Mercoledì 18 Dicembre 2024
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Quarto trimestre 2023
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 5.206 milioni di euro (-0,8% su base annua, contro variazioni del -2,5% in Lombardia e del -2,9% in Italia).
Le importazioni sono state pari a 3.176 milioni (-7,8% tendenziale, contro -4,3% in Lombardia e ‑11,5% in Italia).
Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 2.029 milioni, superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.644 milioni).
Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.332 milioni, -1,8%), prodotti chimici (706 milioni, -5,8%), metalli di base (754 milioni, -0,3%), mezzi di trasporto (540 milioni, +13,0%), gomma e materie plastiche (433 milioni, -10,5%), apparecchi elettrici (356 milioni, +0,9%), alimentari (329 milioni, +15,6%) e tessile e abbigliamento (238 milioni, -13,7%).
Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame la variazione negativa dell’area EU (‑3,7%) è compensata dall’incremento registrato per i Paesi non UE (+2,9%), cresciuta grazie al contributo di Medio Oriente, America settentrionale e Africa settentrionale.
Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, le esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo accusano arretramenti nei confronti di Germania (-3,6%), Francia (-0,8%), Regno Unito (‑14,5%), Polonia (-9,3%), Svizzera (-10,1%), e Cina (-1,8%), Paesi Bassi (-1,1%). Aumentano invece quelle verso Stati Uniti (+6,9%), Spagna (+6,9%) e Turchia (+15,1%).
Anno 2023
Il valore delle esportazioni di Bergamo nell’anno totalizza 20.763 milioni di euro (+3,3% su base annua, contro variazioni del +0,6% in Lombardia e nulla in Italia).
Le importazioni sono state pari a 13.689 milioni (-5,1% tendenziale, contro -6,0% in Lombardia e ‑10,4% in Italia).
Il saldo della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 7.074 milioni, superiore al saldo dell’anno precedente (5.676 milioni).
Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (5.009 milioni, +6,2%), prodotti chimici (2.980 milioni, -4,9%), metalli di base (3.035 milioni, +7,5%), mezzi di trasporto (2.143 milioni, +13,2%), gomma e materie plastiche (1.896 milioni, -4,7%), apparecchi elettrici (1.406 milioni, +5,5%), alimentari (1.294 milioni, +18,0%) e tessile e abbigliamento (977 milioni, -13,7%).
Per area geografica di destinazione, il 2023 la variazione è positiva per l’area EU (+0,9%) ma di ampiezza maggiore è quella dei Paesi non UE (+6,7%), cresciuta grazie al contributo di America settentrionale e Medio Oriente.
Nell’intero anno rispetto al precedente, le esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo vedono segni positivi per Germania (+0,7%), Francia (+4,0%), Stati Uniti (14,4%), Spagna (+2,0%), Polonia (+7,5%), Svizzera (+1,8%), Paesi Bassi (+4,5%), Turchia (+11,3%). Cali per Regno Unito (‑4,6%) e Cina (-8,2%).
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La provincia di Bergamo, con una crescita annua del +3,3%, ha scalato un posto nella classifica nazionale delle province esportatrici e ora si trova alla quarta posizione, superando Brescia. Si può affermare che la variazione annuale sia rientrata con il 2023 a valori non più disturbati dallo sconvolgimento della pandemia. Rispetto alle aree geografiche di destinazione, se l’Europa nel complesso non ha eccelso, gli Stati Uniti e il Medio Oriente hanno costituito promettenti mercati di sbocco per i nostri prodotti. Le esportazioni verso la Germania, nostro principale partner commerciale, hanno archiviato un primo trimestre molto positivo a cui sono seguiti tre periodi negativi, ma l’anno ha comunque chiuso nel complesso con un +0,7%”.
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Il listino, realizzato dalla Camera di commercio di Bergamo in collaborazione con Ance Bergamo, rileva i prezzi di più di 6.400 voci del mercato edile: materiali, manodopera, assistenze murarie, impianti tecnologici, contenimento energetico, sicurezza, tutela della salute e dell’igiene nei luoghi di lavoro.
I prezzi rilevati con riferimento allo scorso mese di settembre registrano un incremento medio annuo del 3,4% per quanto riguarda il settore dell’edilizia residenziale e del 4,7% per quanto concerne il settore dell’urbanizzazione.
Oggetto di continui miglioramenti, oggi si presenta in una veste grafica rinnovata. Anche il processo di rilevazione è stato profondamente innovato perché con questa edizione la Camera di commercio ha raccolto le quotazioni dagli informatori con un meccanismo di redazione diffusa e digitale, grazie al quale i contributi di ciascuno sono stati immessi direttamente nella piattaforma informatica che poi ha permesso l’elaborazione dei dati da parte della commissione.
L’opera è frutto di un approfondito lavoro di revisione dei prezzi raccolti da oltre 100 informatori, svolto da apposite commissioni tecniche operanti in Camera di commercio e costituite da 26 esperti designati dalle associazioni di categoria, del mondo imprenditoriale e dagli ordini professionali del territorio. I prezzi di questa edizione si riferiscono al periodo immediatamente precedente il 15 settembre 2023.
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Nel quarto trimestre 2023 prosegue la crescita del fatturato delle imprese bergamasche attive nel terziario. L’incremento è particolarmente intenso nei servizi, dove il volume d’affari aumenta rispetto allo stesso periodo del 2022 del +5,7%, in accelerazione in confronto alle rilevazioni precedenti, mentre su base trimestrale la velocità di crescita sale al +1,7%. Più ridotto l’incremento di fatturato nel commercio al dettaglio (+1,9% su base annua e +0,4% su base trimestrale), che risulta in attenuazione rispetto al terzo trimestre.
La dinamica degli ultimi tre mesi dell’anno consente di chiudere il 2023 con una crescita media annua significativa sia per quanto riguarda i servizi (+4,9%) che per il commercio al dettaglio (+4%), anche se in quest’ultimo settore la crescita si è concentrata nella prima parte dell’anno. Va inoltre considerato che nel commercio al dettaglio la spinta dei prezzi sul fatturato è stata marcata (ancora superiore al 3% l’incremento dei listini nel quarto trimestre), effetto al netto del quale i volumi di vendita hanno probabilmente registrato un calo. Se quindi il 2023 è stato un anno positivo per i servizi, trainati dalle attività legate al turismo, e in chiaroscuro per il commercio al dettaglio, le aspettative per l’inizio del 2024 fotografano una situazione di incertezza tra gli imprenditori.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La performance annua del commercio è stata al di sotto di quella dei servizi. È possibile che le riaperture dopo il Covid abbiano sospinto maggiormente i consumi di servizi andando a scapito dell’acquisto di beni, posto che il potere di acquisto delle famiglie si è ridotto per l’aumento dei prezzi a cui non sono corrisposti adeguamenti salariali. Ricordiamo comunque che le dinamiche inflative gonfiano le consistenze del fatturato in entrambi i settori”.
Il 2023 è stato un anno a “doppia velocità” per la produzione manifatturiera bergamasca, che ha registrato un calo nelle imprese industriali (-0,9%) e una crescita in quelle artigiane (+2,1%). Il quarto trimestre ha comunque evidenziato una tendenza al miglioramento in entrambi i comparti: nell’industria la variazione tendenziale è rimasta negativa (-0,6% rispetto allo stesso periodo del 2022), ma la variazione congiunturale, che misura lo scostamento rispetto al trimestre precedente e fornisce quindi un’indicazione della tendenza più recente, è tornata in territorio positivo (+0,6%); nell’artigianato gli ultimi tre mesi hanno visto un incremento produttivo sia nel confronto tendenziale (+2,6%) sia in quello congiunturale (+1%).
Il 2023 è stato un anno complicato dopo la forte crescita registrata nel biennio precedente e, nonostante i dati maggiormente incoraggianti dell’ultimo trimestre, le aspettative per la prima parte del 2024 sembrano confermare una fase di debolezza. Per l’industria pesa la recessione del commercio mondiale, mentre le tensioni sul fronte dei costi produttivi dovrebbero concludere il percorso di rientro nonostante il permanere dei rischi legati alla situazione geopolitica internazionale.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Si temeva un 2023 gravato da un’alta inflazione e dal rischio recessione economica, ma di fatto si è chiuso con un’inflazione in rapida discesa e la recessione è stata scongiurata. L’economia mondiale e il commercio internazionale hanno rallentato, e il maggior prezzo lo ha pagato l’industria. In questa fase sono probabilmente le tensioni internazionali ad appesantire le aspettative per la prima parte dell’anno”.
Al 31 dicembre 2023 in provincia di Bergamo erano 91.431 le sedi di imprese registrate e 82.515 le imprese attive. Rispetto a un anno prima, queste ultime sono diminuite di 431 unità, proseguendo con un -0,5% il calo tendenziale che si osserva sul medio lungo periodo.
Nel complesso il 2023 si chiude con un saldo tra iscrizioni e cessazioni negativo, dato dalla differenza tra le 5.120 iscrizioni e le 6.280 cessazioni complessive. Tuttavia, va notato che questo valore negativo include gli effetti della “pulizia” degli archivi amministrativi, che si è tradotto nella cessazione d’ufficio di posizioni “dimenticate”. Queste cessazioni d’ufficio, seppure calate rispetto al 2022, rappresentano più di un caso su quattro. Senza considerarle, il saldo dell’anno è positivo (+341).
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Il saldo delle imprese registrate alla fine del 2023, al netto delle posizioni cessate da tempo e cancellate d’ufficio, è positivo di qualche centinaio. All’interno delle iscrizioni sono particolarmente dinamici i servizi e soprattutto quelle attività caratterizzate da elevata qualificazione del capitale umano e quelle che offrono servizi alla persona e alle imprese”.
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 4.752 milioni di euro (-1,7% su base annua, contro variazioni del -2,8% in Lombardia e del -4,6% in Italia).
Le importazioni sono state pari a 3.108 milioni (-12,8% tendenziale, contro -12,4% in Lombardia e ‑20,3% in Italia).
Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.644 milioni, superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.878 milioni).
Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.159 milioni, +2,5%), prodotti chimici (656 milioni, -12,7%), metalli di base (652 milioni, -2,8%), mezzi di trasporto (527 milioni, +12,8%), gomma e materie plastiche (430 milioni, -9,5%), apparecchi elettrici (322 milioni, -1,1%), alimentari (319 milioni, +13,9%) e tessile e abbigliamento (226 milioni, -15,3%).
Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame la variazione negativa dell’area EU (‑4,8%) è compensata dalle maggiori esportazioni verso i Paesi fuori dall’UE (+2,7%). All’interno di quest’ultima ripartizione, si segnala il forte aumento delle vendite verso il Medio Oriente e l’America Settentrionale, e la marcata diminuzione di quelle verso l’Asia orientale e l’America centro-meridionale.
Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, le esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo accusano arretramenti nei confronti di Germania (-4,5%), Francia (-4,4%), Spagna (-3,4%), Regno Unito (‑14,9%), Svizzera (-8,1%) e Cina (-21,6%). Aumentano invece quelle verso Stati Uniti (4,3%), Polonia (9,7%), Paesi Bassi (8,8%) e Turchia (49,3%). Nella classifica la Turchia, con una crescita del 49,3%, ha ora scavalcato la Cina.
Per la Lombardia il terzo trimestre è stato un periodo di flessione, come peraltro per l’intero Nord-Ovest italiano, ma la provincia di Bergamo ha chiuso con numeri meno negativi. Il calo misurato anno su anno è comunque presente anche per noi e le esportazioni verso la Germania, il nostro principale mercato di destinazione, sono scese per il secondo trimestre consecutivo.
L'agroalimentare regionale ha registrato una complessiva tenuta nel primo semestre 2023, è questo il quadro tracciato dallo studio congiunturale condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia, pur sullo sfondo del calo dei costi dei mezzi di produzione - ancora elevati in molti settori - e di una maggiore riduzione dei prezzi alla produzione. Nel dettaglio, il lattiero-caseario e il suinicolo hanno risultati favorevoli, mentre le carni bovine, il cerealicolo e il vitivinicolo sono in negativo. L'andamento degli affari è in calo rispetto allo scorso semestre, ma le aspettative degli imprenditori restano discrete, anche se, pure in questo caso, traspare una flessione.
Per quanto riguarda Bergamo, la situazione si può stimare sulla base dei dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all'occupazione.
Le esportazioni agroalimentari verso gli Stati Uniti sono cresciute dell'impressionante cifra dell'84%, superando il livello del 2019 grazie all'ottimo andamento del comparto bevande, che rappresenta la quasi totalità dell'esportato verso gli USA. Ma sono cresciute anche le vendite verso Polonia (+41%), Spagna (+28%), Francia (+25%) e Belgio (+21%).
Infine, a livello occupazionale, il primo trimestre 2023 vede un calo delle assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2022, ma un saldo positivo (+1.052) tra assunzioni e cessazioni. E' quanto emerge dall'analisi dell'Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Bergamo che prende in esame le comunicazioni obbligatorie sui rapporti di lavoro dipendente.
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: "I risultati dell'agroalimentare bergamasco mostrano una generale tenuta, ma la forbice dei costi produttivi e dei prezzi alla produzione incide negativamente sulla redditività delle imprese. Le esportazioni agroalimentari hanno avuto una crescita significativa grazie all'industria delle bevande, che ha consolidato la propria quota di mercato in diversi Paesi, in primis gli Stati Uniti".
Al 30 settembre 2023 in provincia di Bergamo erano 91.681 le sedi di imprese registrate e 82.857 le imprese attive. Rispetto a un anno prima, queste ultime sono diminuite di 292 unità, proseguendo con un -0,4% la tendenza calante per il quinto trimestre consecutivo.
Si coglie un segnale di lieve dinamismo del tessuto imprenditoriale nel saldo positivo di 208 unità, dato dalla differenza tra le 960 iscrizioni e le 752 cessazioni non d’ufficio. Nel dettaglio, le iscrizioni sono rimbalzate dal valore più basso del decennio per lo stesso trimestre registrato nel 2022, crescendo dell’8%. Inoltre, le cessazioni non d’ufficio sono calate (-0,1%) e sono il secondo valore più basso dal 2014.
Le nuove iscritte più numerose di questo trimestre sono dei servizi (319), valore che rapportato al numero delle attive dà un tasso di natalità del 0,9%. A seguire le costruzioni (177), cui corrisponde il tasso di natalità maggiore (1,0%); il commercio (113 con un tasso di natalità dello 0,6%) e la manifattura (61 e tasso di natalità 0,6%) e l’agricoltura (18, tasso di natalità 0,4%).
Confrontando invece le attive al 30 settembre 2023 con la situazione all’anno precedente, si sono registrati cali nel commercio (-2,1%), manifattura (-1,9%) e agricoltura (-0,9%); aumenti nei servizi e, nello specifico, nelle attività professionali tecniche e scientifiche (+2,8%), attività finanziarie e assicurative (+2,4), servizi di informazione e comunicazione (+1,8%), noleggio, agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese (+1,7%). Tra i servizi fanno eccezione alloggio e ristorazione, che calano del -1,2%.
Le società di capitali si confermano il segmento più dinamico del tessuto imprenditoriale (+0,8%). Sono, invece, in flessione le imprese individuali (-0,2%) e le società di persone (-3,3%).
Le imprese straniere attive sono 9.033 (+4,1% su base annua), spinte soprattutto da trasporto e magazzinaggio (+12,1%), costruzioni (+8,5%) e manifattura (+6,6%).
Le imprese femminili attive sono 17.255, in lieve crescita rispetto a un anno fa. Idem per le imprese giovanili attive, che assommano 7.309.
Le imprese artigiane registrate al 30 settembre 2023 sono 28.997; quelle attive sono invece 28.927 con un calo di 34 posizioni (-0,1%) rispetto a un anno prima.
Le iscrizioni artigiane nel trimestre sono state 311 (+16,4% su base annua). Le cessazioni complessive, che possono essere dovute alla chiusura dell’impresa o alla perdita dei requisiti, sono state 285, in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il saldo complessivo risulta positivo di 72 unità.
Le nuove iscritte più numerose sono delle costruzioni (179) e della manifattura (64). Tra le attive alla fine del trimestre, sono in lieve aumento i servizi e le costruzioni, mentre sono in calo gli altri settori, soprattutto il commercio.
La forma giuridica delle società di capitali artigiane ha registrato una variazione tendenziale positiva (+3,3%), come anche le imprese individuali (+0,3%). Le società di persone, le cooperative e i consorzi presentano invece una variazione negativa su base annua.
Tornando al complesso delle imprese, nel terzo trimestre 2023 le procedure concorsuali disciplinate dalla precedente legge fallimentare, le procedure per la risoluzione della crisi di impresa disciplinate dal nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza entrato in vigore il 15 luglio 2022, gli scioglimenti e le liquidazioni sono state complessivamente 753.
Le 106.988 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, diminuite rispetto a un anno fa (-152), impiegavano 420.586 addetti alla fine del secondo trimestre dell’anno, di cui 353.660 dipendenti e 66.926 indipendenti. Tutti i settori economici, a parte l’agricoltura, riscontrano incrementi di addetti nelle localizzazioni attive. La manifattura registra l’aumento maggiore (+1.847). A seguire il commercio (+979) e le costruzioni (+227). Tra i servizi, crescono l’alloggio e la ristorazione (+1.234) mentre il trasporto e il magazzinaggio osservano un calo (-1.134).
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Il bilancio positivo tra iscrizioni e cessazioni nel terzo trimestre dell’anno mostra una contenuta vitalità del tessuto imprenditoriale bergamasco nonostante il peggioramento delle prospettive economiche. I servizi e le costruzioni registrano il numero maggiore di aperture e un saldo positivo. Diverso invece il discorso per il commercio e la manifattura, settori nei quali le chiusure superano le nuove iscrizioni”.
È una fotografia in chiaroscuro quella scattata dalla Camera di commercio di Bergamo sulla qualità delle infrastrutture del territorio, in base ai dati dell’indagine realizzata da Unioncamere Lombardia sulle imprese con almeno 10 addetti attive nell’industria e su quelle con almeno 3 addetti dei settori artigianato manifatturiero, servizi e commercio al dettaglio.
Il punto di forza della provincia è sicuramente rappresentato dalle infrastrutture aeroportuali, valutate molto positivamente dalle imprese bergamasche grazie alla presenza dell’aeroporto di Orio al Serio, in forte crescita negli ultimi anni: la somma dei giudizi “ottimi” e “buoni” si aggira intorno all’80% nei servizi (83%) e nell’industria (79%), mentre per artigianato e commercio al dettaglio si ferma rispettivamente al 72% e al 65%.
Al secondo posto della classifica stilata dalle imprese, con valutazioni decisamente meno positive, si trova la rete stradale/autostradale, che archivia giudizi ottimi o buoni compresi tra il 50% e il 60% (servizi: 60%; industria: 58%; commercio al dettaglio: 55%; artigianato: 53%), percentuali sempre inferiori alla media regionale.
I gradini successivi della graduatoria sono occupati dalle reti digitali mobili (4G e 5G) e fisse (banda ultralarga), con valutazioni più elevate espresse dalle imprese del terziario, e dai nodi logistici, che registrano anch’essi giudizi inferiori alla media regionale.
Le infrastrutture che archiviano le valutazioni più severe sono i porti e la rete ferroviaria: se nel primo caso il giudizio negativo è in linea con quello registrato in Lombardia ed è il frutto della scarsa presenza di vie di navigazione interna, oltre che dei collegamenti non ottimali con i porti liguri, nel secondo caso le valutazioni delle imprese bergamasche risultano significativamente peggiori rispetto alla già non lusinghiera media regionale. La qualità del trasporto via treno è valutata negativamente soprattutto dalle imprese manifatturiere (industria: 17%; artigianato: 15%), mentre nel terziario le percentuali risultano più elevate (commercio al dettaglio: 42%; servizi: 34%).
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Per quanto riguarda il traffico passeggeri il territorio beneficia di una struttura aeroportuale efficiente, diventata da ormai quasi un decennio il terzo aeroporto nazionale, al vertice europeo sulla base dell’apprezzamento dei servizi offerti ai passeggeri secondo le rilevazioni di ACI World. Il trasporto su rotaia rappresenta invece da sempre per Bergamo un punto di debolezza, sia per quanto riguarda il traffico dei passeggeri che per quello delle merci, cosicché molto movimento che potrebbe utilizzare la ferrovia si riversa invece sulla rete stradale. Il pesantissimo calo del trasporto merci dell’aeroporto negli ultimi anni e la recente chiusura dello scalo merci ferroviario di Bergamo non fa che aggravare il problema del trasporto delle merci, particolarmente critico per una provincia a vocazione manifatturiera e fortemente esportatrice”.