Martedì 26 Novembre 2024
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Il superamento si registra nell’industria, nei servizi e nell’artigianato; nel commercio la quota bergamasca è uguale a quella regionale. Le previsioni di investimento sono però in calo.
Nel 2018 le imprese bergamasche che dichiarano di aver realizzato investimenti sono il 66,4% nell’industria, il 37,6% nei servizi, il 37,4% nel commercio al dettaglio e il 31,5% nell’artigianato; si tratta di valori superiori alle analoghe percentuali regionali, con l’eccezione del commercio al dettaglio, dove la quota è sostanzialmente uguale.
“La differenza tra i settori – spiega il presidente Paolo Malvestiti – è in buona parte spiegata dalla dimensione d’impresa. A livello sia provinciale che regionale, maggiore è la dimensione aziendale, più forte è la propensione a investire”.
Gli investimenti sono una componente importante sia dal punto di vista macroeconomico (rappresentano una delle principali voci del PIL), sia da quello microeconomico, strettamente correlati al tema della competitività d’impresa.
Il dato del 2018 si conferma sui buoni livelli raggiunti negli ultimi anni, grazie all’andamento positivo che ha consentito di aumentare la quota di imprese investitrici rispetto al minimo registrato nel 2013, ultimo anno della crisi dei debiti sovrani; tuttavia per tutti i settori il valore registrato nel 2018 segna una flessione rispetto all’anno precedente, tendenza confermata anche a livello provinciale.
Una diminuzione ancora più marcata si evidenzia per le previsioni di investimento per l’anno 2019: sono infatti il 58,8% le imprese industriali che pensano di effettuare investimenti, una percentuale che scende al 34,9% nel commercio al dettaglio, al 26,5% nei servizi e al 24,5% nell’artigianato. Quello che colpisce è il divario rispetto agli analoghi valori dichiarati l’anno precedente, con gap negativi di circa 10 punti percentuali per tutti i settori (le previsioni di investimento nel 2017 erano pari al 69,9% nell’industria, al 44,4% nel commercio, al 35,6% nell’artigianato e al 34,8% nei servizi).
Perché si registra questo sensibile calo nelle previsioni? “Una spiegazione – riprende Malvestiti – può trovarsi nel rallentamento della congiuntura nazionale ed europea, ma in parte potrebbe essere l’effetto del depotenziamento per il 2019 di alcuni strumenti agevolativi che negli anni passati avevano contribuito a spingere gli investimenti delle imprese.”
Nel 2018 l’utilizzo di agevolazioni fiscali è stato infatti intenso da parte delle imprese investitrici, soprattutto di quelle industriali (71,9%), ma anche nei servizi e nell’artigianato la quota è stata superiore alla metà (rispettivamente 57,4% e 51,2%); inferiore il dato relativo al commercio, che si ferma al 43,9%.