Il marmo di Zandobbio è un materiale lapideo storico della provincia di Bergamo, ben noto fin dall'antichità. In realtà non si tratta di un marmo in senso stretto, bensì di una dolomia cristallina compatta, con tessitura saccaroide, conosciuta in letteratura con il nome di Dolomia di Zandobbio. Il giacimento di età giurassica (200 Ma circa), potente 160 m circa, affiora nella fascia collinare pedemontana ad est di Bergamo, in bassa Val Cavallina, nei comuni di Trescore Balneario e Zandobbio.
In prima istanza si tratta di un materiale lapideo ad uso ornamentale, come testimoniano i numerosi manufatti artistici (are, epigrafi e lapidi) provenienti da diversi scavi archeologici eseguiti in Città Alta e in altre località limitrofe alle zone di estrazione. In marmo di Zandobbio sono i grandi conci impiegati nelle murature di alcune chiese romaniche, come la parrocchia di San Giorgio in campis a Zandobbio, risalente al sec. X-XI, ma soprattutto alcuni monumenti simbolo di Bergamo, come Porta San Giacomo, Palazzo Nuovo (oggi sede della Biblioteca Angelo Mai) e Fontana Contarini.
Dal punto di vista fisico-meccanico si caratterizza per un'elevata resistenza a compressione e a flessione (anche dopo cicli di gelo-disgelo), nonché per un'elevata durevolezza. L'assorbimento d'acqua a pressione atmosferica e il coefficiente di dilatazione termica lineare sono in linea con quelli di altri materiali lapidei della stessa categoria merceologica. Esso mostra inoltre una buona attitudine alla lavorabilità e un buon grado di resistenza all'abrasione.
Dal punto di vista petrografico, si tratta di una dolomia cristallina a tessitura media con aspetto saccaroide. È una roccia costituita da cristalli romboedrici di dolomite di origine diagenetica, con subordinata calcite spatica tardiva e tracce di albite autigena.
Dal punto di vista commerciale, in base alla componente cromatica prevalente, si riconoscono le seguenti varietà merceologiche: Bianco Zandobbio e Rosa Zandobbio; tuttavia è possibile distinguerne una terza, dalle tonalità intermedie, denominata Bianco-Rosato Zandobbio con caratteristiche sfumature dai contorni sinuosi, denominate "macchie di vino". Si possono distinguere inoltre i tipi venato, brecciato e uniforme.
Il marmo di Zandobbio costituisce un elemento architettonico caratteristico nel contesto edilizio bergamasco, come dimostrano le numerosissime opere degne di interesse, appartenenti a diverse epoche storiche, presenti sia a Bergamo che in altre località limitrofe alle aree di estrazione. Da ciò deriva la sua importanza per gli interventi di restauro architettonico.