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Venerdì 22 Novembre 2024
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Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 4.752 milioni di euro (-1,7% su base annua, contro variazioni del -2,8% in Lombardia e del -4,6% in Italia).
Le importazioni sono state pari a 3.108 milioni (-12,8% tendenziale, contro -12,4% in Lombardia e ‑20,3% in Italia).
Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.644 milioni, superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.878 milioni).
Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.159 milioni, +2,5%), prodotti chimici (656 milioni, -12,7%), metalli di base (652 milioni, -2,8%), mezzi di trasporto (527 milioni, +12,8%), gomma e materie plastiche (430 milioni, -9,5%), apparecchi elettrici (322 milioni, -1,1%), alimentari (319 milioni, +13,9%) e tessile e abbigliamento (226 milioni, -15,3%).
Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame la variazione negativa dell’area EU (‑4,8%) è compensata dalle maggiori esportazioni verso i Paesi fuori dall’UE (+2,7%). All’interno di quest’ultima ripartizione, si segnala il forte aumento delle vendite verso il Medio Oriente e l’America Settentrionale, e la marcata diminuzione di quelle verso l’Asia orientale e l’America centro-meridionale.
Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, le esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo accusano arretramenti nei confronti di Germania (-4,5%), Francia (-4,4%), Spagna (-3,4%), Regno Unito (‑14,9%), Svizzera (-8,1%) e Cina (-21,6%). Aumentano invece quelle verso Stati Uniti (4,3%), Polonia (9,7%), Paesi Bassi (8,8%) e Turchia (49,3%). Nella classifica la Turchia, con una crescita del 49,3%, ha ora scavalcato la Cina.
Per la Lombardia il terzo trimestre è stato un periodo di flessione, come peraltro per l’intero Nord-Ovest italiano, ma la provincia di Bergamo ha chiuso con numeri meno negativi. Il calo misurato anno su anno è comunque presente anche per noi e le esportazioni verso la Germania, il nostro principale mercato di destinazione, sono scese per il secondo trimestre consecutivo.
Tra i primi sei mesi del 2021 e lo stesso periodo del 2023, Bergamo ha guadagnato 25 milioni di euro di export verso otto Paesi della ex sfera sovietica, ossia Armenia, Azerbaijan, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.
Se per effetto delle sanzioni europee le esportazioni bergamasche verso la Russia nel primo semestre 2023 (56 milioni di euro) sono state il 24% in meno rispetto al 2022 e addirittura il 50% in meno rispetto al 2021, parallelamente le statistiche ufficiali evidenziano un altro fenomeno: le esportazioni bergamasche verso i Paesi dell’area di influenza russa sono cresciute del +67% tra il primo semestre del 2021 e il 2023, trainate soprattutto dal Kazakistan, Uzbekistan, Georgia e Armenia.
Il Kazakistan è il Paese che ha avuto l’exploit maggiore con un raddoppio delle esportazioni bergamasche, che sono passate da 14 milioni di euro nel primo semestre 2021 a 30 milioni di euro nel 2023. Bergamo è così diventata la seconda provincia esportatrice italiana verso questo Paese dopo Milano, guadagnando una posizione rispetto al 2021. A dare l’impulso maggiore sono stati i Metalli di base e prodotti in metallo (+940%), che rappresentano oltre la metà dell’export verso questo Paese, e gli Altri prodotti alimentari, ovvero zucchero, tè, caffè, pasta, piatti pronti e omogenizzati, che sono passati da 6 mila euro a oltre 4 milioni di euro.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Le sanzioni hanno avuto l’effetto di dimezzare le esportazioni bergamasche in Russia rispetto a due anni fa. A questo calo ha fatto fronte una forte crescita del traffico verso alcuni Paesi ex sovietici, che ha assorbito la metà di quanto perso con la Russia. Pesa l’interrogativo se tale fenomeno rappresenti di fatto e almeno in parte una forma di elusione delle sanzioni.”
Dal momento dell’invasione russa all’Ucraina avvenuta il 24 febbraio 2022, l’UE, così come Regno Unito e Stati Uniti, ha varato 11 pacchetti di sanzioni contenenti tra l’altro una serie di restrizioni all'importazione e all'esportazione da e verso la Russia. Le sanzioni colpiscono merci europee esportate per un valore di oltre 43,9 miliardi di euro e merci russe importate per un valore di 91,2 miliardi di euro, ossia il 49% delle esportazioni realizzate nel 2021 e il 58% delle importazioni dello stesso anno.
Tra le merci la cui esportazione risulta vietata vi sono tecnologie d'avanguardia, componenti elettroniche e software, alcuni tipi di macchinari e attrezzature per il trasporto, beni e tecnologie per la raffinazione del petrolio, attrezzature, tecnologie e servizi per l'industria dell'energia, beni e tecnologie per i settori aeronautico e spaziale, prodotti per la navigazione marittima e tecnologie di radiocomunicazione, vari beni a duplice uso civili e militari, beni di lusso, armi da fuoco ad uso civile e altri materiali per l'esercito.
I dati del terzo trimestre relativi alle imprese del terziario in provincia di Bergamo evidenziano variazioni positive del fatturato, il cui andamento interrompe il percorso di rallentamento in corso dalla seconda metà del 2022. Il miglioramento è evidente soprattutto nel commercio al dettaglio, dove la variazione su base annua accelera (+2,9%) e quella congiunturale torna in territorio positivo (+1%) dopo la flessione evidenziata nel secondo trimestre (-0,9%).
Nei servizi l’incremento tendenziale del fatturato risulta invece in leggero ridimensionamento (+3,1%), ma la variazione su base trimestrale (+0,7%) conferma la velocità di crescita mostrata nel periodo marzo-giugno. Anche sul fronte dei prezzi si registrano segnali distensivi per quanto riguarda il commercio al dettaglio, dove si erano concentrati i rincari più elevati: l’incremento passa infatti dal +3% al +1,7%, mentre nei servizi il ritmo di marcia dei listini rallenta solo marginalmente (dal +1,6% al +1,5%). In linea con i dati a consuntivo, le aspettative evidenziano un maggior ottimismo tra le imprese del commercio al dettaglio, mentre nei servizi il clima di fiducia risulta in peggioramento.
Sul fronte occupazionale, la variazione del numero di addetti tra inizio e fine trimestre risulta pari a +0,1%: al netto degli effetti stagionali la tendenza rimane positiva, ma evidenzia un rallentamento rispetto all’andamento evidenziato nel corso dell’ultimo anno.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La perdita di potere d’acquisto delle famiglie dovuta all’inflazione non si riflette nel fatturato del commercio alimentare, che rappresenta una spesa essenziale difficilmente comprimibile. Solo il rientro delle tensioni sui prezzi appena avviato determinerà effetti positivi sugli altri consumi. Sul fronte dei servizi, alloggio e ristorazione beneficiano ancora della ripresa post Covid e dell’anno di Bergamo Brescia Capitale della cultura italiana 2023”.
La rilevazione della Camera di commercio nel terzo trimestre 2023 conferma l’andamento negativo della produzione delle imprese industriali, che rispetto allo stesso periodo del 2022 registrano una variazione pari al -2,8%, mentre le imprese artigiane mostrano una situazione di sostanziale stabilità (-0,1%). Il diverso andamento dei due settori manifatturieri è confermato dalla variazione congiunturale della produzione, che misura lo scostamento rispetto al trimestre precedente e fornisce quindi un’indicazione della tendenza più recente: l’industria archivia infatti il terzo segno negativo consecutivo (-0,4%) a fronte del recupero evidenziato dall’artigianato (+0,3%) dopo il calo del secondo trimestre. Il numero indice si attesta rispettivamente a 118,7 e 114,8, restando per entrambi i comparti oltre dieci punti al di sopra dei livelli pre-Covid.
Dagli indicatori anticipatori giungono indicazioni non sempre univoche: nell’industria gli ordini sono stabili ma le aspettative mostrano un ulteriore peggioramento, toccando i livelli minimi degli ultimi tre anni, mentre nell’artigianato gli ordinativi sono in ripresa e anche le aspettative segnano un miglioramento per la maggior parte delle variabili, pur restando in area negativa. Le prospettive a breve termine sono comunque caratterizzate da un probabile proseguimento della fase di debolezza della domanda, che in questo momento sembra colpire più intensamente l’industria, sia per il maggior peso di alcuni settori energivori, ancora in grande difficoltà, sia per l’esaurimento della spinta fornita dalla domanda estera a seguito della brusca frenata del commercio mondiale.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Rispetto a un anno fa le tensioni del mercato energetico si sono ridimensionate, e ci si attende una decelerazione dell’inflazione guidata dai settori manifatturieri energivori e maggiormente esposti alla concorrenza. Le economie della zona euro sono in rallentamento e la Germania, importante partner commerciale del nostro territorio, è in recessione. Questo spiega la flessione della produzione industriale, che tocca specialmente le imprese medio-grandi, più esposte al rallentamento della domanda internazionale”.
L'agroalimentare regionale ha registrato una complessiva tenuta nel primo semestre 2023, è questo il quadro tracciato dallo studio congiunturale condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia, pur sullo sfondo del calo dei costi dei mezzi di produzione - ancora elevati in molti settori - e di una maggiore riduzione dei prezzi alla produzione. Nel dettaglio, il lattiero-caseario e il suinicolo hanno risultati favorevoli, mentre le carni bovine, il cerealicolo e il vitivinicolo sono in negativo. L'andamento degli affari è in calo rispetto allo scorso semestre, ma le aspettative degli imprenditori restano discrete, anche se, pure in questo caso, traspare una flessione.
Per quanto riguarda Bergamo, la situazione si può stimare sulla base dei dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all'occupazione.
Le esportazioni agroalimentari verso gli Stati Uniti sono cresciute dell'impressionante cifra dell'84%, superando il livello del 2019 grazie all'ottimo andamento del comparto bevande, che rappresenta la quasi totalità dell'esportato verso gli USA. Ma sono cresciute anche le vendite verso Polonia (+41%), Spagna (+28%), Francia (+25%) e Belgio (+21%).
Infine, a livello occupazionale, il primo trimestre 2023 vede un calo delle assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2022, ma un saldo positivo (+1.052) tra assunzioni e cessazioni. E' quanto emerge dall'analisi dell'Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Bergamo che prende in esame le comunicazioni obbligatorie sui rapporti di lavoro dipendente.
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: "I risultati dell'agroalimentare bergamasco mostrano una generale tenuta, ma la forbice dei costi produttivi e dei prezzi alla produzione incide negativamente sulla redditività delle imprese. Le esportazioni agroalimentari hanno avuto una crescita significativa grazie all'industria delle bevande, che ha consolidato la propria quota di mercato in diversi Paesi, in primis gli Stati Uniti".
Al 30 settembre 2023 in provincia di Bergamo erano 91.681 le sedi di imprese registrate e 82.857 le imprese attive. Rispetto a un anno prima, queste ultime sono diminuite di 292 unità, proseguendo con un -0,4% la tendenza calante per il quinto trimestre consecutivo.
Si coglie un segnale di lieve dinamismo del tessuto imprenditoriale nel saldo positivo di 208 unità, dato dalla differenza tra le 960 iscrizioni e le 752 cessazioni non d’ufficio. Nel dettaglio, le iscrizioni sono rimbalzate dal valore più basso del decennio per lo stesso trimestre registrato nel 2022, crescendo dell’8%. Inoltre, le cessazioni non d’ufficio sono calate (-0,1%) e sono il secondo valore più basso dal 2014.
Le nuove iscritte più numerose di questo trimestre sono dei servizi (319), valore che rapportato al numero delle attive dà un tasso di natalità del 0,9%. A seguire le costruzioni (177), cui corrisponde il tasso di natalità maggiore (1,0%); il commercio (113 con un tasso di natalità dello 0,6%) e la manifattura (61 e tasso di natalità 0,6%) e l’agricoltura (18, tasso di natalità 0,4%).
Confrontando invece le attive al 30 settembre 2023 con la situazione all’anno precedente, si sono registrati cali nel commercio (-2,1%), manifattura (-1,9%) e agricoltura (-0,9%); aumenti nei servizi e, nello specifico, nelle attività professionali tecniche e scientifiche (+2,8%), attività finanziarie e assicurative (+2,4), servizi di informazione e comunicazione (+1,8%), noleggio, agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese (+1,7%). Tra i servizi fanno eccezione alloggio e ristorazione, che calano del -1,2%.
Le società di capitali si confermano il segmento più dinamico del tessuto imprenditoriale (+0,8%). Sono, invece, in flessione le imprese individuali (-0,2%) e le società di persone (-3,3%).
Le imprese straniere attive sono 9.033 (+4,1% su base annua), spinte soprattutto da trasporto e magazzinaggio (+12,1%), costruzioni (+8,5%) e manifattura (+6,6%).
Le imprese femminili attive sono 17.255, in lieve crescita rispetto a un anno fa. Idem per le imprese giovanili attive, che assommano 7.309.
Le imprese artigiane registrate al 30 settembre 2023 sono 28.997; quelle attive sono invece 28.927 con un calo di 34 posizioni (-0,1%) rispetto a un anno prima.
Le iscrizioni artigiane nel trimestre sono state 311 (+16,4% su base annua). Le cessazioni complessive, che possono essere dovute alla chiusura dell’impresa o alla perdita dei requisiti, sono state 285, in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il saldo complessivo risulta positivo di 72 unità.
Le nuove iscritte più numerose sono delle costruzioni (179) e della manifattura (64). Tra le attive alla fine del trimestre, sono in lieve aumento i servizi e le costruzioni, mentre sono in calo gli altri settori, soprattutto il commercio.
La forma giuridica delle società di capitali artigiane ha registrato una variazione tendenziale positiva (+3,3%), come anche le imprese individuali (+0,3%). Le società di persone, le cooperative e i consorzi presentano invece una variazione negativa su base annua.
Tornando al complesso delle imprese, nel terzo trimestre 2023 le procedure concorsuali disciplinate dalla precedente legge fallimentare, le procedure per la risoluzione della crisi di impresa disciplinate dal nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza entrato in vigore il 15 luglio 2022, gli scioglimenti e le liquidazioni sono state complessivamente 753.
Le 106.988 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, diminuite rispetto a un anno fa (-152), impiegavano 420.586 addetti alla fine del secondo trimestre dell’anno, di cui 353.660 dipendenti e 66.926 indipendenti. Tutti i settori economici, a parte l’agricoltura, riscontrano incrementi di addetti nelle localizzazioni attive. La manifattura registra l’aumento maggiore (+1.847). A seguire il commercio (+979) e le costruzioni (+227). Tra i servizi, crescono l’alloggio e la ristorazione (+1.234) mentre il trasporto e il magazzinaggio osservano un calo (-1.134).
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Il bilancio positivo tra iscrizioni e cessazioni nel terzo trimestre dell’anno mostra una contenuta vitalità del tessuto imprenditoriale bergamasco nonostante il peggioramento delle prospettive economiche. I servizi e le costruzioni registrano il numero maggiore di aperture e un saldo positivo. Diverso invece il discorso per il commercio e la manifattura, settori nei quali le chiusure superano le nuove iscrizioni”.
A fine 2022 le sedi di impresa bergamasche attive nella ristorazione erano 2.665 - circa il 4% del totale provinciale, una quota simile alla Lombardia e all’Italia. Nel decennio tra il 2013 e il 2022 sono aumentate di 294 unità le sedi di impresa attive nella ristorazione in provincia di Bergamo, realizzando quindi una variazione percentuale del 10%, che tocca addirittura il 40% se si considerano le imprese guidate da imprenditori nati all’estero. Va detto che il ritmo di crescita delle imprese di ristorazione e delle imprese straniere di ristorazione in bergamasca sono inferiori rispetto a corrispondenti tassi regionale e nazionale.
Se si considerano anche le unità locali, il totale sale a 3.693. Tra le unità locali della ristorazione circa tre su dieci fanno capo a una sede fuori provincia. Le unità locali hanno registrato una crescita costante - compreso nel 2022, seppure a velocità ridotta rispetto agli anni precedenti. Nel decennio sono cresciute in modo particolare le unità locali di imprese con sede fuori provincia, che hanno riportato una variazione percentuale del +144%.
Nel 2022 la maggioranza delle imprese di ristorazione attive aveva sede nell’area urbana del capoluogo (35%), seguita dalla pianura (27%), dalla collina (20%) e dalla montagna (18%). È proprio nell’area urbana che la ristorazione è cresciuta maggiormente nel decennio, poi in pianura. A fine 2022 Bergamo era in prima posizione per consistenza: 529 sedi e 232 unità locali (+40% rispetto al 2013), seguita da Treviglio (+30%).
Circa un’impresa su cinque è gestita da persone nate all’estero, il 94% delle quali è cittadina extra UE. Tra i ristoranti da asporto due su cinque sono a conduzione straniera, mentre nella ristorazione con somministrazione solo un’impresa su quattro è straniera. Se però lungo tutto il decennio gli stranieri hanno privilegiato la ristorazione senza somministrazione, nell’ultimo anno le curve si sono invertite e la somministrazione è diventata la tipologia prevalente anche tra le imprese straniere.
Un’impresa di ristorazione su quattro è a conduzione femminile, quota allineata all’Italia ma superiore alla Lombardia, mentre poco più di una su dieci è posseduta da giovani imprenditori. Le imprese giovanili e quelle femminili sono andate calando.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “L’evoluzione delle imprese di ristorazione lungo il decennio rispecchia diversi fenomeni, tra cui la crescita del turismo in città, il cambiamento degli stili di vita e delle abitudini legate ai pasti fuori casa durante la giornata lavorativa, oltre alla penetrazione delle catene della ristorazione. Un altro fenomeno osservabile dai numeri è la quota crescente di ristoratori stranieri, anche questo da mettere in relazione con fasi più mature della presenza straniera, accompagnata da una maggiore apertura degli italiani nei confronti del cibo etnico”.
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 5.448 milioni di euro (+2,4% su base annua, contro variazioni del -0,9% in Lombardia e del -1,0% in Italia). Le importazioni sono state pari a 3.570 milioni (-7,9% tendenziale, contro -6,0% in Lombardia e ‑9,8% in Italia). Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.878 milioni, superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.593 milioni).
Le variazioni più positive all’interno dei dieci settori trainanti delle esportazioni provinciali si registrano nei macchinari (1.289 milioni, +8,8%), metalli di base (816 milioni, +9,0%), mezzi di trasporto (555 milioni, +9,6%), apparecchi elettrici (352 milioni, +6,9%) e alimentari (325 milioni, +17,8%).
Le variazioni negative, invece, si riscontrano nei prodotti chimici (814 milioni, -6,2%), gomma e materie plastiche (517 milioni, -5,8%) e tessile e abbigliamento (251 milioni, -17,9%).
Si osserva una variazione negativa dell’area Euro 20 (-1,1%), compensata tuttavia da una crescita delle esportazioni verso i Paesi UE fuori dall’area Euro, pertanto la variazione complessiva delle esportazioni verso l’UE è praticamente nulla (‑0,2%).
Le esportazioni verso l’Asia orientale scendono sensibilmente (-15,8%), ma aumentano quelle verso i Paesi europei non UE (+7,4%), l’America settentrionale (+12,8%), il Medio Oriente (+17,2%) e l’America centro-meridionale (+12,7%).
Analizzando i dieci paesi con maggiore interscambio commerciale con Bergamo, hanno sofferto le esportazioni verso Germania (-2,2%), Spagna (-3,4%), Regno Unito (-2,5%), Paesi Bassi (‑4,8%), Cina (-16,6%) e Austria (-6,7%). Sono aumentate invece quelle verso Francia (4,7%), Stati Uniti (12,5%), Polonia (15,1%) e Svizzera (12,3%).
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni:“ Nel primo semestre la variazione delle esportazioni bergamasche rispetto all’anno precedente è in territorio ampiamente positivo, ma la crescita del secondo trimestre è meno brillante ed è un segno del rallentamento del commercio internazionale. Il calo della domanda interna di beni di consumo e di investimento, riscontrabile nei maggiori Paesi, si sta traducendo in una flessione delle importazioni. È così che, ad esempio, la situazione economica tedesca e cinese ha determinato un calo dei valori destinati a questi importanti partner commerciali del nostro territorio. In ogni caso, il flusso verso l’America settentrionale più che compensa questa diminuzione”.
Al 30 giugno 2023 in provincia di Bergamo erano 92.401 le sedi di imprese registrate e 83.072 le imprese attive, queste ultime in calo di 2.214 unità (-2,6%) rispetto a un anno prima. Si tratta del quarto trimestre consecutivo in cui le imprese attive riportano una diminuzione.
Le 1.202 iscrizioni del secondo trimestre sono il 5,5% in meno rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso. Le cessazioni sono invece aumentate e toccano quota 1.256, includendo sia quelle non d’ufficio (764) che quelle d’ufficio (492). Il saldo tra iscrizioni e cessazioni complessive è negativo di 54 unità, ma è significativamente positivo (+438) escludendo le cessazioni d’ufficio.
Il numero di iscrizioni del periodo è il più basso dei secondi trimestri dell’ultimo decennio, fatta eccezione per il 2020. Invece, le cessazioni non d’ufficio risultano decisamente al di sotto della media decennale dello stesso periodo.
Commenta i risultati il segretario generale M. Paola Esposito: “Per il quarto trimestre consecutivo il totale delle imprese attive è in diminuzione, mentre prosegue la tendenza decennale di calo delle iscrizioni registrate nel secondo trimestre. Tuttavia le cessazioni non d’ufficio sono in calo. È un segnale di resilienza delle imprese bergamasche in un quadro economico segnato da inflazione, rialzo dei tassi d’interesse e rallentamento della congiuntura”.
Nel secondo trimestre del 2023 il fatturato delle imprese bergamasche con almeno 3 addetti attive nel terziario continua a evidenziare variazioni positive su base annua, benché in rallentamento: l’aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 è pari al +4,2% nei servizi e al +2,5% nel commercio al dettaglio. Il confronto su base congiunturale, ossia rispetto al trimestre precedente, mette però in luce una flessione nell’ultimo periodo per il commercio al dettaglio (-0,9%), mentre i servizi si confermano in crescita, sebbene con una velocità quasi dimezzata rispetto ai primi tre mesi dell’anno (+0,8% vs +1,4%). Tale evoluzione si innesta in un quadro di inflazione elevata, il cui percorso di rientro non appare scontato: i prezzi stanno ancora crescendo e, se nei servizi l’incremento (+1,6% congiunturale) mostra un chiaro ridimensionamento, nel commercio al dettaglio la variazione risulta ancora elevata (+3%).
Tra i comparti si evidenziano variazioni positive per le attività di alloggio e ristorazione e i servizi alle persone, che beneficiano ancora della ripresa post Covid, oltre che dei servizi alle imprese, mentre il commercio all’ingrosso mostra una svolta negativa dopo il forte aumento registrato nel 2022.
La crescita del fatturato è stata favorita anche dall’incremento dei prezzi di vendita, tendenza che mostra un raffreddamento nel secondo trimestre (+1,6% la variazione congiunturale dopo il +3% del trimestre precedente) grazie all’allentarsi delle tensioni sul fronte dei costi.
L’occupazione delle imprese dei servizi prosegue la fase di crescita occupazionale evidenziata nell’ultimo anno: la variazione del numero di addetti tra inizio e fine trimestre risulta pari a +2,4%.
Dopo il lieve ripiegamento nei primi tre mesi dell’anno (-0,2%), l’occupazione delle imprese del commercio al dettaglio riprende il sentiero di crescita, con una variazione del numero di addetti tra inizio e fine trimestre pari a +0,8%. Al netto delle oscillazioni trimestrali, si conferma il trend positivo evidenziato negli ultimi anni.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: La spinta legata alle riaperture nei settori dei servizi si sta indebolendo, tuttavia la variazione su base annua resta ancora significativamente positiva, sebbene l’aumento del fatturato sia in parte riconducibile all’aumento dei prezzi. D’altro canto l’inflazione e la politica monetaria iniziano a giocare un ruolo nel deprimere i consumi e nei prossimi mesi questo effetto sarà più marcato. La diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie si nota già nella variazione negativa del fatturato del commercio al dettaglio, dove la dinamica inflativa è ancora intensa”.