Venerdì 15 Novembre 2024
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È il terzo trimestre in cui la variazione tendenziale delle esportazioni bergamasche registra un risultato negativo. Solo i mezzi di trasporto e gli alimentari hanno avuto una variazione positiva
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 5.046 milioni di euro (-5,8% su base annua, contro variazioni del -3,4% in Lombardia e del -2,8% in Italia).
Le importazioni sono state pari a 3.468 milioni (-9,5% tendenziale, contro -5,7% in Lombardia e 10,1% in Italia).
Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.578 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.593 milioni).
Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.132 milioni, -7,8%), prodotti chimici (780 milioni, -2,9%), metalli di base (707 milioni, -13,0%), mezzi di trasporto (529 milioni, +1,6%), gomma e materie plastiche (476 milioni, -7,8%), apparecchi elettrici (358 milioni, -4,8%), alimentari (326 milioni, +1,7%) e tessile e abbigliamento (236 milioni, -10,0%).
Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame il decremento registrato dall’area EU ( 6,1%) è superiore a quello riferito ai Paesi non UE (-5,3%), quest’ultimo spiegabile principalmente con le variazioni negative di America settentrionale, Paesi europei non UE e Medio Oriente.
Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, le variazioni dei primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo sono tutte negative.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Con il primo dell’anno sono già tre i trimestri consecutivi in cui le esportazioni bergamasche registrano una variazione in territorio negativo, e in quello in esame il calo avviene in misura preoccupante, peggiore dei dati regionale e nazionale. La Lombardia ha iniziato questo movimento in discesa un trimestre prima e accumulando quindi nel complesso una perdita di valore più elevata. Certo è che la debolezza della domanda che sta alla radice della contrazione del commercio internazionale pesa sulla manifattura, lasciando relativamente indenne la componente dei servizi”.