Sabato 23 Novembre 2024
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Tre quarti degli occupati tra 15 a 34 anni lavora a tempo indeterminato. Solo un quinto ha conseguito la laurea o una specializzazione. La disoccupazione giovanile fa crescere i Neet.
A Bergamo nella media dell’anno 2020, fatto salvo il maggiore margine di errore statistico a livello provinciale, l’88,5% degli occupati ha un contratto a tempo indeterminato mentre il restante 11,5% ha un contratto a tempo determinato – così risulta dai microdati Istat sulle forze lavoro diffusi da Unioncamere Lombardia. Suddividendo in base alle classi di età, nella fascia tra i 15 e i 34 anni il 74,6% ha un contratto a tempo indeterminato, contro il 69,9% del 2019. Tra i 35 e i 54 anni, invece, gli occupati a tempo indeterminato salgono a 94,3%. Una crescita, seppure lieve, si riscontra anche nella fascia dai 55 anni e oltre (91,3%).
Circa il titolo di studio il 44,4% degli occupati ha il diploma di scuola media superiore. A seguire la licenza di scuola media (38,7%), la laurea e i titoli di specializzazione post laurea (14,7%) e, infine, la licenza elementare o l’assenza di titolo di studio (2,2%). Gli stessi dati, disaggregati per genere, rivelano che la componente femminile con un diploma di scuola media superiore rappresenta il 47,0% contro il 42,6% di quella maschile. Tra le femmine, inoltre, è maggiore l’incidenza di occupati con una laurea o un titolo post laurea (19,5%) contro l’11,5% dei maschi. Conseguentemente, per questi ultimi è superiore l’incidenza di occupati con licenza media (43,5%).
In base alle classi di età, nella fascia tra i 15 e i 34 anni il 56,4% degli occupati ha un diploma di istruzione secondaria e solo il 20,2% ha una laurea o un titolo post laurea. Tra i 35 e i 54 anni il 43,4% ha solo la licenza media ma il 42,2% ha il diploma di scuola media secondaria. Infine, nella fascia dai 55 anni in su prevale la licenza media (49,2%).
In relazione al regime orario, l’83,4% degli occupati lavora a tempo pieno mentre il restante 16,6% lavora a tempo parziale. Disaggregando i dati per genere, la componente maschile occupata con un contratto a tempo pieno risulta il 95,2% contro il 4,8% a tempo parziale. Per la componente femminile il divario è, invece, più ampio: il 66,4% lavora a tempo pieno e il 33,6% a tempo parziale. Quanto alle ore lavorate, il 63,9% degli occupati lavorano oltre 30 ore. Seguono gli occupati che lavorano fino a 20 ore (13,7%), 0 ore (12,3%) e, infine, da 21 a 30 ore (10,1%). Analizzando questi dati per genere, il 75,5% degli occupati maschi lavorano oltre 30 ore. Seguono quelli che lavorano 0 ore (11,0%), fino a 20 ore (9,1%) e da 21 a 30 ore (4,4%). Per la componente femminile, invece, il 47,2% lavora oltre 30 ore. A seguire fino a 20 ore (20,3%), da 21 a 30 ore (18,3%) e 0 ore (14,1%).
I Neet (acronimo di Not in education, employment or training, ovvero giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano perché disoccupati o inattivi, né partecipano a corsi di istruzione o formazione professionale), registrano un tasso Neet totale del 18,3%. In Lombardia rilevano un tasso di incidenza del 17,4%, mentre in Italia il 23,3%. Sul territorio bergamasco, fatto salvo il maggiore margine di errore statistico sul livello provinciale, il fenomeno Neet osserva una decisa crescita. I Neet bergamaschi, infatti, sono aumentati del 21,0% rispetto all’anno precedente. La stessa crescita riguarda il tasso Neet totale che passa da 14,5% nel 2019 a 18,3% nel 2020, con un aumento di 3,8 punti.
Con riferimento alla composizione di genere i Neet maschi rilevano un tasso di variazione del 46,4% rispetto all’anno precedente. I Neet donne aumentano, invece, del 14,0% rispetto al 2019 invertendo così l’andamento decrescente dell’ultimo biennio. Il tasso Neet maschile si attesta a 15,9% contro il 10,9% del 2019, di poco superiore alla media della Lombardia (15,3%) e molto lontano dalla media nazionale (21,4%). Il tasso Neet femminile registra il 20,8% contro il 18,3% del 2019. Il dato provinciale risulta, anche in questo caso, superiore a quello lombardo (19,7%) ma significativamente inferiore a quello italiano (25,4%).
I tassi di variazione percentuale dei Neet su base annua mostrano una maggiore crescita della componente maschile rispetto a quella femminile, ma non si traducono in una significativa riduzione del tasso Neet femminile. Questa tendenza risulta, peraltro, coerente con la storica minore partecipazione femminile al mercato del lavoro bergamasco.
A confronto con le altre province lombarde, la situazione bergamasca per il tasso Neet maschile peggiora in modo significativo, con Bergamo al sesto posto per valore più elevato, dopo Lodi (18,3%), Milano (18,0%), Como (16,5%), Cremona (16,1%), Monza e Brianza (16,0%) e Brescia (9,3%). Anche il tasso Neet femminile colloca Bergamo in sesta posizione per tasso di incidenza più elevato dopo Cremona (29,6%), Lodi (23,7%), Mantova (22,1%), Varese (22,0%) e Brescia (21,5%).
Tra le regioni industrializzate italiane il tasso Neet totale registrato in Lombardia (17,4%) risulta tra i più elevati dopo quello del Piemonte (19,8%). Il Veneto (14,7%) e l’Emilia-Romagna (15,9%) rilevano, invece, tassi inferiori. Rispetto all’UE, la provincia di Bergamo (18,3%) e la Lombardia (17,4%), nonostante registrino valori inferiori alla media nazionale, sono comunque nettamente superiori alla media europea (13,7%).
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Tra gli occupati più giovani si osserva un segnale positivo: la crescita dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Preoccupa invece l’aumento dei Neet, dopo il miglioramento riscontrato nel 2019, con percentuali peggiori per Bergamo rispetto alla Lombardia. È il segnale che i giovani trovano crescenti difficoltà all’ingresso, come dimostra anche il lieve aumento del loro tasso di disoccupazione. Questo fenomeno va gestito con misure più efficaci a contrasto della dispersione scolastica, con attività di orientamento e avvicinando i percorsi formativi alle nuove competenze richieste dal mercato del lavoro.”