Informazione economica

Martedì 31 Gennaio 2023

A fine 2022 si torna a osservare la tendenza decennale di calo delle imprese attive dopo l’eccezione dovuta alla pandemia

Al 31 dicembre 2022 erano 92.594 le sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo, mentre le imprese attive raggiungevano un totale di 82.946, in calo di 1.766 unità rispetto a un anno prima (-2,1%).

Disaggregando il totale per settore economico, i servizi rappresentano il 39,2% delle imprese attive, seguiti da commercio (21,8%), costruzioni (20,3%), manifattura (12,6%) e agricoltura (5,9%). Rispetto alla fine del 2021 le imprese attive hanno registrato un calo in tutti i settori tranne i servizi, che sono rimasti costanti. Il commercio (con una variazione assoluta pari a -760 e una variazione tendenziale pari a -4,0%) ha accusato le perdite maggiori. A seguire le costruzioni (-683 pari a -3,9%), la manifattura (-312 pari a -2,9%) e l’agricoltura (-20 pari a -0,4%).

I dati di flusso mostrano un calo delle iscrizioni e delle cessazioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente: le iscrizioni sono 1.096 (-9,0%) e le cessazioni (includendo sia quelle d’ufficio che quelle non d’ufficio) sono 1.266 (-8,8%). Nello specifico, le cessazioni d’ufficio sono state solo 4, mentre le cessazioni non d’ufficio sono 1.262 (-4,5% su base annua). Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta negativo con -170 unità.

Sommando i quattro trimestri dell’anno, i flussi di iscrizioni e cessazioni non d’ufficio si stanno normalizzando rispetto alle anomalie indotte dalla pandemia che aveva visto, da un lato, il rimbalzo delle iscrizioni e, dall’altro, il congelamento delle cessazioni. Rispetto al 2021 le iscrizioni annuali hanno, infatti, avuto un calo (pari a -4,3%) mentre le cessazioni non d’ufficio sono cresciute (+4,9%).

Il tasso di natalità delle imprese registra nel trimestre il valore di 1,2% mentre il tasso di mortalità si attesta su 1,4%. Nel trimestre in esame la dinamica demografica provinciale è quindi negativa in quanto il tasso di mortalità risulta maggiore rispetto a quello di natalità. La somma dei due tassi restituisce poi il tasso di turnover lordo (2,6%), mentre la loro differenza corrisponde al tasso di turnover netto (-0,2%).

Il tasso di natalità è maggiore nei servizi (+0,9%), costruzioni (+0,9%), commercio (+0,8%), manifattura (+0,5%) e agricoltura (+0,5%). Il tasso di mortalità, invece, è minore in agricoltura (0,6%). I maggiori i tassi di mortalità si registrano nel commercio (1,6%), nella manifattura (1,4%), nei servizi (1,4%) e nelle costruzioni (1,3%).

In relazione alla natura giuridica, l’impresa individuale è la forma giuridica maggiormente diffusa tra le imprese attive, con un totale di 42.522 ricorrenze, pari al 51,3% delle imprese attive totali. A seguire le società di capitali (26.062 pari al 31,4%), le società di persone (12.564 pari a 15,1%) e le altre forme giuridiche (1.798 pari a 2,2%). Rispetto al 31 dicembre 2021 sono in crescita solamente le società di capitali, che registrano una variazione tendenziale del +3,0%. Sono, invece, in flessione le imprese individuali (-5,1%), le società di persone (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-1,3%).

Al 31 dicembre 2022 le imprese straniere attive erano 8.772, pari al 10,6% delle imprese attive totali. In relazione all’anno prima, registrano una variazione tendenziale pari a -8,0%. Le imprese femminili attive sono 17.217 (-0,7% su base annua) e rappresentano il 20,8% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 7.423 (-2,5% su base annua) e rappresentano l’8,9% delle imprese attive totali.

Alla fine del 2022 le imprese artigiane registrate erano 28.952. Le imprese artigiane attive erano, invece, 28.876 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, un calo di 1.161 posizioni e una variazione tendenziale pari a -3,9%.

Le iscrizioni artigiane nel trimestre sono state 345 (-15,2% su base annua), mentre le cessazioni complessive, d’ufficio e non d’ufficio, sono state 416 (-13,5% su base annua). Il saldo complessivo risulta negativo con -71 unità (-74 nel corrispondente periodo del 2021).

L’analisi per settore economico mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nell’ambito delle costruzioni (12.731 pari al 44,1% delle imprese attive totali), dei servizi (8.245 pari al 28,6%), della manifattura (6.249 pari a 21,6%) e del commercio (1.522 pari al 5,3%).  In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, tutti i settori registrano un calo delle imprese artigiane attive, fatta eccezione per l’agricoltura, che presenta una variazione nulla. Le costruzioni (-715 pari a -5,3% su base annua) presentano il calo maggiore. A seguire la manifattura (-294 pari a -4,5% su base annua), il commercio (-30 pari a -1,9%) e i servizi (-124 pari a -1,5%).

Analizzando la forma giuridica, invece, il 73,3% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,3%), le società di capitali (11,3%), i consorzi (0,04%) e le cooperative (0,01%). Le società di capitali hanno registrato una variazione tendenziale positiva, pari a 4,5%, rispetto all’anno precedente; le imprese individuali, le società di persone, le cooperative e i consorzi presentano invece una variazione negativa, mentre le altre forme giuridiche registrano una variazione nulla.

Tornando al complesso delle imprese, nel quarto trimestre 2022 le procedure concorsuali, gli scioglimenti e le liquidazioni sono state complessivamente 504.

Le 106.965 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, diminuite rispetto a un anno fa (-1.448), impiegano 415.690 addetti (di cui 348.209 dipendenti e 67.481 indipendenti). Questo dato è riferito alla fine del terzo trimestre 2022 e va interpretato con cautela essendo di origine amministrativa. Si riscontrerebbero rispetto al terzo trimestre 2021 incrementi di addetti nelle localizzazioni attive dei servizi (+9.010), delle costruzioni (+1.290), della manifattura (+3.195), dell’agricoltura (+188) e del commercio (+101).

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Venerdì 2 Dicembre 2022

Esportazioni agroalimentari in su con l’aiuto dei prezzi. Cala la produzione di Grana Padano, salgono le consegne di latte

Secondo lo studio sulla congiuntura agricola in Lombardia, condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia e presentato oggi a Cremona, l’agroalimentare lombardo mostra nel primo semestre 2022 un generale andamento negativo. Tale risultato si spiega con l’aumento eccezionale del costo dei mezzi di produzione - soprattutto mangimi, fertilizzanti e prodotti energetici - dovuto principalmente al conflitto Russia-Ucraina e alla crisi dell’energia. Oltre a ciò, le imprese agricole lombarde hanno sofferto per la scarsità delle precipitazioni nei primi mesi dell’anno e per la siccità dei mesi estivi.

Fanno eccezione con risultati positivi il vitivinicolo, la coltivazione degli ortaggi e il florovivaistico. Il rialzo dei prezzi agricoli determina la crescita del valore delle esportazioni agroalimentari e dell’indice sintetico di fatturato cumulato regionale. A livello nazionale, a fronte di una crescita positiva del Pil nel primo semestre, il valore aggiunto dell’agricoltura è in calo.

Per quanto riguarda l’agro-alimentare a Bergamo, la situazione si può stimare sulla base dei dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all’occupazione. A ciò si aggiungono le risultanze della rilevazione congiunturale trimestrale della Camera di commercio, nella quale l’industria alimentare risulta essere cresciuta moderatamente per produzione e fatturato con un andamento positivo degli ordini interni ed esteri.

Le esportazioni agroalimentari, che rappresentano il 6% delle esportazioni complessive bergamasche del primo semestre dell’anno, valgono 604.332 milioni di euro, confermando Bergamo come seconda provincia esportatrice dell’agroalimentare lombardo dopo Milano. Il primo semestre 2022 registra un aumento (+11,8%) rispetto allo stesso periodo dell’anno 2021, frutto della spiccata crescita dell’industria alimentare e delle bevande (+13,6%) e del lieve incremento registrato dal settore primario (+0,1%). A livello regionale le esportazioni agroalimentari hanno registrato un incremento del 18,8%, superando la crescita nazionale del 16,7%.

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Lo studio congiunturale sull’agricoltura lombarda del primo semestre fa emergere segni di sofferenza del comparto agroalimentare. A pesare sulla situazione è la tendenza, iniziata già l’anno scorso, all’aumento eccezionale dei costi di produzione, specialmente quelli legati all’energia e al carburante, che erode la redditività delle imprese. Quanto ai costi alle materie prime e dell’energia, il quadro rimane preoccupante, sebbene gli aumenti si stiano stemperando rispetto ai picchi.”

Ultima modifica: Giovedì 5 Gennaio 2023
Mercoledì 23 Novembre 2022

Aumentano ancora i prezzi, ma rallenta il fatturato: esaurita la fase di crescita del terziario?

Dopo una prima metà dell’anno molto positiva, nei mesi estivi del 2022 rallenta la crescita del volume d’affari nel settore terziario a Bergamo: la variazione su base annua nel terzo trimestre è pari al +6,5% per le imprese con almeno 3 addetti dei servizi e al +3,4% per le imprese attive nel commercio al dettaglio, valori in deciso ridimensionamento rispetto ai trimestri scorsi. L’andamento dell’indice del fatturato evidenzia infatti per entrambi i settori un “appiattimento” della tendenza positiva fin qui registrata, con variazioni congiunturali solo lievemente positive: +0,5% per i servizi e +0,3% per il commercio al dettaglio. Questo rallentamento va considerato anche alla luce dell’incremento dei listini, che mostrano tassi di crescita ancora significativi, soprattutto nel commercio al dettaglio, sostenendo il fatturato: al netto quindi dell’effetto dei prezzi, la fase positiva in corso dal 2021 potrebbe essersi già arrestata.

L’andamento del fatturato delle imprese bergamasche dei servizi risulta non solo in deciso rallentamento rispetto ai trimestri precedenti, quando gli incrementi congiunturali oscillavano tra i 2 e i 4 punti percentuali, ma anche meno brillante rispetto alla Lombardia, dove le variazioni tendenziali e congiunturali si attestano rispettivamente a +10,4% e +1%. L’indice del fatturato dei servizi a Bergamo si ferma a 111,1, allargando il gap negativo rispetto alla media regionale.

Il maggior contributo alla crescita su base annua proviene dal commercio all’ingrosso, mentre i servizi di alloggio e ristorazione, che a livello regionale hanno fornito un apporto molto positivo durante l’estate, mostrano a Bergamo un incremento decisamente più contenuto rispetto ai trimestri scorsi.

Anche nel terzo trimestre la variazione dei prezzi di vendita risulta significativa (+2,8%), sebbene il ritmo di marcia dei listini registri un rallentamento rispetto alla prima metà del 2022. Tali incrementi non trovano precedenti nella serie storica e hanno sicuramente contribuito alla forte crescita del fatturato dei trimestri scorsi.

Il saldo tra il numero di addetti a fine e inizio trimestre conferma il segno positivo (+0,7%), ma al netto degli effetti stagionali la variazione risulta sostanzialmente nulla, delineando una situazione di stabilità. Va inoltre ricordato che i livelli  occupazionali nel settore dei  servizi non hanno ancora  recuperato i valori del periodo pre-Covid.

In questo contesto di indebolimento della crescita, le aspettative degli imprenditori evidenziano una forte incertezza, con un sostanziale equilibrio tra previsioni di crescita e di diminuzione per il prossimo trimestre. Per quanto riguarda il fatturato, il saldo risulta infatti pari a zero, con attese di stabilità che superano la metà del campione (55%); sull’occupazione prevalgono ancora le previsioni di aumento (saldo pari a +2), seppure lievemente, mentre la larga maggioranza (80%) si aspetta di mantenere gli stessi livelli di forza lavoro.

Anche le imprese del commercio al dettaglio mostrano una frenata più marcata del volume d’affari rispetto alla media regionale: in Lombardia la crescita è stata maggiore sia in termini tendenziali (+4,4%) sia, soprattutto, in termini congiunturali (+1%). Il risultato di questa dinamica è un ampliamento del divario tra l’indice lombardo e quello provinciale del fatturato, che si attesta a quota 94,2.

La crescita continua a essere significativa per gli esercizi non specializzati, che comprendono supermercati e minimarket, mentre quelli non alimentari, che avevano mostrato una decisa ripresa dopo il calo causato dall’emergenza sanitaria, evidenziano una nuova battuta d’arresto.

Va inoltre tenuto conto dell’effetto sul fatturato dei prezzi di vendita, che in questo trimestre raggiungono un nuovo incremento record (+4,7% congiunturale): in termini reali, cioè al netto dei prezzi, la fase di crescita del volume d’affari che ha caratterizzato l’ultimo anno e mezzo potrebbe quindi essersi già esaurita.

Le valutazioni sugli ordini ai fornitori rimangono in territorio positivo, con un saldo tra indicazioni di crescita e diminuzione su base annua pari a +1,6, ma fotografano comunque un trend in frenata negli ultimi trimestri.

Il livello delle scorte sembra essersi assestato: il saldo tra giudizi di eccedenza e scarsità (+6,3) risulta infatti in linea con gli ultimi trimestri e con i valori pre-Covid, dopo i picchi raggiunti nei periodi più critici dell’emergenza sanitaria e il calo verificatosi nella prima fase della ripresa.

L’occupazione delle imprese del commercio al dettaglio conferma per il momento la fase espansiva, con una variazione del numero di addetti tra inizio e fine trimestre pari al +0,7%.

Le aspettative degli imprenditori per gli ultimi tre mesi dell’anno mostrano una prevalenza di previsioni di crescita per fatturato (saldo pari a +5) e occupazione (saldo pari a +2), ma tali valori risentono del picco di vendite che si verifica in concomitanza con le festività natalizie. Un confronto con il livello delle aspettative registrate nell’analogo periodo dello scorso anno (+30 per il fatturato) e del 2019 (+13) evidenzia in realtà uno scarso livello di fiducia degli operatori, complice l’incognita legata agli effetti dell’elevata inflazione sui consumi delle famiglie. Le previsioni sugli ordini si confermano infine in area negativa (saldo pari a -7).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Nel capoluogo l’aumento dei prezzi al consumo a ottobre rispetto all’anno precedente ha sfiorato il 10%. Questa informazione ci deve guidare nell’interpretare correttamente l’aumento del fatturato nel terziario, che non va quindi imputato interamente a una crescita reale. L’inflazione, in particolare l’aumento delle bollette di energia e gas e dei prezzi dei prodotti alimentari di prima necessità, pesa sulle aspettative e sulla propensione al consumo delle famiglie. Il periodo natalizio potrà dare qualche indicazione in più sulla tenuta dei consumi.”

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Martedì 22 Novembre 2022

Luci e ombre per la manifattura a Bergamo: la produzione continua a crescere, ma gli ordini si fermano e le aspettative sono negative

Nonostante il peggioramento delle prospettive economiche nazionali e internazionali, il terzo trimestre 2022 conferma il proseguimento della fase di crescita della produzione manifatturiera bergamasca in corso dalla seconda metà del 2020, dopo il punto di minimo raggiunto nel periodo più critico dell’emergenza sanitaria. Le imprese industriali con almeno 10 addetti registrano infatti una crescita della produzione del +5,1% su base annua, mentre la variazione congiunturale, ossia rispetto al trimestre precedente, risulta pari al +1,1%. Anche le imprese artigiane con almeno 3 addetti mostrano incrementi produttivi simili (+5,8% su base annua e +0,9% congiunturale). Si tratta di valori in rallentamento rispetto ai trimestri precedenti, ma che confermano la resilienza della manifattura bergamasca nell’affrontare una situazione economica sempre più complicata a seguito dell’impennata dei costi energetici, dell’inflazione in rapida accelerazione e delle politiche restrittive messe in atto dalle banche centrali. Segnali di allarme giungono però dagli indicatori che anticipano l’andamento della produzione, con l’azzeramento della variazione congiunturale degli ordinativi nell’industria e la conferma delle aspettative in territorio negativo.

L’industria bergamasca evidenzia un incremento congiunturale della produzione del +1,1% nel terzo trimestre, un valore ancora significativo sebbene rappresenti la crescita più ridotta degli ultimi trimestri. Il dato è inoltre più consistente rispetto alla media lombarda, dove la fase di crescita risulta quasi arrestata (+0,4% congiunturale). Il numero indice della produzione provinciale, calcolato ponendo pari a 100 la media del 2010, raggiunge così quota 121,6, nuovo massimo della serie storica.

Tra i settori dell’industria manifatturiera bergamasca, il principale contributo alla crescita proviene dalla meccanica, che rappresenta anche il comparto più rilevante dal punto di vista dimensionale, oltre che dall’abbigliamento e dalla carta stampa; la gomma-plastica evidenzia invece un incremento su base annua inferiore alla media mentre la chimica svolta in negativo.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Nonostante tutto la produzione industriale ha registrato ancora una volta una crescita congiunturale. Certo, le prospettive non paiono buone e le aspettative degli imprenditori risentono del clima di forte incertezza che rende di fatto impossibile ogni previsione. D’altro canto, i prezzi delle materie prime si stanno riassorbendo e le catene di fornitura iniziano a operare con minori discontinuità: i margini di profitto delle imprese tornano ad allargarsi. L’artigianato presenta una variazione di ordini positiva, ma subisce maggiormente il costo dei rincari.

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Lunedì 1 Agosto 2022

Il bollettino camerale registra nuovi rincari delle opere edili

È disponibile per l’acquisto l’aggiornamento 2022 del “Bollettino dei prezzi informativi delle opere edili”, edito dalla Camera di commercio in collaborazione con ANCE Bergamo, l’associazione dei costruttori edili. Segue di pochi mesi la pubblicazione del Bollettino uscito nel febbraio 2022, che rilevava i prezzi praticati mediamente nel settembre 2021.

Il rincaro delle materie prime e dell’energia è proseguito anche nel 2022 e ha reso necessario un aggiornamento del bollettino a pochi mesi di distanza dalla seconda edizione 2021.

Questo aggiornamento riguarda i soli capitoli dell’edilizia (A, W, X, Y e Z) mentre agli altri capitoli (opere complementari e impianti) rimangono applicabili i prezzi rilevati dall’edizione 2-2021. L’aggiornamento 2022 rileva i prezzi medi praticati tra il 1° e il 15 maggio 2022 e non tiene conto delle variazioni intervenute successivamente.

Il Bollettino è in versione online, e si può scaricare in formato importabile nei programmi per il computo metrico, e in formato digitale PDF. Non è stata invece prodotta l’edizione stampata. L’acquisto si effettua dall'applicazione Servizi Online della Camera di commercio di Bergamo.

Ultima modifica: Martedì 9 Agosto 2022
Venerdì 29 Luglio 2022

Accelera il terziario a Bergamo: il fatturato cresce sia nei servizi (+5,8%) che nel commercio al dettaglio (+2%)

Nel secondo trimestre corre il volume d’affari del settore terziario a Bergamo. In particolare, nei servizi le imprese con almeno 3 addetti mettono a segno una variazione su base annua ancora molto marcata (+20,1%), mentre nel commercio al dettaglio la crescita tendenziale si ferma al +6%. La dinamica più recente è però meglio leggibile dall’analisi delle variazioni congiunturali, ossia calcolate rispetto al trimestre precedente, indicatore che per i servizi raggiunge il +5,8%, evidenziando un’ulteriore accelerazione della velocità di crescita. Il commercio, che nel primo trimestre aveva evidenziato un rallentamento, si riporta anch’esso su ritmi sostenuti (+2%).

I livelli di attività, misurati dagli indici calcolati rispetto al 2010, raggiungono il punto di massimo della serie storica per quello che riguarda i servizi (113,9), mentre si riportano sui valori di undici anni fa nel commercio al dettaglio (94,6). Se quindi i timori di una possibile interruzione della fase di crescita non si sono al momento avverati, anche per l’effetto dell’aumento dei prezzi che contribuisce a “gonfiare” i risultati di fatturato, il clima di fiducia degli imprenditori registra però un peggioramento, indice della grande incertezza che grava sulle prospettive per la seconda parte dell’anno.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “A Bergamo il fatturato dei servizi continua a crescere. Questo risultato si deve sia all’aumento dei prezzi che all’ottima performance del comparto alloggio e ristorazione, che recupera ampiamente i livelli del periodo pre-Covid. Risultato positivo anche per il commercio al dettaglio che migliora rispetto al trimestre precedente. Il clima di incertezza pesa però sulle aspettative degli imprenditori relative a ordini e volume d’affari, evidenziando un peggioramento rispetto allo scorso trimestre. Nei prossimi mesi saranno cruciali le dinamiche dell’inflazione nonché l’effetto di quest’ultima sui consumi e sulla capacità di risparmio delle famiglie.

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Giovedì 28 Luglio 2022

Nel secondo trimestre la manifattura a Bergamo spinge ancora: la produzione continua a crescere, ma le aspettative svoltano in negativo

Il secondo trimestre 2022 vede il proseguimento della fase di crescita della produzione che ha interessato il settore manifatturiero bergamasco negli ultimi due anni: la variazione tendenziale risulta pari al +6,4% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e al +6,8% per quelle artigiane con almeno 3 addetti. Si tratta di incrementi significativi, benché in fase di progressiva riduzione nel corso dell’ultimo anno. Le variazioni congiunturali non registrano però segnali di rallentamento: la crescita rispetto al primo trimestre è pari al +1,7% per l’industria, una velocità in linea con quella evidenziata nei nove mesi precedenti, e al +1,3% per l’artigianato, in ripresa dopo la battuta d’arresto registrata a inizio anno. I livelli produttivi si confermano sui valori massimi degli ultimi anni, ma il clima di fiducia degli imprenditori è in peggioramento, con attese che svoltano in negativo per la maggior parte delle variabili.

L’industria bergamasca nel secondo trimestre del 2022 mostra un incremento congiunturale pari al +1,7%, dopo il +1,4% registrato nei primi tre mesi dell’anno. Al di là delle oscillazioni trimestrali, la fase di crescita della produzione provinciale continua ormai da due anni: la velocità è stata maggiore nella seconda parte del 2020 e nella prima metà del 2021, quando sono state recuperate le perdite dovute alla pandemia, per poi rallentare nell’ultimo anno, anche se il ritmo di crescita si è sempre mantenuto superiore all’1%. Il risultato provinciale nel trimestre è allineato alla media lombarda, dove si sono registrate variazioni simili sia nel confronto tendenziale (+7,4%) sia in quello congiunturale (+1,6%).

L’industria bergamasca continua ad essere trainata dalla meccanica, che ne rappresenta il settore più rilevante dal punto di vista dimensionale, oltre ad essere caratterizzato da un tasso di utilizzo degli impianti superiore all’80% (a fronte di una media del 78%). Altri settori caratterizzati da un elevato utilizzo della capacità produttiva sono gomma-plastica, carta-stampa e mezzi di trasporto.

La produzione manifatturiera dell’artigianato in provincia di Bergamo evidenzia una variazione congiunturale del +1,3%, tornando in territorio positivo dopo la battuta d’arresto del primo trimestre. Anche le imprese artigiane si riportano quindi su un sentiero di crescita, sebbene con una performance che risulta inferiore a quella che aveva caratterizzato la seconda metà del 2020 e il 2021, e meno brillante rispetto alla Lombardia, dove la variazione tendenziale ha raggiunto il +8,7% e l’incremento congiunturale il +2,3%.

Il fatturato, che nel primo trimestre aveva rallentato ma senza fermarsi, torna ad accelerare con un +2,2% congiunturale, beneficiando ancora della dinamica dei listini dei prodotti finiti, che rimane molto sostenuta (+9,1% congiunturale). I prezzi delle materie prime confermano però una velocità di crescita superiore, che in questo trimestre si attesta al +14,9%, in lieve raffreddamento rispetto ai primi tre mesi dell’anno.

Anche nell’artigianato si verifica una risalita dei livelli delle scorte, sebbene le valutazioni rimangano ancora caratterizzate da una prevalenza di indicazioni di scarsità, con un saldo che per i prodotti finiti passa da -12,9 a -7,6 e per le materie prime da -16,3 a -13,4.

L’occupazione delle imprese artigiane evidenzia il terzo incremento consecutivo, con un saldo pari al +0,4% tra il numero di addetti a inizio e fine trimestre. Sembra quindi delinearsi una lieve tendenza positiva del 2022, dopo la sostanziale stabilità verificatasi nel biennio precedente. Il ricorso alla Cassa Integrazione, che durante l’emergenza sanitaria era cresciuto esponenzialmente, anche per l’allargamento dei criteri di accesso e l’incremento delle risorse messe a disposizione, si conferma tornato ai livelli pre-Covid: solo l’1,7% delle imprese del campione ha dichiarato di averne usufruito.

Le aspettative degli imprenditori artigiani si orientano ulteriormente al ribasso, dopo il peggioramento che aveva già contraddistinto gli ultimi trimestri: il saldo tra previsioni di crescita e diminuzione scende al -8 per la produzione e al -17 per la domanda interna, mentre risulta nullo per la domanda estera, che è però poco rilevante per la maggior parte delle imprese artigiane. Sull’occupazione le aspettative rimangono leggermente positive (+3).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “I risultati del secondo trimestre confermano la tenuta della manifattura bergamasca. La produzione industriale infatti prosegue la crescita registrata da due anni a questa parte, raggiungendo nuovi massimi nella serie storica. A destare preoccupazione sono però le dinamiche: il rincaro delle materie prime, la carenza della componentistica e i prezzi del gas e dell’energia, ai quali ora si aggiunge la preoccupazione per una fase di instabilità innescata dalla crisi di governo. Le aspettative delle imprese per il prossimo trimestre sono in deciso calo. Sull’artigianato pesano le stesse ombre anche se la crescita della produzione rispetto al primo trimestre offre segnali positivi.

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Giovedì 21 Luglio 2022

Le iscrizioni e le cessazioni di imprese tornano ai livelli pre-Covid

Il secondo trimestre 2022 si chiude con 94.914 sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo. Le iscrizioni sono 1.272, in diminuzione del 3,9% su base annua. Le cessazioni complessive – che comprendono quelle d’ufficio e non d’ufficio – sono 882 (in aumento del 21,3% su base annua). Tra queste ultime, nello specifico, le cessazioni non d’ufficio sono 880 (+21,0% su base annua) mentre le cessazioni d’ufficio sono state solamente 2. Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta positivo per 390 unità, come anche il saldo tra iscrizioni e cessazioni non d’ufficio (+392 unità).

Il tasso di natalità delle imprese registra l’1,3% mentre il tasso di mortalità risulta pari a 0,9%. La somma di questi due indici ci dà il tasso di turnover lordo (2,3%) mentre la loro differenza è il tasso di turnover netto, solo lievemente positivo (0,4%). Questi ultimi due tassi mostrano come, nonostante la natalità d’impresa sia positiva, l’aumento della mortalità e quindi delle cessazioni complessive stia comportando un cambio della situazione demografica d’impresa della provincia.

Le imprese attive risultano in aumento di 596 posizioni, pari allo 0,7% su base annua, per un totale di 85.286. Disaggregando per settore economico, i servizi rappresentano il 38,6% delle imprese attive, seguiti da commercio (22,0%), costruzioni (20,9%), manifattura (12,6%) e agricoltura (5,8%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso sono cresciute le costruzioni (+263 pari allo 1,5% su base annua), i servizi (+438 con una variazione pari a 1,3% su base annua) e l’agricoltura (+30 pari a 0,6% su base annua). Risultano, invece, diminuiti il commercio (‑133 pari a -0,7% su base annua) e la manifattura (-62 pari a -0,6% su base annua).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Nel secondo trimestre 2022 la demografia delle imprese bergamasche si sta avvicinando sempre di più ai valori pre-pandemia. Le iscrizioni stanno infatti calando dopo la ripresa registrata nello stesso trimestre del 2021, mentre le cessazioni sono in aumento, avvicinandosi ai livelli del 2019. Le imprese attive continuano a crescere, grazie all’ottimo risultato delle costruzioni e dei servizi.

Ultima modifica: Giovedì 21 Luglio 2022
Mercoledì 18 Maggio 2022

La demografia d’impresa in ripresa dopo due anni di pandemia

Il primo trimestre 2022 si chiude con 94.519 sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo. Le iscrizioni sono 1.778, in aumento del 3,3% su base annua. Le cessazioni complessive – che comprendono quelle d’ufficio e non d’ufficio – sono 1.871 con un aumento del 7,7% su base annua. Tra queste, nello specifico, le cessazioni non d’ufficio sono 1.757 (+1,9% su base annua) e le cessazioni d’ufficio sono 114 (+776,9% su base annua). Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta negativo con -93 unità mentre il saldo tra iscrizioni e cessazioni non d’ufficio risulta positivo (+21 unità).

Il tasso di natalità delle imprese registra l’1,9% mentre il tasso di mortalità risulta pari a 2,0%. La somma di questi due indici ci dà il tasso di turnover lordo (3,9%) mentre la loro differenza è il tasso di turnover netto, lievemente negativo (‑0,1%). In buona sostanza, entrambi ci dicono che all’aumento delle iscrizioni si è verificata una parallela crescita delle cessazioni, sebbene che nel primo trimestre vengono rilevate le solitamente più numerose cancellazioni comunicate a fine anno.

Le imprese attive risultano in aumento di 848 posizioni, pari all’1,0% su base annua, per un totale di 84.924. Spaccando per settore economico, i servizi rappresentano il 38,6% delle imprese attive, seguiti da commercio (22,1%), costruzioni (20,8%) e manifattura (12,6%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso sono cresciuti i servizi (+604, con una variazione pari a 1,9% su base annua), l’agricoltura (+82, pari a 1,7% su base annua) e le costruzioni (+222, pari allo 1,3% su base annua). Risultano, invece, diminuiti la manifattura (-40, pari a -0,4% su base annua) e il commercio (-20, pari a -0,1% su base annua).

Quanto al tasso di natalità per settore produttivo, si distinguono positivamente le costruzioni (2,2%), i servizi (1,5%) e l’agricoltura (1,4%). A seguire si trovano il commercio (1,3%) e la manifattura (1,1%). Osservando, invece, il tasso di mortalità, l’agricoltura rileva il valore inferiore (1,5%). Sono maggiori i tassi di mortalità del commercio (2,3%), delle costruzioni (2,2%), dei servizi (1,8%) e della manifattura (1,6%).

In relazione alla natura giuridica, le imprese individuali attive sono 44.490 e hanno un’incidenza percentuale sulle imprese attive totali del 52,7%, risultando la forma giuridica maggiormente diffusa nella provincia. A seguire le società di capitali (24.792 pari al 30,2%), le società di persone (12.974 pari a 15,0%) e le altre forme giuridiche (1.820 pari a 2,1%). Confermando una tendenza in atto da tempo, le società di capitali attive registrano la variazione tendenziale maggiore (3,5%). A seguire le imprese individuali (0,5%). Sono, invece, in flessione negativa le società di persone (‑1,9%) e le altre forme giuridiche (-0,2%).

Le imprese straniere attive sono 9.624, pari a 11,3% delle imprese attive totali, e registrano una variazione tendenziale su base annua pari a 3,5%. Le imprese femminili attive sono 17.430 (2,4% su base annua) e rappresentano il 20,5% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 6.926 (0,6% su base annua) e rappresentano l’8,2% delle imprese attive totali.

Nel primo trimestre 2022 sono 30.145 le imprese artigiane registrate. I dati di flusso mostrano un aumento su base tendenziale: le nuove iscrizioni sono 807 (+19,6% su base annua) e le cessazioni (avvenute non d’ufficio) sono 777 con una variazione pari a +0,9% su base annua. Il saldo complessivo risulta positivo con 30 unità (-95 nel corrispondente periodo del 2021). Il tasso di natalità registra l’2,7% mentre il tasso di mortalità segna il 2,6%.

Le imprese artigiane attive sono, invece, 30.082 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, una crescita di 156 posizioni con una variazione tendenziale pari a 0,5%.

L’analisi dei settori economici mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nelle costruzioni (13.495, pari al 44,9% delle imprese attive totali), nei servizi (8.386 pari al 27,9%), nella manifattura (6.519 pari a 21,7%) e nel commercio (1.549 pari al 5,1%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso crescono l’agricoltura (+5 pari a 4,3% su base annua), i servizi (+118 con una variazione tendenziale pari a 1,4% su base annua), il commercio (+7 pari a 0,5% su base annua) e le costruzioni (+114 pari a 0,9% su base annua). Diminuisce, invece, la manifattura (-91 pari a -1,4% su base annua).

Analizzando la forma giuridica, invece, il 74,3% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,0%), le società di capitali (10,6%), i consorzi (0,04%) e le cooperative (0,02%).

Tornando al complesso delle imprese, nel primo trimestre 2022 le procedure concorsuali, gli scioglimenti e le liquidazioni sono stati complessivamente 270, in diminuzione di 49 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Le 108.724 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, aumentate rispetto a un anno fa (+1.345), impiegano 406.358 addetti (di cui 337.363 dipendenti e 68.995 indipendenti). Il dato degli addetti è riferito al trimestre precedente rispetto alle imprese e unità locali e va interpretato con cautela essendo di origine amministrativa. Rispetto allo stesso periodo del 2021 si registra pertanto una crescita degli addetti totali pari a +10.956, con una variazione tendenziale del +2,8% su base annua.

Tra i settori economici si riscontrano incrementi di addetti totali nelle localizzazioni attive dei servizi (+7.231) delle costruzioni (+2.061), della manifattura (+690), dell’agricoltura (+576) e del commercio (+281).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Con il primo trimestre i numeri di iscrizioni e di cessazioni tendono a stabilizzarsi dopo le anomalie dovute alla pandemia. In particolare, le iscrizioni si avvicinano ai livelli pre-Covid, e le cessazioni incorporano le situazioni di imprese che hanno rinviato la cessazione per accedere alle misure di sostegno. La piena ripresa della dinamica, tuttavia, è ancora lontana e su di essa pesano le incognite della situazione attuale”.

Ultima modifica: Lunedì 23 Maggio 2022
Mercoledì 11 Maggio 2022

Dati medi 2021, più forze di lavoro si rivolgono al mercato e aumenta il tasso di disoccupazione

Il valore medio annuo del 2021 delle forze di lavoro in provincia di Bergamo si avvicina al mezzo milione di unità ed è in salita rispetto all’anno precedente. Sono infatti aumentati sia il numero degli occupati sia, soprattutto, di coloro che sono in cerca di occupazione.

Si ricorda che le forze di lavoro includono sia le persone occupate sia quelle attivamente in cerca di lavoro; la popolazione attiva è invece definita come l’insieme di persone di 15 anni o più. L’aumento delle forze lavoro spiega la crescita del tasso di attività (67,9%) nella fascia di età 15-64 anni.

Il numero medio degli occupati nel 2021 sale rispetto all’anno precedente a 475,4 mila unità, ma non tocca ancora il picco raggiunto nel 2019. Anche il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni, ovvero il rapporto tra occupati e popolazione attiva, sale leggermente al 65,5. L’area degli inattivi scende a 448,3 mila unità.

Posto che il numero delle persone in cerca di occupazione è aumentato in misura maggiore rispetto alle forze di lavoro, il tasso di disoccupazione si alza al 3,5%, lo stesso valore registrato nel 2019. Nel 2021 è scesa peraltro all’11,3% la disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni ed è diminuito al 2,6% anche il tasso riferito alla fascia di età tra 25 e 34 anni. La disoccupazione, che è aumentata maggiormente tra le donne (+0,9 punti) rispetto agli uomini (+0,2), si conferma comunque su livelli nettamente inferiori rispetto non solo all’Italia, ma anche alla media lombarda.

La risalita del tasso di attività complessivo è dovuta alla forte ripresa della componente femminile (+2,9 punti), in parte smorzata dalla diminuzione della componente maschile (-1,3 punti). Con questo movimento il tasso di attività femminile bergamasco si avvicina a quello lombardo, pur rimanendo al di sotto di questo, come storicamente succede. Il tasso di attività femminile è cresciuto anche in Italia e in Lombardia, ma in misura meno netta rispetto a Bergamo. Il tasso di attività maschile bergamasco, invece, si è mosso in controtendenza ai corrispondenti italiano e lombardo, i quali sono appunto aumentati.

Riguardo l’occupazione per posizione lavorativa, il lavoro dipendente rimane stabile sul livello medio del 2020, mentre è il lavoro indipendente a guadagnare terreno con 3 mila posizioni in più.

Commenta il presidente Mazzoleni: “Il 2021 ha visto il mercato del lavoro muoversi verso andamenti più naturali rispetto al periodo pandemico che l’aveva fortemente alterato. L’affacciarsi di nuove forze di lavoro non è stato completamente assorbito dal mercato, cosa che ha fatto salire il tasso di disoccupazione, tuttavia è positivo osservare che l’opposto è avvenuto nelle fasce di età più giovani. Da rimarcare inoltre l’aumento del tasso di attività femminile che si distacca così nettamente dalla media italiana, pur non raggiungendo ancora quella lombarda”.

Ultima modifica: Lunedì 23 Maggio 2022