Informazione economica

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Giovedì 11 Aprile 2024

Caro tassi e debolezza della domanda: nella manifattura bergamasca diminuiscono le imprese che investono

Il focus realizzato dalla Camera di commercio di Bergamo evidenzia una diminuzione della propensione a investire da parte delle imprese manifatturiere della provincia: in particolare l’industria registra nel 2023 una riduzione della quota di imprese investitrici (dal 69% al 60%), pur restando di gran lunga il comparto con il valore più elevato, anche per via delle maggiori dimensioni medie che caratterizzano le imprese del settore. Il calo è evidente pure in Lombardia, ma a Bergamo risulta più marcato, determinando così la perdita del vantaggio registrato negli anni scorsi.

Una diminuzione parallela si verifica anche nell’artigianato: la percentuale scende dal 34% al 28%, restando all’ultimo posto tra i comparti analizzati. Nel terziario invece la quota di imprese investitrici risulta in linea a quella del 2022, confermandosi lievemente superiore a un terzo del campione (36% nei servizi e 35% nel commercio al dettaglio). Per tutti i settori si evidenzia una stretta correlazione tra propensione ad investire e dimensione di impresa.

Commenta Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di commercio: “Anche sotto il profilo degli investimenti il 2023 si può interpretare come un anno di adattamento a nuove sfide. Le ragioni dietro la diminuzione della propensione a investire vanno ricercate primariamente nel ciclo manifatturiero negativo, arretrato in bergamasca del -0,9%. L'atteggiamento di prudenza è anche conseguenza della situazione di incertezza a livello internazionale, della politica monetaria restrittiva e di attesa del Piano nazionale Transizione 5.0."

Ultima modifica: Giovedì 11 Aprile 2024
Giovedì 28 Marzo 2024

L’export agroalimentare bergamasco traina la Lombardia

Il 2023 ha registrato un aumento delle esportazioni agroalimentari pari a +16,8% rispetto a un anno fa, risultato di gran lunga superiore sia rispetto alla Lombardia (+7,2%) che all’Italia (+5,8%). L’ottimo andamento provinciale si spiega sia con la spiccata crescita dell’industria alimentare e delle bevande (+17,9%) che con quella più contenuta registrata dal settore primario (+7,5%).

L’industria delle bevande, che rappresenta oltre la metà delle esportazioni agroalimentari bergamasche, è aumentata del +31,7% rispetto a un anno prima. Bergamo risulta in questo ambito la prima provincia lombarda per valore esportato.

L’industria alimentare ha registrato, invece, complessivamente una variazione del +3,9%. A pesare maggiormente sono la crescita delle esportazioni di altri prodotti alimentari (+10,8%), dei prodotti delle industrie lattiero-casearie (+10,8%) e di frutta e ortaggi lavorati e conservati (+7,2%). Sono, invece, in calo la carne lavorata e i prodotti da forno e farinacei, che rappresentano però solo il 15% delle esportazioni dell’industria alimentare.

Il settore primario, infine, ha avuto una variazione positiva grazie all’andamento dei prodotti di colture non permanenti (+2,2%) e permanenti (+11,7%), due comparti che da soli rappresentano la quasi totalità delle esportazioni in valore del settore. Positiva anche la variazione di prodotti della pesca e di animali vivi e prodotti di origine animale. In calo invece le piante vive e i prodotti della silvicoltura.

Nel 2023 le esportazioni agroalimentari bergamasche ammontano complessivamente a 1.430 milioni di euro e rappresentano il 7% delle esportazioni complessive, una quota rimasta abbastanza stabile negli ultimi quattro anni. Rispetto alle altre province lombarde, Bergamo rappresenta circa il 14% delle esportazioni agroalimentari regionali, confermandosi la seconda provincia per export agroalimentare dopo Milano, che da sola vale quasi il 30% del valore esportato dalla Lombardia. A seguire si trovano stabilmente Mantova, Cremona, Brescia, Varese, Pavia, Lodi, Como, Lecco, Monza-Brianza e, infine, Sondrio.

La congiuntura agricola bergamasca attraversa quindi un periodo positivo. I costi di produzione sono calati mentre i prezzi alla produzione tengono, sicché sono cresciuti i margini di redditività delle imprese. Bergamo è il secondo polo lombardo per l'export agroalimentare e addirittura primo nel comparto delle bevande, fattori che sottolineano la forza dell’industria agroalimentare bergamasca.

Ultima modifica: Giovedì 28 Marzo 2024
Lunedì 18 Marzo 2024

Cala il tasso di disoccupazione grazie alla componente femminile, ma tre inattivi su cinque sono donne

Secondo le medie calcolate da Istat per la provincia di Bergamo riferite all’anno 2023, le forze di lavoro, cioè la somma delle persone occupate e di quelle disoccupate, ovvero quelle attivamente in cerca di lavoro, superano il mezzo milione (505,7 mila), in lieve calo rispetto all’anno precedente. Questo si deve ai disoccupati, che sono calati rispetto al 2022, riportando il valore inferiore degli ultimi cinque anni, mentre gli occupati, pari a 491 mila unità, sono aumentati.

D’altro canto, la platea delle non forze di lavoro, ovvero gli inattivi di 15 anni o più, sale a 445,6 mila unità, riportando una crescita di 4,9 mila unità rispetto all’anno precedente, che era il valore più basso del quinquennio. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono invece 214 mila e tra questi tre su cinque sono donne. La popolazione in età lavorativa, data dalla somma di forze di lavoro e inattivi, sale a 951,3 mila unità, con 4,8 mila unità in più. Tale crescita si spiega soprattutto con l’aumento degli inattivi, a cui potrebbe avere contribuito la popolazione residente in età lavorativa, cresciuta di 6 mila unità rispetto al 2022.

Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni, ovvero il rapporto tra occupati e popolazione attiva, sale lievemente registrando un 67,8%, dato inferiore rispetto a quello regionale, come negli ultimi cinque anni. All’interno della stessa fascia anagrafica, il tasso di occupazione maschile risulta pari a 77,7%, di poco superiore rispetto allo scorso anno, mentre il tasso di occupazione femminile registra il 57,4%, in lieve calo rispetto all’anno 2022.

La diminuzione dei disoccupati determina un calo del tasso di disoccupazione, ovvero il rapporto tra i disoccupati e le forze di lavoro. Il tasso calcolato sulla fascia d’età tra i 15 e i 74 anni è sceso infatti dal 3,4% del 2022 al 2,9% del 2023, confermandosi su livelli nettamente inferiori sia rispetto alla Lombardia (4,0%) che rispetto all’Italia (7,7%). A determinare il calo del tasso di disoccupazione è la componente femminile, calata di -1,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni è calato al 12,6%, riportando una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente, mentre è aumentato a 2,8% il tasso riferito alla fascia di età tra 25 e 34 anni.

Il tasso di attività, ovvero il rapporto tra le forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento, cala lievemente a 69,8% nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni. Alla diminuzione del tasso di attività contribuisce principalmente la componente femminile (-1 punto percentuale rispetto all’anno precedente), mentre quella maschile registra un aumento contenuto (+0,7 punti percentuali rispetto al 2022).

Rispetto alla suddivisione per genere, il tasso di attività maschile bergamasco (79,6%) supera di poco quello lombardo (79,2%), rimanendo ampiamente al di sopra rispetto all’Italia (75,7%). Il tasso di attività femminile provinciale (59,7%) supera quello italiano (57,7%) ma risulta sensibilmente inferiore a quello lombardo (65,1%), come del resto è accaduto negli ultimi cinque anni.

Il tasso di inattività, ovvero il rapporto tra gli inattivi e la corrispondente popolazione di riferimento, si attesta a 30,2% nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni, e, pur essendo in lieve aumento sull’anno precedente, rimane inferiore rispetto agli anni della pandemia. Il dato provinciale è superiore a quello regionale (27,8%) ma inferiore a quello nazionale (33,3%). Interessante scomporlo per genere e notare che il tasso di inattività femminile è aumentato (40,3%) raddoppiando così quello maschile (20,4%), in calo dall’anno precedente.

Riguardo l’occupazione per posizione lavorativa, il lavoro dipendente diminuisce del -0,2% rispetto all’anno prima. Al contrario, il lavoro indipendente guadagna terreno con un +3,3% delle posizioni rispetto al 2022.

Fatto salvo il maggiore margine di errore statistico riscontrabile a livello provinciale, i microdati Istat riferiti al 2022 mostrano ulteriori dettagli sul tipo di contratto, regime orario, titolo di studio e classe di età. Il 90% degli occupati ha un contratto a tempo indeterminato, mentre il restante 10% ha un contratto a tempo determinato. Rispetto all’anno 2021, le posizioni a tempo indeterminato hanno, in particolare, registrato un aumento del 7%. Per quanto riguarda il regime orario, l’85% degli occupati lavora a tempo pieno e il 15% a tempo parziale. Rispetto al 2021, gli occupati a tempo pieno sono aumentati (+4%), mentre quelli a tempo parziale sono diminuiti (-5%).

Circa il titolo di studio, il 45% degli occupati ha il diploma di scuola media superiore. A seguire la licenza di scuola media (40%) e, infine, la laurea e i titoli di specializzazione post laurea (15%). Questo ultimo dato è di molto inferiore rispetto al valore regionale (24%). Rispetto all’anno precedente, sono stati gli occupati con licenza media a crescere maggiormente (+4%), seguiti da quelli con laurea e titoli post laurea e dal diploma di scuola media superiore, aumentati entrambi del 2%. Rispetto alla classe di età, il 39% degli occupati si trova nella fascia tra 35 e 49 anni. A seguire la fascia 50 anni e oltre (35%) e quella tra i 15 e i 34 anni (26%).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “II 2023 traccia un quadro complessivamente positivo per il mercato del lavoro bergamasco. Gli occupati sono aumentati e il tasso di disoccupazione è calato grazie alla componente femminile. Meno positivo è però l’aumento degli inattivi, dei quali tre su cinque sono donne, segnale che il genere femminile sarebbe meno propenso o riscontrerebbe qualche difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. Il numero degli occupati in possesso di una laurea è in aumento, ma siamo molto al di sotto della media regionale”.

IL MERCATO DEL LAVORO DELLA PROVINCIA DI BERGAMO

LEGENDA: TESTO VERDE = valore indicatore migliore rispetto alla media Italia. TESTO ROSSO: valore indicatore peggiore rispetto alla media Italia.

Ultima modifica: Lunedì 13 Maggio 2024
Mercoledì 13 Marzo 2024

Bergamo, quarta provincia italiana esportatrice per valore nel 2023, supera Brescia

Quarto trimestre 2023

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 5.206 milioni di euro (-0,8% su base annua, contro variazioni del -2,5% in Lombardia e del -2,9% in Italia).

Le importazioni sono state pari a 3.176 milioni (-7,8% tendenziale, contro -4,3% in Lombardia e ‑11,5% in Italia).

Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 2.029 milioni, superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.644 milioni).

Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.332 milioni, -1,8%), prodotti chimici (706 milioni, -5,8%), metalli di base (754 milioni, -0,3%), mezzi di trasporto (540 milioni, +13,0%), gomma e materie plastiche (433 milioni, -10,5%), apparecchi elettrici (356 milioni, +0,9%), alimentari (329 milioni, +15,6%) e tessile e abbigliamento (238 milioni, -13,7%).

Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame la variazione negativa dell’area EU (‑3,7%) è compensata dall’incremento registrato per i Paesi non UE (+2,9%), cresciuta grazie al contributo di Medio Oriente, America settentrionale e Africa settentrionale.

Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, le esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo accusano arretramenti nei confronti di Germania (-3,6%), Francia (-0,8%), Regno Unito (‑14,5%), Polonia (-9,3%), Svizzera (-10,1%), e Cina (-1,8%), Paesi Bassi (-1,1%). Aumentano invece quelle verso Stati Uniti (+6,9%), Spagna (+6,9%) e Turchia (+15,1%).

Anno 2023

Il valore delle esportazioni di Bergamo nell’anno totalizza 20.763 milioni di euro (+3,3% su base annua, contro variazioni del +0,6% in Lombardia e nulla in Italia).

Le importazioni sono state pari a 13.689 milioni (-5,1% tendenziale, contro -6,0% in Lombardia e ‑10,4% in Italia).

Il saldo della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 7.074 milioni, superiore al saldo dell’anno precedente (5.676 milioni).

Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (5.009 milioni, +6,2%), prodotti chimici (2.980 milioni, -4,9%), metalli di base (3.035 milioni, +7,5%), mezzi di trasporto (2.143 milioni, +13,2%), gomma e materie plastiche (1.896 milioni, -4,7%), apparecchi elettrici (1.406 milioni, +5,5%), alimentari (1.294 milioni, +18,0%) e tessile e abbigliamento (977 milioni, -13,7%).

Per area geografica di destinazione, il 2023 la variazione è positiva per l’area EU (+0,9%) ma di ampiezza maggiore è quella dei Paesi non UE (+6,7%), cresciuta grazie al contributo di America settentrionale e Medio Oriente.

Nell’intero anno rispetto al precedente, le esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo vedono segni positivi per Germania (+0,7%), Francia (+4,0%), Stati Uniti (14,4%), Spagna (+2,0%), Polonia (+7,5%), Svizzera (+1,8%), Paesi Bassi (+4,5%), Turchia (+11,3%). Cali per Regno Unito (‑4,6%) e Cina (-8,2%).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La provincia di Bergamo, con una crescita annua del +3,3%, ha scalato un posto nella classifica nazionale delle province esportatrici e ora si trova alla quarta posizione, superando Brescia. Si può affermare che la variazione annuale sia rientrata con il 2023 a valori non più disturbati dallo sconvolgimento della pandemia. Rispetto alle aree geografiche di destinazione, se l’Europa nel complesso non ha eccelso, gli Stati Uniti e il Medio Oriente hanno costituito promettenti mercati di sbocco per i nostri prodotti. Le esportazioni verso la Germania, nostro principale partner commerciale, hanno archiviato un primo trimestre molto positivo a cui sono seguiti tre periodi negativi, ma l’anno ha comunque chiuso nel complesso con un +0,7%”.

Ultima modifica: Mercoledì 13 Marzo 2024
Giovedì 7 Marzo 2024

Un’impresa su cinque è a conduzione femminile

Al 31 dicembre 2023 le imprese femminili attive a Bergamo, ovvero quelle in cui la struttura proprietaria e il controllo sono detenuti in prevalenza da donne, erano 17.247. Sono, quindi, una su cinque le imprese bergamasche gestite da donne, dato in linea con quello regionale e nazionale.

Tra il 2019 e il 2023 i numeri delle imprese femminili sono cresciuti. Dopo avere registrato un picco nel 2021, in buona parte influenzato dalle dinamiche causate dalla pandemia, le consistenze di imprese femminili si sono normalizzate nel 2022, per poi riscontrare un lieve aumento (+0,2%) nel 2023, in controtendenza rispetto al totale delle imprese (-0,5%).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “"La crescita delle imprese femminili è un segnale positivo per il tessuto imprenditoriale bergamasco. Sono imprese che non solo generano opportunità lavorative e contribuiscono alla crescita economica, ma rappresentano anche un pilastro fondamentale per la diversificazione e l'innovazione nel panorama imprenditoriale. La valorizzazione delle donne imprenditrici è uno degli aspetti verso l'uguaglianza di genere e contribuisce al progresso sociale.”

Ultima modifica: Venerdì 8 Marzo 2024
Martedì 5 Marzo 2024

Da ora disponibile la nuova edizione dei “Prezzi informativi delle opere edili”

È pronto e già in vendita su shop.piuprezzi.it in formato cartaceo e digitale per i programmi di computo metrico, il nuovo volume “Prezzi informativi delle opere edili”, edizione settembre 2023, riferimento assoluto per i prezzi di edilizia e impianti nella provincia bergamasca.

Il listino, realizzato dalla Camera di commercio di Bergamo in collaborazione con Ance Bergamo, rileva i prezzi di più di 6.400 voci del mercato edile: materiali, manodopera, assistenze murarie, impianti tecnologici, contenimento energetico, sicurezza, tutela della salute e dell’igiene nei luoghi di lavoro.

I prezzi rilevati con riferimento allo scorso mese di settembre registrano un incremento medio annuo del 3,4% per quanto riguarda il settore dell’edilizia residenziale e del 4,7% per quanto concerne il settore dell’urbanizzazione.

Oggetto di continui miglioramenti, oggi si presenta in una veste grafica rinnovata. Anche il processo di rilevazione è stato profondamente innovato perché con questa edizione la Camera di commercio ha raccolto le quotazioni dagli informatori con un meccanismo di redazione diffusa e digitale, grazie al quale i contributi di ciascuno sono stati immessi direttamente nella piattaforma informatica che poi ha permesso l’elaborazione dei dati da parte della commissione.

L’opera è frutto di un approfondito lavoro di revisione dei prezzi raccolti da oltre 100 informatori, svolto da apposite commissioni tecniche operanti in Camera di commercio e costituite da 26 esperti designati dalle associazioni di categoria, del mondo imprenditoriale e dagli ordini professionali del territorio. I prezzi di questa edizione si riferiscono al periodo immediatamente precedente il 15 settembre 2023.

Il volume “Prezzi informativi delle opere edili” si acquista sul sito shop.piuprezzi.it. Viene fornito in modalità elettronica (file pdf, excel, html) attraverso il portale www.prezzibergamo.it oppure attraverso lo scarico di file da importare nei programmi di computo metrico più diffusi. Grazie a una webapp, inoltre, il portale permette di creare preventivi online personalizzati.

È disponibile anche una dimostrazione gratuita del listino.

“Prezzi informativi delle opere edili” si rivolge alle imprese edili e agli operatori nel mondo delle costruzioni quali ingegneri, architetti, geometri, periti industriali e avvocati, oltre alle amministrazioni appaltanti quali Ministeri, Regioni, Comuni ed enti pubblici che devono redigere capitolati speciali d’appalto in quanto in esso sono contenute con esattezza e precisione le descrizioni di tutte le tipologie di materiali e lavori in ambito edile e i prezzi ufficiali necessari per un progetto edile.

Per informazioni e acquisti: tel. 02.8515.2115, email assistenzaprezzi@infocamere.it.

Ultima modifica: Giovedì 7 Marzo 2024
Venerdì 23 Febbraio 2024

Fatturato del terziario in positivo nel 2023, ma l’effetto dei prezzi è stato determinante nel commercio

Nel quarto trimestre 2023 prosegue la crescita del fatturato delle imprese bergamasche attive nel terziario. L’incremento è particolarmente intenso nei servizi, dove il volume d’affari aumenta rispetto allo stesso periodo del 2022 del +5,7%, in accelerazione in confronto alle rilevazioni precedenti, mentre su base trimestrale la velocità di crescita sale al +1,7%. Più ridotto l’incremento di fatturato nel commercio al dettaglio (+1,9% su base annua e +0,4% su base trimestrale), che risulta in attenuazione rispetto al terzo trimestre.

La dinamica degli ultimi tre mesi dell’anno consente di chiudere il 2023 con una crescita media annua significativa sia per quanto riguarda i servizi (+4,9%) che per il commercio al dettaglio (+4%), anche se in quest’ultimo settore la crescita si è concentrata nella prima parte dell’anno. Va inoltre considerato che nel commercio al dettaglio la spinta dei prezzi sul fatturato è stata marcata (ancora superiore al 3% l’incremento dei listini nel quarto trimestre), effetto al netto del quale i volumi di vendita hanno probabilmente registrato un calo. Se quindi il 2023 è stato un anno positivo per i servizi, trainati dalle attività legate al turismo, e in chiaroscuro per il commercio al dettaglio, le aspettative per l’inizio del 2024 fotografano una situazione di incertezza tra gli imprenditori.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La performance annua del commercio è stata al di sotto di quella dei servizi. È possibile che le riaperture dopo il Covid abbiano sospinto maggiormente i consumi di servizi andando a scapito dell’acquisto di beni, posto che il potere di acquisto delle famiglie si è ridotto per l’aumento dei prezzi a cui non sono corrisposti adeguamenti salariali. Ricordiamo comunque che le dinamiche inflative gonfiano le consistenze del fatturato in entrambi i settori”.

Ultima modifica: Lunedì 26 Febbraio 2024
Venerdì 23 Febbraio 2024

Produzione industriale in calo a Bergamo nel 2023 (-0,9%) ma gli ultimi mesi mostrano un miglioramento

Il 2023 è stato un anno a “doppia velocità” per la produzione manifatturiera bergamasca, che ha registrato un calo nelle imprese industriali (-0,9%) e una crescita in quelle artigiane (+2,1%). Il quarto trimestre ha comunque evidenziato una tendenza al miglioramento in entrambi i comparti: nell’industria la variazione tendenziale è rimasta negativa (-0,6% rispetto allo stesso periodo del 2022), ma la variazione congiunturale, che misura lo scostamento rispetto al trimestre precedente e fornisce quindi un’indicazione della tendenza più recente, è tornata in territorio positivo (+0,6%); nell’artigianato gli ultimi tre mesi hanno visto un incremento produttivo sia nel confronto tendenziale (+2,6%) sia in quello congiunturale (+1%).

Il 2023 è stato un anno complicato dopo la forte crescita registrata nel biennio precedente e, nonostante i dati maggiormente incoraggianti dell’ultimo trimestre, le aspettative per la prima parte del 2024 sembrano confermare una fase di debolezza. Per l’industria pesa la recessione del commercio mondiale, mentre le tensioni sul fronte dei costi produttivi dovrebbero concludere il percorso di rientro nonostante il permanere dei rischi legati alla situazione geopolitica internazionale.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Si temeva un 2023 gravato da un’alta inflazione e dal rischio recessione economica, ma di fatto si è chiuso con un’inflazione in rapida discesa e la recessione è stata scongiurata. L’economia mondiale e il commercio internazionale hanno rallentato, e il maggior prezzo lo ha pagato l’industria. In questa fase sono probabilmente le tensioni internazionali ad appesantire le aspettative per la prima parte dell’anno”.

Ultima modifica: Venerdì 23 Febbraio 2024
Lunedì 29 Gennaio 2024

Nel 2023 un’impresa neoiscritta su tre è del terziario

Al 31 dicembre 2023 in provincia di Bergamo erano 91.431 le sedi di imprese registrate e 82.515 le imprese attive. Rispetto a un anno prima, queste ultime sono diminuite di 431 unità, proseguendo con un -0,5% il calo tendenziale che si osserva sul medio lungo periodo.

Nel complesso il 2023 si chiude con un saldo tra iscrizioni e cessazioni negativo, dato dalla differenza tra le 5.120 iscrizioni e le 6.280 cessazioni complessive. Tuttavia, va notato che questo valore negativo include gli effetti della “pulizia” degli archivi amministrativi, che si è tradotto nella cessazione d’ufficio di posizioni “dimenticate”. Queste cessazioni d’ufficio, seppure calate rispetto al 2022, rappresentano più di un caso su quattro. Senza considerarle, il saldo dell’anno è positivo (+341).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Il saldo delle imprese registrate alla fine del 2023, al netto delle posizioni cessate da tempo e cancellate d’ufficio, è positivo di qualche centinaio. All’interno delle iscrizioni sono particolarmente dinamici i servizi e soprattutto quelle attività caratterizzate da elevata qualificazione del capitale umano e quelle che offrono servizi alla persona e alle imprese”.

Ultima modifica: Lunedì 29 Gennaio 2024
Lunedì 22 Gennaio 2024

Sostenibilità importante per oltre il 70% delle imprese bergamasche. Aumentano le misure per migliorare l’impatto sociale

La Camera di commercio torna a indagare l’argomento della sostenibilità ambientale e sociale presso le imprese della provincia e trova una conferma della sensibilità sul tema che già era emersa nell’indagine di un anno fa. Oltre 7 imprese su 10 la reputano molto o abbastanza importante, con una percentuale che resta più elevata nell’industria (82%), nonostante il lieve calo rispetto al 2022, seguita dal commercio al dettaglio (79%) e dall’artigianato (77%), che evidenzia un incremento su base annua. Nei servizi si riscontra la percentuale più ridotta (71%), in flessione rispetto al valore registrato nel 2022.

Al di là delle valutazioni, contano soprattutto i comportamenti concreti messi in campo per perseguire l’obiettivo di una maggior sostenibilità nelle sue principali declinazioni: ambientale e sociale. È in particolare sulla seconda che si registrano i maggiori progressi, con una quota di imprese che dichiara di avere adottato o programmato misure per migliorare il proprio impatto sociale, che risulta in crescita nella maggior parte dei settori. L’industria, anche grazie alle maggiori dimensioni delle imprese, conferma il proprio primato passando dal 61% al 67%, mentre i servizi raggiungono la quota 51%, come il commercio al dettaglio, che è l’unico settore in flessione; infine l’artigianato, pur restando all’ultimo posto della graduatoria, mostra l’incremento più significativo (dal 28% al 46%).

Commenta il segretario generale M. Paola Esposito: “La dimensione ambientale sembra presentare minori margini di miglioramento rispetto ad altre declinazioni della sostenibilità. Nell’ultimo anno, invece, è l’ambito sociale che ha visto l’incremento più marcato. Le imprese del territorio puntano, sia in termini di formazione sia in ottica di benessere, sul proprio personale, una risorsa sempre più strategica nella misura in cui è qualificata e risponde ai bisogni aziendali”.

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024