Sabato 23 Novembre 2024
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In aumento le imprese che investono ricorrendo a mezzi di terzi. La maggioranza usa il credito per avere liquidità ma senza l’affanno dell’anno scorso. Pesano sempre di più i costi di magazzino.
A luglio 2021 la situazione finanziaria delle imprese bergamasche ha raggiunto un maggiore equilibrio rispetto all’anno scorso – è questo il dato più rilevante che emerge dall’indagine condotta su un campione di imprese nel mese di luglio scorso dalla Camera di commercio di Bergamo in collaborazione con Unioncamere Lombardia. La percentuale dei rispondenti con un rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri inferiore a 1 risulta, infatti, pari a circa il 60% in tutti i settori, segnando così una diminuzione delle imprese che ricorrono all’indebitamento. Tra i settori, l’industria si conferma il comparto più solido grazie anche alla maggiore dimensione delle sue imprese; i servizi si avvicinano ai loro livelli di indebitamento pre-Covid, mentre l’artigianato è quello che ha superato i rispettivi valori del 2019. La situazione del commercio è variata di poco.
Tra le motivazioni del ricorso al credito si riscontra un aumento significativo degli investimenti, ma non nel comparto dei servizi. La motivazione prevalente rimane comunque legata alle esigenze di cassa, che sono state indicate da una percentuale di imprese compresa tra il 70% e l’80%. L’esigenza di liquidità, tuttavia, risulta più che altro espressione di una strategia precauzionale piuttosto che di un bisogno stringente.
Il riequilibrio della situazione finanziaria si accompagna a un miglioramento dei giudizi sull’accesso al credito rispetto alle valutazioni del 2020, che pure non erano così negative come ci si sarebbe potuto aspettare grazie alle agevolazioni messe in campo dalle istituzioni. Cala anche il livello di preoccupazione in merito alla capacità di rimborsare il debito accumulato. L’industria, ancora una volta, registra il grado di fiducia maggiore con circa il 20% di imprese che si dichiarano mediamente o molto preoccupate. Nei servizi questa quota si situa poco sopra il 20%, mentre sale sopra il 30% nel commercio al dettaglio e nell’artigianato. La preoccupazione elevata rimane minoritaria in tutti i settori.
Rispetto ai fattori legati alla crisi sanitaria che hanno inciso o incideranno sulla situazione finanziaria, sono meno numerosi nei confronti dell’anno scorso gli imprenditori in apprensione per i ritardi di pagamento, i costi di adeguamento ai protocolli di sicurezza e la difficoltà di sostenere le spese correnti. Fanno però eccezione i costi di magazzino, che registrano un forte incremento, arrivando a rappresentare il problema principale nell’industria con il 57% contro il 26% del 2020. A seguire commercio al dettaglio (49%), artigianato (37%) e servizi (24%), che mostrano valori inferiori ma comunque in crescita rispetto al 2020.
“I risultati dell’indagine camerale” – commenta il presidente Carlo Mazzoleni – “mostrano che la finanza aziendale è nettamente migliorata rispetto all’anno scorso, fortemente segnato dalla crisi da Covid-19. L’industria conferma il suo primato di solidità tra i settori, mentre l’artigianato mostra chiari segni di ripresa, migliorando il suo livello di indebitamento rispetto al 2019. Che più imprese, specialmente industriali, accedano ora al credito per finanziare gli investimenti fa presupporre un ristabilito clima di fiducia. Si è tuttavia aggiunta la forte preoccupazione per l’aumento del capitale circolante investito a seguito dell’aumento dei prezzi che erode la capacità finanziaria a disposizione delle aziende per investimenti.”