%), in prevalenza cooperative.
Il settore artigiano, con 30.471 imprese a fine settembre 2018, registra una riduzione del -1,5% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive registra una riduzione di -451 unità rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le iscrizioni (325) calano del -17,5% su base annua. Le cessazioni (-550) aumentano del 1,1%. Anche per questo trimestre si registra un saldo negativo tra iscritte e cessate: -225 unità, contro le -150 del quarto trimestre dell'anno precedente.
Aumentano le imprese attive nei comparti: +122 (+3,4%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +103 (+3,8%) nei servizi di supporto alle imprese, +59 (+1,4%) nelle altre attività dei servizi alle persone, +50 (+0,8%) nelle attività immobiliari, +40 (+2,0%) nei servizi di informazione e comunicazione, +29 (+5,0%) nella sanità e assistenza sociale, +28 (+2,7%) nei servizi di intrattenimento, +13 (+3,2%) nell'istruzione, +5 (+0,2%) nelle attività finanziarie e assicurative.
Al di là delle fluttuazioni trimestrali durante il 2018, emerge un progressivo rallentamento della crescita iniziata nel 2013. Prosegue il riassorbimento della disoccupazione, con il tasso che in un anno passa dal 6,3% al 5,4%: in questo trimestre la diminuzione sembra ascrivibile non solo alla crescita dell’occupazione ma anche a una minore partecipazione al mercato del lavoro. Più che dimezzate rispetto all’anno precedente le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni che scende così per la prima volta sotto i livelli del 2008, per effetto della prolungata fase di ripresa ma anche delle restrizioni poste dal legislatore nell’utilizzo dello strumento.
Rispetto a 10 anni fa il numero di lavoratori è aumentato (+1,9%): sono stati quindi pienamente recuperati i livelli occupazionali pre-crisi. Il tasso di occupazione invece è lievemente inferiore poiché la crescita degli occupati si è accompagnata a quella della popolazione in età lavorativa.
La crescita della base occupazionale lombarda rallenta in particolare nei Servizi. L’industria cresce per il secondo trimestre consecutivo, mentre le costruzioni continuano a registrare variazioni negative. Rispetto al 2008 i servizi hanno però registrato una significativa espansione del +9,4%, mentre l’industria non è ancora riuscita a recuperare pienamente (-2,2%); la recessione sembra aver causato perdite difficilmente recuperabili nell’edilizia, che in dieci anni ha lasciato sul campo oltre un terzo degli occupati.
Analizzando l’occupazione per genere, le donne, impiegate soprattutto nei servizi, risentono maggiormente del rallentamento rispetto agli uomini, che proseguono la crescita. Si allarga quindi il divario di genere, che negli anni della crisi si era ridotto grazie alla maggiore propensione delle donne a cercare lavoro. In Lombardia il tasso di occupazione femminile è comunque superiore di quasi 9 punti rispetto al valore nazionale (49,4%).
Inoltre, in dieci anni il peso della fascia più matura di lavoratori (55 anni e oltre) sullo stock occupazionale lombardo si è ampliato dal 10,7% al 19,1%. Parallelamente la quota giovanile (15-34 anni) si è ridotta dal 31,4% al 23%.
Il maggior contributo alla crescita occupazionale proviene, anche per il terzo trimestre 2018, dai dipendenti a termine (+7,3%): l’incidenza di questa tipologia di lavoratori ha raggiunto ormai il 10% del totale (era il 7,6% nel 2008).
Dopo un apparente stallo nei primi tre mesi del 2018, la produzione industriale a Bergamo è cresciuta nel secondo trimestre (+1,5%) portando l’indice a quattro punti di distanza dal massimo storico toccato nel lontano 2007 e consolidando un trend positivo che si è intensificato negli ultimi due anni e mezzo. La variazione su base annua segna ancora un robusto +5%.
La dinamica provinciale va relativizzata e inquadrata nel contesto di una decelerazione che si registra con più evidenza a livello regionale così come in Italia e nell’intera Eurozona. In specifico, nell’intera Lombardia la variazione congiunturale (+0,3%) è in rallentamento per il terzo trimestre consecutivo, pur mantenendosi ben al di sopra (+3,9%) dell’anno precedente.
Le previsioni sul successivo trimestre estivo sono caute ma ribadiscono l’attesa di un rallentamento della domanda internazionale.
Gli indicatori dell’artigianato manifatturiero bergamasco sono sensibilmente migliori della media regionale (la produzione segna +1,6% nel trimestre, +3,8% su base annua) e confermano una dinamica brillante della produzione, meno soddisfacente invece quanto a fatturato e occupazione.
Segnali meno positivi (e non sempre coerenti a causa di una copertura campionaria limitata) provengono dall’andamento del commercio e quindi dei consumi.
L’indagine sul volume d’affari del commercio al dettaglio a Bergamo registra una dinamica piatta delle vendite in provincia (+0,2% nel trimestre e su base annua) ma il dato regionale indica, per il terzo trimestre consecutivo, una flessione tendenziale (-1,4%) generalizzata a tutti i canali della distribuzione.
Nei servizi diversi dal commercio al dettaglio il quadro congiunturale è positivo anche se la dinamica di Bergamo è stabilmente inferiore al dato medio regionale. Nel complesso il volume d’affari cresce di un modesto +0,2% (+1% il dato regionale) sul trimestre e del +1,4% su base annua, contro un valore doppio della Lombardia.
Nell’edilizia si rafforzano i dati positivi con una marcato crescita tendenziale a livello regionale (+6,4%) e un risultato provinciale probabilmente ancora più consistente.
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel terzo trimestre dell’anno ha raggiunto i 3.762 milioni (+1,6% su base annua contro variazioni del +2,7% in Italia e del +4,1% in Lombardia). Nei primi tre trimestri dell’anno le esportazioni assommano a 11.931 milioni con un incremento tendenziale del 4,7%, contro variazioni del 3,1% in Italia e del 5,1% in Lombardia. Le importazioni sono state pari nel trimestre a 2.319 milioni (+7,8% tendenziale di poco superiore alle medie di riferimento) per un valore cumulato da inizio anno di 7.242 milioni, +7,4% su base annua, contro variazioni del +5% a livello nazionale e +7,3% in regione. Il saldo complessivo tra gennaio e settembre 2018 della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 4.689 milioni poco al di sopra del saldo (4.652) nel corrispondente periodo dell’anno scorso.
Per quanto riguarda i contributi più rilevanti alla variazione complessiva dell’export nei primi nove mesi dell’anno di Bergamo si distinguono l’export in area Euro di metalli di base e prodotti in metallo (+1,03 punti), macchinari (+0,98) e articoli in gomma e plastica (+0,58); i mezzi di trasporto destinati a paesi UE non Euro (+0,48) e in area Euro (+0,38) e i macchinari in Nord America (+0,36) e in Medio Oriente (+0,31). Sottraggono punti alla crescita le esportazioni di farmaceutici nel Nord America (-0,74) e i macchinari destinati all’Asia orientale (-0,42) e ai paesi europei non appartenenti alla UE (-0,31).
Il mercato del lavoro in provincia di Bergamo è in espansione sostenuta dal 2015 con indicatori coerenti fino al 2017 riguardanti gli occupati residenti (il sottoinsieme dei dipendenti con luogo di lavoro in provincia di Bergamo) e il saldo, molto ampio e in crescita nel 2017, dei flussi tra assunzioni e cessazioni risultanti dalle comunicazioni obbligatorie (COB). A metà 2018, il dato campionario trimestrale delle forze lavoro in provincia di Bergamo, di limitata affidabilità statistica, segnala un possibile rallentamento della dinamica occupazionale dopo il forte recupero nel corso del 2017, e un lieve aumento delle persone in cerca di occupazione.
I flussi delle COB nei primi nove mesi del 2018 indicano un valore cumulato del saldo ancora positivo ma ridotto a quasi un quarto di quello registrato a fine settembre dello scorso anno. Le modifiche alle normative sui contratti di lavoro e le correzioni nella struttura dei costi e degli incentivi dei diversi rapporti di lavoro, per quanto attenuate da una fase transitoria terminata solo a inizio novembre, hanno condizionato i comportamenti dei datori di lavoro e attenuato, secondo i propositi dichiarati dal governo, il ricorso ai contratti a tempo determinato.
Gli avviamenti e le trasformazioni a tempo indeterminato, che beneficiano ancora di qualche limitato incentivo, compensano solo in parte la riduzione dei contratti temporanei. Nel sistema informativo delle COB non transitano le tipologie del lavoro occasionale (i voucher, drasticamente rivisti) né, per definizione, le forme di lavoro autonomo, professionale o a partita IVA verso le quali potrebbe orientarsi una parte dell’offerta di lavoro. La frenata occupazionale è marcata nel commercio e servizi e nelle relative professioni qualificate. Il saldo è ancora positivo nell’industria, ma inferiore ai livelli dell’anno scorso. Segnali di miglioramento provengono da diverse professioni nella filiera dell’edilizia e delle costruzioni.
Il sistema informativo delle COB, data l’incidenza delle assunzioni temporanee, enfatizza inevitabilmente il peso delle basse qualifiche nei numeri dei nuovi ingressi. La quota dei laureati sui nuovi avviati in provincia resta contenuta e quasi la metà delle assunzioni riguarda profili di medio livello. Sembra farsi sentire più che in passato anche la capacità di attrazione dell’area metropolitana milanese nella quale risultano avviati, a tre quarti del 2018, oltre 25mila nuovi rapporti di lavoro di bergamaschi.
Dal 22 novembre 2018 sono in linea il nuovo sito dell'Annuario statistico regionale della Lombardia e i 12 annuari statistici provinciali, tutti in versione bilingue (italiano e inglese). L’ASR Lombardia si rinnova per rendere più efficace e immediata la ricerca e la consultazione dei dati statistici con nuove funzionalità, fruibilità dei dati potenziata, grafici e mappe interattive. La navigazione è semplice e intuitiva: ogni immagine sulla pagina d’inizio identifica i 26 argomenti trattati, che propongono confronti regionali ed europei, oltre a un dettaglio territoriale fino al livello comunale. A questo si aggiungono poi gli indicatori di sintesi e le graduatorie regionali.
L'Annuario statistico costituisce una guida essenziale per aggiornare le conoscenze sulla realtà della regione e misurarne l'evoluzione. I capitoli in cui è suddiviso offrono una sintesi delle informazioni statistiche prodotte dall'Istat e da altri enti del Sistema statistico nazionale su ambiente, aspetti demografici, sociali ed economici. I dati sono disaggregati a livello regionale e sono accompagnati da un confronto con gli anni precedenti. Il nuovo sistema di diffusione dei dati è frutto della sinergia tra Unioncamere Lombardia, PoliS Lombardia e Istat.