Sabato 23 Novembre 2024
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Corrono le imprese industriali (+3,5% congiunturale), ma anche quelle artigiane evidenziano un incremento superiore alla media regionale (+1,2%). Rimane il nodo dei costi di approvvigionamento, con rincari superiori al 10% per le materie prime.
Nel secondo trimestre prosegue il rimbalzo della produzione manifatturiera bergamasca rispetto ai livelli anomali del 2020: il fenomeno risulta particolarmente accentuato perché il confronto avviene rispetto al punto di minimo raggiunto lo scorso anno, in occasione del periodo più difficile dell’emergenza sanitaria. Gli incrementi su base annua raggiungono così i valori record di +37,5% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e di +30,4% per le imprese artigiane con almeno 3 addetti. La variazione rispetto al trimestre precedente conferma comunque il processo di ripresa in corso nella manifattura provinciale, con aumenti significativi sia per l’industria (+3,5%) che per l’artigianato (+1,2%). Nell’industria, in particolare, si tratta del quinto segno positivo consecutivo, con una velocità di crescita che ha consentito di superare i valori pre-Covid, mentre l’artigianato ha evidenziato una ripresa più incerta ma comunque sufficiente a recuperare i livelli del 2019.
La crescita della produzione dell’industria bergamasca risulta allineata a quella regionale: la Lombardia registra infatti una variazione inferiore su base annua (+32,5%) ma un incremento congiunturale lievemente più marcato (+3,7%). Allargando l’analisi a tutto il periodo successivo allo scoppio dell’emergenza sanitaria, l’industria orobica ha mostrato un grado di resilienza e una capacità di recupero superiore alla media regionale, riducendo il gap con l’indice lombardo della produzione rispetto al periodo pre-Covid19.
Il dettaglio settoriale evidenzia come molti comparti importanti del sistema industriale bergamasco abbiano superato i livelli precedenti alla pandemia, a partire dalla meccanica, il settore più rilevante dal punto di vista dimensionale, ma anche per quanto riguarda chimica-farmaceutica e siderurgia. Ancora in difficoltà molti settori del made in Italy, sebbene segnali di recupero inizino a manifestarsi nel tessile.
La produzione manifatturiera dell’artigianato torna a mostrare un segno congiunturale positivo (+1,2%) a Bergamo, riprendendo il percorso di recupero dei livelli produttivi dopo la battuta d’arresto registrata nel trimestre precedente (-0,7%). Sebbene l’intensità della crescita risulti inferiore al comparto industriale, per via delle minori dimensioni delle imprese e della conseguente difficoltà nell’agganciare la domanda internazionale, le imprese artigiane bergamasche confermano una maggiore reattività rispetto alla media regionale: in Lombardia si registra infatti una crescita più ridotta su base annua (+22,6%), mentre la variazione congiunturale risulta negativa (-0,5%) per il terzo trimestre consecutivo. Il risultato di questa dinamica è che a livello regionale l’artigianato è ancora distante dai livelli pre-pandemia, mentre a Bergamo il divario è stato sostanzialmente chiuso.
Anche il fatturato delle imprese artigiane bergamasche evidenzia un forte rimbalzo su base annua (+33,1%) e un incremento di circa un punto percentuale (+0,9%) rispetto al trimestre precedente, mentre gli ordinativi proseguono la fase di crescita (+0,8% rispetto al primo trimestre) pur evidenziando un rallentamento.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Rapportando la produzione manifatturiera del secondo trimestre con quella di un anno prima, la variazione è altissima, ma è più significativo e importante sottolineare il superamento dei livelli 2019 pre-Covid, specialmente per l’industria. Un altro punto che vale la pena di mettere in risalto è la maggiore capacità di recupero dimostrata dal manifatturiero bergamasco rispetto al regionale. Ciò induce ad essere fiduciosi sulla tenuta occupazionale, anche a fronte dello sblocco dei licenziamenti, ma anzi, al contrario, si fa sempre più marcata la difficoltà di reperimento di figure adeguate da parte delle imprese. Per altro verso, non tutti i settori sono ugualmente performanti e permangono tensioni sui prezzi delle materie prime.”