Venerdì 22 Novembre 2024
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Nel 2022 propensione a investire ancora alta. L’obiettivo è migliorare la produttività. Nel commercio aumentano gli investimenti per diversificare e cercare nuovi mercati.
Il focus realizzato dalla Camera di commercio di Bergamo sui principali settori economici della provincia (industria, artigianato manifatturiero, servizi e commercio al dettaglio) mostra come la propensione delle imprese a investire sia rimasta elevata nel 2022: la percentuale che ha dichiarato di avere realizzato investimenti nel corso dell’anno si conferma sui massimi storici per la manifattura (69% industria e 34% artigianato), mentre mostra un lieve calo nel commercio al dettaglio (33%); i servizi (34%) rimangono infine stabili rispetto al 2021 ma su livelli ancora inferiori ai valori pre-Covid.
Il risultato nettamente migliore dell’industria rispetto agli altri settori è parzialmente dovuto alle maggiori dimensioni medie delle imprese, ma la performance del comparto risulta superiore anche nel confronto con l’analogo valore lombardo (65%) confermando l’elevata intensità di capitale dell’industria orobica.
Le motivazioni addotte dalle imprese che non hanno realizzato investimenti nel 2022 vedono al primo posto la mancanza di una reale esigenza, con percentuali che vanno dal 34% dell’industria al 44% del commercio al dettaglio. Sommando anche le indicazioni relative ad investimenti già realizzati negli anni precedenti o programmati per quelli successivi, si raggiunge una quota di imprese pari a circa il 60-70% che non ha investito per scelte proprie indipendenti da ostacoli o vincoli esterni. Nella restante parte dei casi, l’impedimento maggiore è rappresentato dalle prospettive di mercato incerte, che pesano per circa il 25% nei settori manifatturieri e nel commercio al dettaglio, con una quota che si riduce nei servizi (17%). La mancanza di risorse finanziarie incide invece soprattutto per le imprese artigiane (16%), seguite da quelle dei servizi (12%) e del commercio (9%), mentre tale vincolo risulta poco rilevante per le imprese industriali (6%).
Al di là delle intenzioni per quel che riguarda la propria impresa, gli imprenditori artigiani sono in prevalenza pessimisti sull’andamento degli investimenti nel proprio settore nel 2023: il saldo tra previsioni di crescita (16%) e diminuzione (35%) risulta ampiamente negativo (-19). Su questo risultato pesa sicuramente la risalita dei tassi di interesse che rischia di peggiorare le condizioni di accesso al credito, soprattutto per le imprese di piccole dimensioni.
Le aspettative sono invece orientate a una situazione di stabilità nel commercio al dettaglio e nei servizi, dove le indicazioni di aumento e diminuzione degli investimenti si equivalgono. Il saldo risulta infine lievemente positivo nell’industria (+4), che si conferma il settore più solido sotto questo profilo.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “L’industria bergamasca spicca per propensione all’investimento non solo nel confronto con gli altri settori, ma anche con il complesso dell’industria in Lombardia. Nel complesso delle imprese prevalgono gli investimenti in beni materiali e le motivazioni legate a una maggiore efficienza e produttività. Sono soprattutto gli artigiani a prevedere nel proprio settore un anno 2023 di decrescita degli investimenti. Pesano i maggiori tassi di interesse, che limitano l’accesso al credito per le imprese meno strutturate”.