Venerdì 22 Novembre 2024
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Le imprese attive calano soprattutto nel commercio, costruzioni e manifattura.
Al 31 dicembre 2022 erano 92.594 le sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo, mentre le imprese attive raggiungevano un totale di 82.946, in calo di 1.766 unità rispetto a un anno prima (-2,1%).
Disaggregando il totale per settore economico, i servizi rappresentano il 39,2% delle imprese attive, seguiti da commercio (21,8%), costruzioni (20,3%), manifattura (12,6%) e agricoltura (5,9%). Rispetto alla fine del 2021 le imprese attive hanno registrato un calo in tutti i settori tranne i servizi, che sono rimasti costanti. Il commercio (con una variazione assoluta pari a -760 e una variazione tendenziale pari a -4,0%) ha accusato le perdite maggiori. A seguire le costruzioni (-683 pari a -3,9%), la manifattura (-312 pari a -2,9%) e l’agricoltura (-20 pari a -0,4%).
I dati di flusso mostrano un calo delle iscrizioni e delle cessazioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente: le iscrizioni sono 1.096 (-9,0%) e le cessazioni (includendo sia quelle d’ufficio che quelle non d’ufficio) sono 1.266 (-8,8%). Nello specifico, le cessazioni d’ufficio sono state solo 4, mentre le cessazioni non d’ufficio sono 1.262 (-4,5% su base annua). Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta negativo con -170 unità.
Sommando i quattro trimestri dell’anno, i flussi di iscrizioni e cessazioni non d’ufficio si stanno normalizzando rispetto alle anomalie indotte dalla pandemia che aveva visto, da un lato, il rimbalzo delle iscrizioni e, dall’altro, il congelamento delle cessazioni. Rispetto al 2021 le iscrizioni annuali hanno, infatti, avuto un calo (pari a -4,3%) mentre le cessazioni non d’ufficio sono cresciute (+4,9%).
Il tasso di natalità delle imprese registra nel trimestre il valore di 1,2% mentre il tasso di mortalità si attesta su 1,4%. Nel trimestre in esame la dinamica demografica provinciale è quindi negativa in quanto il tasso di mortalità risulta maggiore rispetto a quello di natalità. La somma dei due tassi restituisce poi il tasso di turnover lordo (2,6%), mentre la loro differenza corrisponde al tasso di turnover netto (-0,2%).
Il tasso di natalità è maggiore nei servizi (+0,9%), costruzioni (+0,9%), commercio (+0,8%), manifattura (+0,5%) e agricoltura (+0,5%). Il tasso di mortalità, invece, è minore in agricoltura (0,6%). I maggiori i tassi di mortalità si registrano nel commercio (1,6%), nella manifattura (1,4%), nei servizi (1,4%) e nelle costruzioni (1,3%).
In relazione alla natura giuridica, l’impresa individuale è la forma giuridica maggiormente diffusa tra le imprese attive, con un totale di 42.522 ricorrenze, pari al 51,3% delle imprese attive totali. A seguire le società di capitali (26.062 pari al 31,4%), le società di persone (12.564 pari a 15,1%) e le altre forme giuridiche (1.798 pari a 2,2%). Rispetto al 31 dicembre 2021 sono in crescita solamente le società di capitali, che registrano una variazione tendenziale del +3,0%. Sono, invece, in flessione le imprese individuali (-5,1%), le società di persone (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-1,3%).
Al 31 dicembre 2022 le imprese straniere attive erano 8.772, pari al 10,6% delle imprese attive totali. In relazione all’anno prima, registrano una variazione tendenziale pari a -8,0%. Le imprese femminili attive sono 17.217 (-0,7% su base annua) e rappresentano il 20,8% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 7.423 (-2,5% su base annua) e rappresentano l’8,9% delle imprese attive totali.
Alla fine del 2022 le imprese artigiane registrate erano 28.952. Le imprese artigiane attive erano, invece, 28.876 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, un calo di 1.161 posizioni e una variazione tendenziale pari a -3,9%.
Le iscrizioni artigiane nel trimestre sono state 345 (-15,2% su base annua), mentre le cessazioni complessive, d’ufficio e non d’ufficio, sono state 416 (-13,5% su base annua). Il saldo complessivo risulta negativo con -71 unità (-74 nel corrispondente periodo del 2021).
L’analisi per settore economico mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nell’ambito delle costruzioni (12.731 pari al 44,1% delle imprese attive totali), dei servizi (8.245 pari al 28,6%), della manifattura (6.249 pari a 21,6%) e del commercio (1.522 pari al 5,3%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, tutti i settori registrano un calo delle imprese artigiane attive, fatta eccezione per l’agricoltura, che presenta una variazione nulla. Le costruzioni (-715 pari a -5,3% su base annua) presentano il calo maggiore. A seguire la manifattura (-294 pari a -4,5% su base annua), il commercio (-30 pari a -1,9%) e i servizi (-124 pari a -1,5%).
Analizzando la forma giuridica, invece, il 73,3% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,3%), le società di capitali (11,3%), i consorzi (0,04%) e le cooperative (0,01%). Le società di capitali hanno registrato una variazione tendenziale positiva, pari a 4,5%, rispetto all’anno precedente; le imprese individuali, le società di persone, le cooperative e i consorzi presentano invece una variazione negativa, mentre le altre forme giuridiche registrano una variazione nulla.
Tornando al complesso delle imprese, nel quarto trimestre 2022 le procedure concorsuali, gli scioglimenti e le liquidazioni sono state complessivamente 504.
Le 106.965 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, diminuite rispetto a un anno fa (-1.448), impiegano 415.690 addetti (di cui 348.209 dipendenti e 67.481 indipendenti). Questo dato è riferito alla fine del terzo trimestre 2022 e va interpretato con cautela essendo di origine amministrativa. Si riscontrerebbero rispetto al terzo trimestre 2021 incrementi di addetti nelle localizzazioni attive dei servizi (+9.010), delle costruzioni (+1.290), della manifattura (+3.195), dell’agricoltura (+188) e del commercio (+101).