Sabato 23 Novembre 2024
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Nella manifattura la domanda e gli approvvigionamenti rimangono critici, mentre nel commercio e nei servizi le chiusure dovute alle misure anti-Covid limitano la ripresa. Calano le imprese con problemi finanziari, crescono gli investimenti.
La situazione delle imprese bergamasche, dopo oltre un anno di emergenza sanitaria, risente ancora degli effetti della pandemia ma segnala un lento miglioramento. Questo è quanto emerge dall'indagine condotta nell'aprile 2021 dalla Camera di Commercio di Bergamo con la collaborazione di Unioncamere Lombardia. Rispetto ai dati raccolti a luglio 2020 cala la percentuale di imprenditori che dichiara di aver subìto perdite difficilmente recuperabili. Quest'ultima categoria, che rappresenta un segmento di imprese ad alta vulnerabilità, diminuisce soprattutto nell'industria, dove passa dal 16% all'8%, mentre nell'artigianato, nei servizi e nel commercio al dettaglio è ancora tra il 20% e il 30%.
I problemi relativi alla domanda rimangono prioritari nel manifatturiero, ma con percentuali (36% per l'industria e 38% per l'artigianato) in netto calo rispetto a luglio scorso. Crescono le criticità legate agli approvvigionamenti, dovute alla ridefinizione delle catene di fornitura durante la pandemia e all'impennata dei prezzi delle materie prime. Le restrizioni imposte dalle misure anti-Covid sono invece la questione centrale per le imprese del terziario (50% nel commercio e 31% nei servizi), dove molti comparti (alloggio e ristorazione, servizi alla persona, commercio non alimentare) sperimentano ancora limitazioni significative alla propria attività. Risultano fortunatamente in calo i problemi finanziari e di liquidità, sebbene nell'artigianato e nei servizi vengano ancora segnalati da una quota significativa di imprenditori (rispettivamente 18% e 14%).
Nonostante gli effetti negativi della crisi, esiste una quota rilevante di imprese che ha reagito in maniera dinamica allo shock generato dalla pandemia, realizzando o progettando nuovi investimenti: si tratta di un segmento pari a circa il 30% nell'industria e al 20% nel commercio e nei servizi. Le strategie di reazione dichiarate dalle imprese sono legate soprattutto alla ricerca di nuovi clienti e mercati, in particolare nel manifatturiero, mentre l'implementazione di servizi e prodotti innovativi presenta maggiore rilevanza nel commercio e nei servizi, impegnati a progettare soluzioni che consentano di proseguire l'attività nel rispetto delle norme di distanziamento (e-commerce, consegne a domicilio).
La questione occupazionale è stata affrontata con un largo ricorso alla cassa integrazione - tutt'ora utilizzata da circa il 40% delle imprese - che ha permesso di limitare il ricorso a provvedimenti di riduzione dell'organico, blocco delle assunzioni e mancato rinnovo di contratti in scadenza. Nei servizi, tuttavia, i livelli occupazionali hanno subìto un impatto maggiore poiché alcune delle attività colpite maggiormente dalle restrizioni anti-Covid, come la ristorazione, sono caratterizzate da un'elevata quota di forza lavoro inquadrata con contratti a tempo determinato o comunque poco protetti.
L'utilizzo dello smart working ha registrato un forte impulso durante la pandemia, soprattutto nell'industria (dove ha raggiunto il 60% delle imprese), ma i giudizi sembrano essere ambivalenti a riguardo e la maggior parte delle imprese bergamasche sembra orientata a non mantenere questa forma di lavoro una volta usciti dall'emergenza sanitaria. La stima della quota di imprese che utilizzerà forme di lavoro agile nel periodo post-Covid è comunque decisamente superiore ai livelli precedenti la pandemia (10% per l'industria, 4% per il commercio, 6% per i servizi), fatta eccezione per l'artigianato (1%).
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: "L'indagine camerale condotta su un campione di imprese bergamasche mostra un quadro ancora segnato dagli effetti della pandemia ma in netto miglioramento rispetto a luglio 2020. Le misure di sostegno, in particolare, sembrano aver ridotto l'impatto finanziario della crisi da Covid-19. Cresce anche la quota di imprese che sta realizzando o progettando nuovi investimenti, specialmente nell'industria. I livelli occupazionali sono stati sostanzialmente preservati nell'industria grazie all'ampio utilizzo della cassa integrazione e alle misure di blocco dei licenziamenti, mentre la situazione nei servizi, fortemente colpiti dalle restrizioni del primo trimestre 2021, desta maggiori preoccupazioni".