Informazione economica

Data evento:

Mer, 17 Luglio, 2024 - 13:32

Luogo evento:

Palazzo dei contratti e delle manifestazioni, sala del Mosaico o in collegamento con Zoom

Tipo evento:
Costo:

Gratuito

Prossimi eventi:

Lun 22 Lug, 2024

(Sala del Consiglio del Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni, Bergamo)
Palazzo dei contratti e delle manifestazioni, sala del Mosaico o in collegamento con Zoom
17 Luglio 2024

I mercati delle materie prime e dell'energia si sono surriscaldati dal momento in cui la pandemia si è venuta allentando e ha permesso la ripresa dell'attività produttiva a pieno regime, prima di quanto ci si fosse inizialmente aspettati. Strozzature nei canali di fornitura e manovre speculative hanno generato notevoli rincari dei prezzi a partire dalla metà del 2021.

A questa situazione si sono aggiunti nei primi mesi del nuovo anno i timori di un'aggressione russa all'Ucraina e poi l'effettivo scoppio del conflitto, che ha provocato ulteriori contraccolpi sui canali di approvvigionamento del gas e del petrolio. La situazione si è ripercossa sulle imprese e sui consumatori ed è testimoniata dai tassi di inflazione registrati in tutti i paesi europei e anche oltre. Ma quali sono le implicazioni geopolitiche dell'energia? Ne discutiamo con esperti a confronto.

Programma

  • Ore 17.00 Saluti di apertura
    Carlo Mazzoleni, presidente Camera di commercio di Bergamo
  • Ore 17.15 Intervengono:
    • Paolo Magri, vice presidente esecutivo dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
    • Antonio Gozzi, presidente Duferco Italia Holding
    • Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A

Conduce Stefano Agnoli, capo redattore Corriere della Sera.

È prevista la partecipazione, previa iscrizione online, in presenza fino ad esaurimento dei posti con green pass rafforzato e mascherina FFP2 oppure tramite Zoom.

Mercoledì 23 Marzo 2022

Il largo consumo confezionato si è evoluto in parallelo con la pandemia

I ricavi e le unità vendute nel largo consumo confezionato a Bergamo sono in crescita dal 2018: i dati forniti da IRI analizzati dalla Camera di commercio hanno evidenziato una chiara curva ascendente. Nel 2020 i valori hanno registrato una fiammata corrispondente a un incremento del 5,6%, mentre nel 2021 la variazione – sempre in terreno positivo – ha subito un rallentamento.

Queste dinamiche possono essere interpretate in relazione alle diverse fasi della pandemia da Covid-19 che, a partire da marzo 2020, ha modificato profondamente le abitudini dei consumatori. Nelle prime settimane della pandemia, all’annuncio del confinamento, i consumatori sono corsi in massa ad accaparrarsi i beni di consumo primario svuotando gli scaffali dei punti vendita e facendo così registrare una crescita imprevista sia ai ricavi sia alle unità vendute.

Nei trimestri successivi sono intervenute a successive riprese restrizioni alla mobilità, mentre il lavoro agile continuava a essere ampiamente praticato dalle imprese. Con questo la spesa delle famiglie che prima era destinata ai consumi fuori casa si è spostata verso le casse della grande distribuzione.

Nel 2021 le misure di contenimento della pandemia sono state allentate, nonostante ciò la crescita del comparto non si è arrestata. La spiegazione sta nel fatto che le vendite della grande distribuzione hanno dovuto soddisfare una domanda, ancora una volta inaspettata, innescata dalla diffusione delle varianti. Inoltre l’inflazione, che a dicembre raggiungeva il +3,9%, ha spinto i prezzi al rialzo e di conseguenza l’ammontare dei ricavi.

Il dato delle vendite suddivise per canale distributivo è disponibile solo a livello regionale ma fornisce indicazioni interessanti circa l’evoluzione del sistema distributivo. Sotto questo profilo i supermercati sono cresciuti di più rispetto agli ipermercati tra il 2017 e il 2020 ma nel 2021 hanno avuto una battuta d’arresto. Gli stessi hanno registrato una flessione dei ricavi e delle unità vendute nel 2018, a cui ha fatto seguito una crescita nel biennio successivo e un crollo nel 2021. Gli ipermercati hanno registrato una variazione negativa sia in valore che in unità per ogni anno del periodo, soprattutto nel 2018 e nel 2020. Questi movimenti si spiegano con la crescita eccezionale nell’ultimo anno del discount, il canale di convenienza.

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Tra le cose che sono cambiate in questi due anni per effetto della pandemia ci sono certamente le abitudini di consumo. Nonostante molte delle restrizioni siano ormai venute meno, non tutto è tornato come prima e forse alcuni comportamenti si fisseranno nelle abitudini. Per il 2022 l’andamento del comparto sembra più incerto: pesano le dinamiche inflative, le tensioni sui mercati energetici e delle materie prime, oltre all’insicurezza per la situazione internazionale.”

Ultima modifica: Giovedì 7 Aprile 2022
Mercoledì 23 Marzo 2022

Ombre di guerra anche sull’agroalimentare bergamasco

Nel secondo semestre 2021 l’agroalimentare lombardo mostra segni di rallentamento. La redditività delle aziende agricole ha registrato una battuta d’arresto a seguito dei continui aumenti dei costi dell’energia e di produzione, tra cui spiccano soprattutto macchinari agricoli, imballaggi di cartone e plastica e bottiglie di vetro. Se peraltro l’indice sintetico di fatturato cumulato ha registrato una crescita nel semestre ciò si spiega in parte con l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e con il forte rincaro dei mezzi di produzione. Questo il quadro che emerge dall’ultimo studio semestrale sulla congiuntura agricola lombarda, condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia.

Simili i risultati a livello nazionale, dove l’Istat, dopo due trimestri di crescita, ha calcolato nel terzo trimestre una variazione congiunturale negativa (-1,0%) del valore aggiunto in agricoltura. Questo risultato si deve leggere a fronte di un quadro di crescita tendenziale del Pil pari al 4,0% nel terzo trimestre e al 6,4% (stima preliminare) nel quarto trimestre.

L’andamento specifico dell’agro-alimentare a Bergamo si basa sui dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all’occupazione.

Infine, a livello occupazionale gli ultimi dati disponibili - relativi al terzo trimestre 2021 - sulle comunicazioni obbligatorie relative a rapporti di lavoro dipendente, elaborati dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Bergamo, offrono un quadro preciso della situazione territoriale. Nel terzo trimestre le assunzioni nel settore primario riportano un incremento tendenziale del +16,7% rispetto all’anno scorso e del +20,7% rispetto al 2019. I dati delle cessazioni nello stesso periodo superano del +25,5% il dato del 2020 e del 28,3% quello del 2019.

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Come per gli altri settori economici, anche nell’agroalimentare a destare preoccupazione sono specialmente i forti aumenti dei costi energetici e di produzione, che stanno erodendo la redditività delle aziende agricole orobiche, e le dinamiche inflative che in parte dipendono dal primo aspetto. La guerra, inoltre, amplificherà la scarsità di offerta di alcune materie prime, che già da alcuni mesi stavano condizionando l’economia mondiale.”

Ultima modifica: Giovedì 7 Aprile 2022
Martedì 8 Marzo 2022

Sprint di imprese femminili nel 2021

In provincia di Bergamo le imprese femminili, quelle in cui la presenza di donne supera il 50%, sono cresciute in un anno del +2,4%. Questo incremento di consistenza a fine 2021 rispetto all’anno precedente è un tratto distintivo della provincia di Bergamo, se si considera che Lombardia e Italia hanno riportato tassi di crescita più contenuta, rispettivamente del +1,2% e +0,6%.

Ragionando in termini di tasso annuo composto, ovvero la crescita percentuale media delle imprese femminili attive, tra il 2017 e il 2021 risulta pari 0,5%, lievemente superiore rispetto alla media regionale (0,4%) e italiana (0,1%). Lo stesso tasso riferito al totale delle imprese attive nella provincia di Bergamo risulta negativo (-0,1%), quello regionale nullo e quello nazionale positivo di un decimo di punto.

Le 17.343 imprese femminili attive a Bergamo a fine 2021 rappresentano il 20,5% delle imprese totali, un dato lievemente superiore all’incidenza percentuale lombarda (19,6%) ma inferiore a quella italiana (22,7%).

Per settore economico sono i servizi a dominare, seguiti da commercio, manifattura, agricoltura e costruzioni. Tutti i settori hanno subito una crescita durante l’anno, ma spiccano per vivacità il commercio, i servizi, le costruzioni e l’agricoltura con tassi compresi tra il 2 e il 3%.

Quanto alle forme giuridiche, prevalgono le imprese individuali, come peraltro accade anche sul totale delle imprese. A seguire le società di capitali, le società di persone, le cooperative, le altre forme e i consorzi. Rispetto al 2020, sono le società di capitali a riportare l’aumento maggiore (+3,8%), peraltro in linea con la tendenza in atto da tempo anche per il complesso delle imprese nella provincia. Tra le altre forme giuridiche, invece, le imprese individuali (+2,5%) e le cooperative (+0,6%) riportano una crescita positiva, mentre le società di persone sono in diminuzione (-0,8%).

In relazione alla struttura proprietaria e alla gestione delle imprese femminili, nel 2021 il 77,4% ha una partecipazione esclusiva di donne. Il 17,6% ha una forte partecipazione femminile, ovvero una quota uguale o maggiore del 60% di socie o amministratrici. Il restante 5,1% sono imprese con partecipazione maggioritaria femminile.

Analizzando i dati sulle cariche e sulle qualifiche, sono 35.388 quelle ricoperte da donne nel totale delle imprese registrate in provincia di Bergamo contro le 97.685 ricoperte da uomini. Queste cariche femminili sono per il 43,8% di amministratrici, il 30% di titolari, il 18,3% di socie e il 7,9% di altre cariche.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La crescita delle imprese femminili nell’ultimo anno rappresenta un segnale positivo per la nostra provincia. La partecipazione della donna al mondo dell’impresa a Bergamo rimane però di oltre due punti inferiore al dato nazionale.

Ultima modifica: Lunedì 21 Marzo 2022
Giovedì 3 Marzo 2022

Nel 2021 le imprese recuperano la propensione a investire, ma la guerra apre nuove incertezze

Le imprese bergamasche, pur con intensità diversa a seconda del settore, hanno recuperato significativamente la propensione a investire nel 2021 – questa è la sintesi dall’approfondimento sul tema realizzato dalla Camera di commercio nel mese di gennaio.

Circa due imprese industriali su tre, anche in virtù delle maggiori dimensioni, hanno realizzato investimenti nel 2021, mentre negli altri comparti tale quota si ferma a un terzo circa. Nel manifatturiero industriale e artigiano la crescita rispetto al 2020 è stata significativa, mentre si è rivelata più limitata nel commercio al dettaglio e nei servizi. I motivi sono che il primo aveva mostrato una caduta modesta nel 2020, mostrandosi più resiliente agli effetti della pandemia, mentre i secondi hanno subito le conseguenze più pesanti della crisi e non sono ancora riusciti a recuperare i livelli del 2019.

In tutti i settori le imprese bergamasche evidenziano una propensione a investire superiore o in linea a quella riscontrata a livello regionale. I dati di contabilità nazionale evidenziano una rapida ripresa degli investimenti nel 2021 grazie alle politiche di sostegno messe in campo per arginare la crisi, sebbene il nostro Paese continui a scontare un ritardo nei confronti dei principali paesi europei.

Riguardo la composizione degli investimenti, cresce la componente materiale, soprattutto per quello che riguarda impianti, macchinari e veicoli. Cala invece nella maggior parte dei comparti la quota investita in attrezzature informatiche, dopo la forte crescita registrata nel 2020 anche per via della diffusione del lavoro agile.

La finalità prevalente alla base degli investimenti è il rinnovamento di impianti e apparecchiature obsolete, ma emergono specificità settoriali legate alle esigenze di aumentare la capacità produttiva e di attivare nuovi business o potenziare l’attività con nuovi strumenti.

Le imprese che non hanno realizzato investimenti nel 2021 dichiarano motivazioni legate soprattutto alla mancanza di una reale esigenza o a una diversa pianificazione temporale, per cui gli investimenti sono già stati realizzati negli anni precedenti o sono programmati per i successivi. Rispetto all’anno precedente diminuiscono invece le indicazioni relative a prospettive di mercato incerte o alla mancanza delle risorse necessarie: emerge quindi un quadro economico-finanziario più solido dopo la crisi del 2020.

Gli imprenditori sono al momento tiepidi sulle possibili ricadute positive del PNRR sul proprio settore di attività, in attesa probabilmente di maggiori indicazioni su modalità e tempi di attuazione. Si rileva un maggior ottimismo nel campione industriale, che si divide in tre gruppi sostanzialmente equivalenti tra imprese che si aspettano effetti positivi o molto positivi, effetti scarsi o nulli e imprese che non sono al momento in grado di fare una valutazione. In generale sono soprattutto le imprese di maggiori dimensioni a esprimere fiducia nella propria capacità di cogliere le opportunità derivanti dalla realizzazione del Piano. La guerra tra Russia e Ucraina rimette tuttavia in discussione le aspettative positive di investimento espresse dalle imprese per il 2022.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Dopo un 2020 caratterizzato dall’incertezza e dall’impossibilità di pianificare, nel 2021 le imprese hanno ripreso a investire. All’epoca della rilevazione prevedevano di mantenere alto il livello per l’anno in corso, ma l’attacco russo all’Ucraina ha generato una nuova ondata di incertezza sugli scenari economici che rimette in discussione la visione di solo poche settimane fa.

Ultima modifica: Lunedì 21 Marzo 2022
Martedì 15 Febbraio 2022

La seconda edizione 2021 del Bollettino dei prezzi edili registra i rincari delle materie prime e dei costi di produzione

È disponibile da oggi per l’acquisto la seconda edizione 2021 del “Bollettino dei prezzi informativi delle opere edili”, edito dalla Camera di commercio in collaborazione con ANCE Bergamo, l’associazione dei costruttori edili. Le dinamiche di mercato, in particolare il rincaro delle materie prime e dei costi di produzione, hanno reso necessario un aggiornamento del bollettino a pochi mesi di distanza dalla prima edizione 2021, pubblicata nel giugno scorso, che riguardava i soli capitoli dell’edilizia.

Questa seconda edizione 2021 contiene l’aggiornamento completo dei prezzi informativi delle opere edili praticati in provincia di Bergamo. Solo i prezzi dei capitoli B (opere da cementista e stuccatore) ed E (opere in pietra naturale) non sono stati forniti in quanto questi due capitoli sono in fase di completa revisione.

La pubblicazione riporta le quotazioni delle opere compiute, degli impianti, dei noleggi e della sicurezza nei cantieri, risultanti dalla rilevazione di oltre 8.000 voci e alla quale hanno collaborato circa 200 ditte rappresentative del settore. I prezzi riportati sono rilevati nel periodo immediatamente precedente il 15 settembre 2021.

Il Bollettino viene pubblicato nella versione cartacea, online e in formato PDF. L’acquisto si effettua dal sito web della Camera di commercio di Bergamo.

Ultima modifica: Martedì 15 Febbraio 2022
Lunedì 17 Gennaio 2022

La chimica bergamasca supera i livelli pre-crisi ma non in tutte le merceologie

Nei valori cumulati dell’anno 2021, secondo gli ultimi dati Istat disponibili fino al terzo trimestre, le esportazioni di sostanze e prodotti chimici registrano un valore di 1.923 milioni di euro, pari al 15,5% delle esportazioni manifatturiere, e riportano una variazione percentuale pari a +23,6% rispetto allo stesso periodo del 2020. Se questa risultanza non sorprende, essendo dovuta all’effetto della pandemia con il blocco delle attività economiche e degli scambi transfrontalieri, è significativo notare che anche rispetto al 2019 si segni un buon +11,1%.

Analizzando le categorie merceologiche di cui si compone la chimica, tutte, con l’eccezione di pitture, vernici e smalti, riportano una variazione tendenziale positiva rispetto allo stesso periodo dell’anno 2020. Nello specifico, le fibre sintetiche e artificiali registrano un +31,7%, seguono saponi e detergenti (+26,5%), prodotti chimici di base (+26,3%), altri prodotti chimici (+12,4%) e agrofarmarci (+1,5%).

Il confronto con i dati del 2019, esenti dagli effetti della crisi economica da Covid-19, mette in evidenza come le esportazioni di agrofarmaci si siano praticamente quadruplicate e che altre variazioni rilevanti abbiano interessato i prodotti chimici di base (+15,8%) e gli altri prodotti chimici (+9%). Sono invece diminuiti i valori delle fibre sintetiche e artificiali (-7,3%), pitture e vernici (‑6,5%) e saponi e detergenti (-3,9%).

Nel complesso, il valore delle esportazioni di Bergamo ha raggiunto nel terzo trimestre del 2021 la quota di 12.446 milioni di euro, con i macchinari, i prodotti chimici e i metalli che si confermano i primi settori per valore rappresentando complessivamente il 54,2% delle esportazioni manifatturiere (queste ultime sono la quasi totalità dell’export della provincia di Bergamo).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “L’analisi degli ultimi dati Istat mostra che le esportazioni della chimica, il secondo settore per valore dell’export bergamasco, hanno superato pienamente i valori pre-crisi. Osservando le singole merceologie, tuttavia, la situazione appare diversificata. Mostrano, infatti, netti segni di ripresa rispetto al 2019 agrofarmaci, prodotti chimici di base e altri prodotti chimici. Altre merceologie, come fibre sintetiche, pitture e saponi, non hanno ancora recuperato i livelli pre crisi. In prospettiva, l’impennata dei costi dell’energia elettrica rappresenta una forte criticità per i comparti energivori della chimica”.

Ultima modifica: Lunedì 21 Marzo 2022
Giovedì 16 Dicembre 2021

La Camera di commercio redige il suo primo bilancio di sostenibilità

La Camera di commercio di Bergamo, tra le prime nel panorama del sistema camerale nazionale, ha redatto il suo primo bilancio di sostenibilità, il documento che riassume e comunica i valori, gli obiettivi, le attività, gli impatti e i risultati dell’attività dell’ente a tutti coloro che detengono un interesse nei suoi confronti.

L’Ente ha scelto il 2020 come primo anno a cui riferire questo processo di rendicontazione. Questo è l’anno in cui – con lo scoppio della pandemia, che ha colpito in modo particolare il territorio bergamasco, e l’innesco della crisi economica – la Camera di commercio ha raddoppiato gli sforzi per svolgere il ruolo istituzionale di assistenza alle imprese e di stimolo alla crescita.

La metodologia individuata per questo primo bilancio di sostenibilità di sintesi è stata di illustrare gli obiettivi e le attività utilizzando quale parametro gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’ONU nell’Agenda 2030, a cui peraltro la Camera si ispira da diversi anni nell’elaborazione dei propri obiettivi strategici.

Per redigere il documento, si è partiti dai dati sui risultati raggiunti, forniti dalla struttura organizzativa aziendale. Queste informazioni sono state poi analizzate e approfondite con i referenti di funzione, in coerenza con le buone pratiche in materia di rendicontazione non finanziaria. In particolare, per identificare e rappresentare le performance di sostenibilità della Camera ci si è basati sul bilancio consuntivo 2020, la relazione sulle performance 2020 e la relazione previsionale programmatica 2020 e 2021.

La Camera di commercio ha pertanto sviluppato un’analisi di materialità che identifica le tematiche di maggiore rilevanza su cui viene valutata la capacità di essere sostenibile. È questo il primo passo al fine di intraprendere un vero e proprio percorso di sostenibilità. In sostanza, le nuove esigenze manifestate dai portatori di interesse sono tenute in conto quale motore principale per il cambiamento sostenibile. Il bilancio di sostenibilità è la dimostrazione dell’impegno a contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio da parte della Camera di commercio.

Dichiara il presidente Carlo Mazzoleni: “Il sostegno e i servizi alle imprese sono da sempre l’ambito in cui la Camera di commercio esplica la sua missione. Oggi il mutamento del contesto ha però portato alla crescente importanza di coniugare l’azione della Camera ai grandi temi connessi allo sviluppo sostenibile, così come indicato dalle Nazioni Unite. La promozione della crescita economica e del lavoro e la trasparenza nella rendicontazione sono diventati fondamentali per un’istituzione che vuole favorire il benessere preservando gli interessi delle generazioni future”.

Come ha illustrato il segretario generale M.Paola Esposito: “L’analisi di materialità effettuata da due gruppi di stakeholder - i responsabili interni di funzione e i consiglieri camerali - ha evidenziato come prioritari i temi del “sostegno a imprese, innovazione e infrastrutture” e della “promozione di un’istruzione di qualità”, oltre a quelli della “semplificazione e qualità dei servizi offerti” e della “performance economica trasparente e sostenibile”. Altro elemento informativo che ci restituisce il Bilancio di Sostenibilità è la rendicontazione del valore distribuito, dalla quale emerge che il 36% degli interventi camerali nel 2020 sono stati afferenti a competitività e innovazione delle imprese, ma la Camera ha investito anche per valorizzare il patrimonio culturale e il turismo, ad esempio con i progetti ‘Bergamo Green’, ‘Forme creative’ e ‘East Lombardy’. Tutta l’azione svolta non sarebbe possibile se la Camera non potesse contare su un patrimonio di risorse umane competenti al servizio delle imprese. Ne è un segnale che durante l’emergenza Covid tutti gli uffici hanno operato nella logica del ‘pieno servizio’ accelerando i processi di digitalizzazione e di dematerializzazione”.

Questo bilancio di sostenibilità viene definito “di sintesi” perché costituisce il primo passo verso un bilancio completo e conforme ai requisiti della Global Reporting Initiative. L’obiettivo dell’anno prossimo sarà di redigere un bilancio di sostenibilità ispirato agli obiettivi ONU e anche pienamente conforme a questi standard.

Consulta il Bilancio di sostenibilità (pdf).

Ultima modifica: Mercoledì 5 Gennaio 2022
Lunedì 13 Dicembre 2021

Le esportazioni bergamasche volano al +6,9% rispetto al 2019

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 4.223 milioni di euro (+16,6% su base annua, contro variazioni del 16,8% in Lombardia e del 13,6% in Italia).

Le importazioni sono state pari a 2.764 milioni (+38,5% tendenziale, contro +26,8% in Lombardia e +24,1% in Italia).

Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.459 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.626 milioni).

Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.038 milioni, +8,7%), prodotti chimici (635 milioni, +33,5%), metalli di base (532 milioni, +17,0%), articoli in gomma (410 milioni, +19,5%), mezzi di trasporto (390 milioni, +15,0%), apparecchi elettrici (290 milioni, +23,2%), tessile e abbigliamento (257 milioni, +18,7%) e alimentari (245 milioni, +7,4%).

Nel trimestre in esame, per area geografica di destinazione, positivo il tasso di variazione tendenziale verso l’area UE 27 post Brexit (16,7%) e verso l’Eurozona (17,6%). Recuperano anche i mercati extra UE (16,4%) con variazioni positive per tutte le aree (Paesi europei extra UE, Africa settentrionale, Altri paesi africani, America settentrionale, America centro-meridionale, Asia centrale, Asia orientale, Oceania e altri territori) tranne che per il Medio Oriente.

Variazioni positive nel confronto con il corrispondente trimestre del 2020 anche le esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo: Germania (14,9%), Francia (13,0%), Stati Uniti (23,6%), Spagna (23,8%), Regno Unito (13,1%), Polonia (9,0%), Cina (15,8%), Svizzera (8,4%), Paesi Bassi (12,5%), Austria (31,5%).

In un confronto con i valori pre crisi del corrispondente trimestre 2019 il valore complessivo delle esportazioni è salito del 6,9%, con variazioni negative soltanto per legno (-1,2%) e macchinari ( 0,4%). Rispetto alle aree geografiche di destinazione si registrano variazioni negative del trimestre confrontato con il pre crisi per Africa settentrionale, America settentrionale, Medio Oriente, Asia centrale e Oceania. Tutti i primi 10 paesi di destinazione delle esportazioni bergamasche hanno marcate variazioni positive nel confronto con il corrispondente trimestre 2019, tranne il dato negativo degli Stati Uniti.

Il presidente Carlo Mazzoleni parla di “un altro trimestre di crescita per le esportazioni bergamasche, non solo rispetto all’anno scorso – dove le variazioni sono a due cifre – ma anche nei confronti del 2019, che ha preceduto lo scoppio della pandemia. Se l’intero nord-ovest tira la volata dell’export nel trimestre, Bergamo è tra le 7 province italiane che hanno dato i contributi più positivi al risultato nazionale."

Ultima modifica: Martedì 14 Dicembre 2021
Lunedì 29 Novembre 2021

La sensibilità verde delle imprese dipende dalle dimensioni e dal settore di appartenenza

L’impegno delle imprese bergamasche sui temi dell’economia verde e circolare è strettamente legato, da un lato, al settore di appartenenza e, dall’altro, alla classe dimensionale – così indicano le evidenze dell’approfondimento condotto in collaborazione con Unioncamere Lombardia.

L’industria, caratterizzata da dimensioni medie elevate, registra una maggiore sensibilità in fatto di economia verde: il 45% delle imprese dichiara di aver realizzato o di stare realizzando azioni green che vadano oltre gli obblighi normativi. La percentuale si dimezza però per le imprese artigiane manifatturiere, il commercio al dettaglio e i servizi. A parità di classe dimensionale la quota delle imprese artigiane risulta tuttavia superiore a quella del terziario, facendo quindi supporre un maggior impegno del manifatturiero, la cui attività è caratterizzata d’altronde da un impatto ambientale più marcato e da un più elevato consumo energetico.

Tra le imprese si sta comunque diffondendo una sempre maggiore consapevolezza. Questo lo si deduce dalle intenzioni di investimento nelle tecnologie verdi nei prossimi anni: oltre la metà delle imprese industriali intervistate le dichiarano; seguono poi nella classifica le imprese dei servizi, del commercio al dettaglio e infine l’artigianato, dove una impresa su tre si dice intenzionata a effettuarli. Significativo il progresso dei servizi rispetto all’impegno attuale, fatto che delinea prospettive di sviluppo interessanti in un settore fin qui poco sensibile alle tematiche ambientali.

Se invece parliamo di economia circolare, le imprese bergamasche si sentono meno coinvolte: la percentuale di quante dichiarano di aver intrapreso o di voler intraprendere azioni in questo senso varia dal 14% dei servizi al 34% dell’industria.

Il settore più consapevole sui temi della circolarità si conferma quindi quello industriale. Il commercio al dettaglio tuttavia si distingue per due motivi: innanzitutto poiché la percentuale di imprese interessate agli interventi di economia verde (22%) è pari alla percentuale di imprese interessate all’economia circolare; in secondo luogo poiché se gli altri settori evidenziano una netta preponderanza di interventi legati alla gestione dei rifiuti, nel commercio a tale attività si affiancano interventi di rigenerazione e rifabbricazione, di ecodesign e i sistemi ibridi prodotto-servizio.

Riguardo i modelli di impresa considerati più ideonei, la rigenerazione e la catena di produzione circolare riscuotono in tutti i settori il numero maggiore di sostenitori, ma per i servizi il modello della condivisione è particolarmente gradito. Va comunque notato che una fetta rilevante di imprese non ha le idee chiare su quale modello puntare.

Dichiara il presidente Carlo Mazzoleni: “Nonostante la crisi che ci ha colpito negli ultimi due anni, le imprese bergamasche proseguono sulla strada della maggiore sostenibilità ambientale, che sembra peraltro essere una strada vantaggiosa perché in queste imprese si registra un aumento di produttività. Tra le imprese, specialmente quelle manifatturiere, si sta diffondendo la consapevolezza che le tematiche ambientali sono centrali nelle traiettorie di sviluppo futuro. L’auspicio è che i nuovi modelli di sviluppo possano radicarsi sempre più, fondandosi sui loro benefici sia economici che ambientali.”

Ultima modifica: Lunedì 6 Dicembre 2021