Sabato 23 Novembre 2024
Vai al Contenuto Raggiungi il piè di pagina
Miglioramento diffuso nel commercio al dettaglio per la riapertura del non alimentare. Servizi alle imprese e commercio all’ingrosso quasi ai livelli pre-Covid. Alloggio e ristorazione fatturato giù del -20%
COMMERCIO AL DETTAGLIO - Le imprese bergamasche del commercio al dettaglio con almeno tre addetti registrano nel terzo trimestre una variazione del fatturato su base annua pari al -2,4%, una flessione molto più contenuta rispetto al -7,2% e al -17,1% conseguiti nei primi due trimestri del 2020. Il comparto si conferma inoltre, rispetto agli altri macro-settori economici indagati dalla rilevazione della Camera di commercio, come quello meno colpito dalla crisi da Covid-19.
L’indice del fatturato, dopo aver raggiunto nel secondo trimestre il livello più basso della serie storica, risale a quota 86, circa 1,5 punti sotto il valore di fine 2019. A livello lombardo il recupero è ancora più marcato con l’indice regionale che si porta a poco più di mezzo punto dai livelli pre-Covid.
Per capire meglio l’evoluzione del comparto vanno considerati gli effetti molto eterogenei che il periodo di quarantena ha avuto sugli esercizi commerciali a seconda della tipologia: i negozi alimentari, soprattutto la grande distribuzione, sono stati infatti avvantaggiati dalla crescita del lavoro agile e dalla chiusura di bar e ristoranti, elementi che hanno favorito i consumi domestici, mentre i negozi non alimentari hanno subito un duro contraccolpo, dovendo in gran parte sospendere le attività. Il risultato complessivo è stato di una perdita comunque significativa, ma di entità inferiore rispetto agli altri settori economici.
Nel terzo trimestre questa estrema variabilità settoriale si affievolisce, perché i negozi non alimentari mostrano un effetto “rimbalzo” dovuta alla piena ripresa delle attività, portandosi anch’essi in prossimità dei livelli di fatturato che avevano contraddistinto il 2019.
I prezzi mostrano un calo rispetto al trimestre precedente (-0,6%), quando difficoltà logistiche di approvvigionamento e domanda in crescita per alcune tipologie di prodotti avevano causato un rincaro dei listini.
Le valutazioni sugli ordini ai fornitori, nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, mostrano ancora una netta prevalenza di indicazioni di diminuzione su quelle di aumento, ma il saldo evidenzia un miglioramento rispetto al secondo trimestre. Molti negozi sono d’altra parte ancora alle prese con lo smaltimento delle scorte, sebbene i giudizi sui magazzini registrino un deciso riassorbimento rispetto ai valori molto elevati dei primi due trimestri del 2020.
Circa le vendite di ipermercati e supermercati, nel terzo trimestre si evidenzia un rallentamento rispetto alla crescita intensa sperimentata nei primi due trimestri, quando supermercati e ipermercati avevano fronteggiato un significativo incremento della domanda: la variazione in valore rimane positiva, sebbene di entità inferiore rispetto alle due precedenti, mentre le quantità vendute mostrano una diminuzione. Nonostante alcuni elementi permangano nel favorire il consumo alimentare domestico (ad esempio il lavoro da remoto), il vantaggio per la grande distribuzione si è notevolmente attenuato.
L’occupazione conferma un buon grado di tenuta nonostante lo shock portato dalla pandemia: la variazione del numero di addetti nel trimestre è infatti solo lievemente negativa (-0,2%), con tassi di ingresso e uscita in crescita dopo il “congelamento” del mercato del lavoro nei primi due trimestri. Gli strumenti a sostegno dell’occupazione, da un lato, e le esigenze di manodopera da parte degli esercizi che hanno sperimentato una crescita di domanda, dall’altro, hanno permesso all’occupazione di rimanere sostanzialmente stabile; si è però esaurita la fase di crescita che aveva caratterizzato il 2019.
Le aspettative degli imprenditori per il prossimo trimestre segnalano un miglioramento diffuso, in parte dovuto al picco delle vendite di fine anno, che nel terzo trimestre genera sempre aspettative al rialzo. Il confronto con i valori registrati un anno fa mostra come i livelli di fiducia si siano riportati vicini ai livelli pre-Covid senza però raggiungerli. Naturalmente l’evoluzione della situazione epidemiologica sarà fondamentale per confermare queste speranze e determinare i risultati dell’intera annata.
SERVIZI - Il settore dei servizi si conferma l’epicentro dello shock economico portato dal Covid-19: le imprese bergamasche con almeno 3 addetti appartenenti a questo variegato e ampio settore registrano nel terzo trimestre una variazione di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019 pari al -7,5%, il divario più ampio tra i macro-settori indagati dall’indagine della Camera di commercio. Tutti i comparti evidenziano variazioni negative, ma se i servizi alle imprese e, in misura ancora maggiore, il commercio all’ingrosso si sono riportati in prossimità dei livelli pre-Covid, per i servizi di alloggio e ristorazione il calo di fatturato su base annua è ancora nell’ordine del -20%: per queste imprese anche le prospettive future restano molto incerte.
Dopo aver toccato il minimo storico nel secondo trimestre 2020, l’indice del fatturato risale a quota 87,9. La crescita congiunturale è pari a oltre il 20%, ma per raggiungere i valori di fine 2019 restano ancora 5 punti da recuperare. L’andamento dei servizi a Bergamo rispecchia da vicino la tendenza regionale, sebbene l’indice provinciale si confermi su un livello inferiore per via del divario accumulato negli anni passati.
L’andamento dei prezzi mostra una lieve accelerazione, spinta probabilmente dai costi derivanti dall’implementazione dei protocolli di sicurezza. Le prospettive future dei prezzi restano comunque orientate a un’estrema moderazione per via della debolezza della domanda.
Nonostante il deciso miglioramento rispetto alla situazione dei primi due trimestri, le imprese dei servizi che dichiarano un calo su base annua rimangono la maggioranza del campione.
A differenza degli altri macro-settori, nei servizi l’effetto dell’emergenza sanitaria ed economica sull’occupazione è stato evidente, con un calo significativo del numero di addetti dovuto probabilmente alla quota più elevata di contratti con minore protezione, come quelli a tempo determinato o a chiamata. Questa maggior reattività dell’occupazione al ciclo economico ha fatto sì che il numero di addetti tornasse lievemente ad aumentare. Al netto degli effetti stagionali la crescita occupazionale è più marcata, ma l’indice si posiziona comunque diversi punti sotto il livello pre-Covid.
Dopo il miglioramento della scorsa rilevazione, le aspettative degli imprenditori per il quarto trimestre non mostrano un ulteriore progresso. I saldi si confermano in territorio ampiamente negativo, in particolare per il fatturato e l’occupazione. Ancora una volta, sono le attività di alloggio e ristorazione a mostrare i livelli di fiducia più bassi, sebbene la rilevazione sia stata svolta nei primi 20 giorni di ottobre, prima cioè che le nuove misure di contenimento adottate per fronteggiare la seconda ondata del virus tornassero a colpire questo settore già duramente penalizzato.
“La reattività che abbiamo riscontrato nei due comparti manifatturieri – dichiara il presidente Carlo Mazzoleni – è osservabile anche nel commercio, che ha avuto buone prestazioni nel terzo trimestre; non così nei servizi, soprattutto per alloggio e la ristorazione. Ovviamente la seconda ondata lascerà un segno sui numeri del quarto trimestre. L’economia si riavvierà velocemente solo una volta eliminato il rischio sanitario. Ci sono segnali incoraggianti in questo senso, tuttavia è opportuno attenersi ad un principio di prudenza.”