Mercoledì 18 Dicembre 2024
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Il quarto trimestre 2018 si chiude con 95.085 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (84.640) è in calo tendenziale (-429 posizioni pari al -0,5% su base annua) da due anni a questa parte.
Nel periodo considerato si è avuto un saldo negativo di -299 unità (-356 nel corrispondente periodo del 2017). Le imprese attive aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+2,7%). Diminuiscono le società di persona (-2,2%), le imprese individuali (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-0,6%), in prevalenza cooperative.
Il settore artigiano, con 30.471 imprese a fine settembre 2018, registra una riduzione del -1,5% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive registra una riduzione di -451 unità rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le iscrizioni (325) calano del -17,5% su base annua. Le cessazioni (-550) aumentano del 1,1%. Anche per questo trimestre si registra un saldo negativo tra iscritte e cessate: -225 unità, contro le -150 del quarto trimestre dell'anno precedente.
Aumentano le imprese attive nei comparti: +122 (+3,4%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +103 (+3,8%) nei servizi di supporto alle imprese, +59 (+1,4%) nelle altre attività dei servizi alle persone, +50 (+0,8%) nelle attività immobiliari, +40 (+2,0%) nei servizi di informazione e comunicazione, +29 (+5,0%) nella sanità e assistenza sociale, +28 (+2,7%) nei servizi di intrattenimento, +13 (+3,2%) nell'istruzione, +5 (+0,2%) nelle attività finanziarie e assicurative.
Al di là delle fluttuazioni trimestrali durante il 2018, emerge un progressivo rallentamento della crescita iniziata nel 2013. Prosegue il riassorbimento della disoccupazione, con il tasso che in un anno passa dal 6,3% al 5,4%: in questo trimestre la diminuzione sembra ascrivibile non solo alla crescita dell’occupazione ma anche a una minore partecipazione al mercato del lavoro. Più che dimezzate rispetto all’anno precedente le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni che scende così per la prima volta sotto i livelli del 2008, per effetto della prolungata fase di ripresa ma anche delle restrizioni poste dal legislatore nell’utilizzo dello strumento.
Rispetto a 10 anni fa il numero di lavoratori è aumentato (+1,9%): sono stati quindi pienamente recuperati i livelli occupazionali pre-crisi. Il tasso di occupazione invece è lievemente inferiore poiché la crescita degli occupati si è accompagnata a quella della popolazione in età lavorativa.
La crescita della base occupazionale lombarda rallenta in particolare nei Servizi. L’industria cresce per il secondo trimestre consecutivo, mentre le costruzioni continuano a registrare variazioni negative. Rispetto al 2008 i servizi hanno però registrato una significativa espansione del +9,4%, mentre l’industria non è ancora riuscita a recuperare pienamente (-2,2%); la recessione sembra aver causato perdite difficilmente recuperabili nell’edilizia, che in dieci anni ha lasciato sul campo oltre un terzo degli occupati.
Analizzando l’occupazione per genere, le donne, impiegate soprattutto nei servizi, risentono maggiormente del rallentamento rispetto agli uomini, che proseguono la crescita. Si allarga quindi il divario di genere, che negli anni della crisi si era ridotto grazie alla maggiore propensione delle donne a cercare lavoro. In Lombardia il tasso di occupazione femminile è comunque superiore di quasi 9 punti rispetto al valore nazionale (49,4%).
Inoltre, in dieci anni il peso della fascia più matura di lavoratori (55 anni e oltre) sullo stock occupazionale lombardo si è ampliato dal 10,7% al 19,1%. Parallelamente la quota giovanile (15-34 anni) si è ridotta dal 31,4% al 23%.
Il maggior contributo alla crescita occupazionale proviene, anche per il terzo trimestre 2018, dai dipendenti a termine (+7,3%): l’incidenza di questa tipologia di lavoratori ha raggiunto ormai il 10% del totale (era il 7,6% nel 2008).
Dopo un apparente stallo nei primi tre mesi del 2018, la produzione industriale a Bergamo è cresciuta nel secondo trimestre (+1,5%) portando l’indice a quattro punti di distanza dal massimo storico toccato nel lontano 2007 e consolidando un trend positivo che si è intensificato negli ultimi due anni e mezzo. La variazione su base annua segna ancora un robusto +5%.
La dinamica provinciale va relativizzata e inquadrata nel contesto di una decelerazione che si registra con più evidenza a livello regionale così come in Italia e nell’intera Eurozona. In specifico, nell’intera Lombardia la variazione congiunturale (+0,3%) è in rallentamento per il terzo trimestre consecutivo, pur mantenendosi ben al di sopra (+3,9%) dell’anno precedente.
Le previsioni sul successivo trimestre estivo sono caute ma ribadiscono l’attesa di un rallentamento della domanda internazionale.
Gli indicatori dell’artigianato manifatturiero bergamasco sono sensibilmente migliori della media regionale (la produzione segna +1,6% nel trimestre, +3,8% su base annua) e confermano una dinamica brillante della produzione, meno soddisfacente invece quanto a fatturato e occupazione.
Segnali meno positivi (e non sempre coerenti a causa di una copertura campionaria limitata) provengono dall’andamento del commercio e quindi dei consumi.
L’indagine sul volume d’affari del commercio al dettaglio a Bergamo registra una dinamica piatta delle vendite in provincia (+0,2% nel trimestre e su base annua) ma il dato regionale indica, per il terzo trimestre consecutivo, una flessione tendenziale (-1,4%) generalizzata a tutti i canali della distribuzione.
Nei servizi diversi dal commercio al dettaglio il quadro congiunturale è positivo anche se la dinamica di Bergamo è stabilmente inferiore al dato medio regionale. Nel complesso il volume d’affari cresce di un modesto +0,2% (+1% il dato regionale) sul trimestre e del +1,4% su base annua, contro un valore doppio della Lombardia.
Nell’edilizia si rafforzano i dati positivi con una marcato crescita tendenziale a livello regionale (+6,4%) e un risultato provinciale probabilmente ancora più consistente.
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel terzo trimestre dell’anno ha raggiunto i 3.762 milioni (+1,6% su base annua contro variazioni del +2,7% in Italia e del +4,1% in Lombardia). Nei primi tre trimestri dell’anno le esportazioni assommano a 11.931 milioni con un incremento tendenziale del 4,7%, contro variazioni del 3,1% in Italia e del 5,1% in Lombardia. Le importazioni sono state pari nel trimestre a 2.319 milioni (+7,8% tendenziale di poco superiore alle medie di riferimento) per un valore cumulato da inizio anno di 7.242 milioni, +7,4% su base annua, contro variazioni del +5% a livello nazionale e +7,3% in regione. Il saldo complessivo tra gennaio e settembre 2018 della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 4.689 milioni poco al di sopra del saldo (4.652) nel corrispondente periodo dell’anno scorso.
Per quanto riguarda i contributi più rilevanti alla variazione complessiva dell’export nei primi nove mesi dell’anno di Bergamo si distinguono l’export in area Euro di metalli di base e prodotti in metallo (+1,03 punti), macchinari (+0,98) e articoli in gomma e plastica (+0,58); i mezzi di trasporto destinati a paesi UE non Euro (+0,48) e in area Euro (+0,38) e i macchinari in Nord America (+0,36) e in Medio Oriente (+0,31). Sottraggono punti alla crescita le esportazioni di farmaceutici nel Nord America (-0,74) e i macchinari destinati all’Asia orientale (-0,42) e ai paesi europei non appartenenti alla UE (-0,31).
Il mercato del lavoro in provincia di Bergamo è in espansione sostenuta dal 2015 con indicatori coerenti fino al 2017 riguardanti gli occupati residenti (il sottoinsieme dei dipendenti con luogo di lavoro in provincia di Bergamo) e il saldo, molto ampio e in crescita nel 2017, dei flussi tra assunzioni e cessazioni risultanti dalle comunicazioni obbligatorie (COB). A metà 2018, il dato campionario trimestrale delle forze lavoro in provincia di Bergamo, di limitata affidabilità statistica, segnala un possibile rallentamento della dinamica occupazionale dopo il forte recupero nel corso del 2017, e un lieve aumento delle persone in cerca di occupazione.
I flussi delle COB nei primi nove mesi del 2018 indicano un valore cumulato del saldo ancora positivo ma ridotto a quasi un quarto di quello registrato a fine settembre dello scorso anno. Le modifiche alle normative sui contratti di lavoro e le correzioni nella struttura dei costi e degli incentivi dei diversi rapporti di lavoro, per quanto attenuate da una fase transitoria terminata solo a inizio novembre, hanno condizionato i comportamenti dei datori di lavoro e attenuato, secondo i propositi dichiarati dal governo, il ricorso ai contratti a tempo determinato.
Gli avviamenti e le trasformazioni a tempo indeterminato, che beneficiano ancora di qualche limitato incentivo, compensano solo in parte la riduzione dei contratti temporanei. Nel sistema informativo delle COB non transitano le tipologie del lavoro occasionale (i voucher, drasticamente rivisti) né, per definizione, le forme di lavoro autonomo, professionale o a partita IVA verso le quali potrebbe orientarsi una parte dell’offerta di lavoro. La frenata occupazionale è marcata nel commercio e servizi e nelle relative professioni qualificate. Il saldo è ancora positivo nell’industria, ma inferiore ai livelli dell’anno scorso. Segnali di miglioramento provengono da diverse professioni nella filiera dell’edilizia e delle costruzioni.
Il sistema informativo delle COB, data l’incidenza delle assunzioni temporanee, enfatizza inevitabilmente il peso delle basse qualifiche nei numeri dei nuovi ingressi. La quota dei laureati sui nuovi avviati in provincia resta contenuta e quasi la metà delle assunzioni riguarda profili di medio livello. Sembra farsi sentire più che in passato anche la capacità di attrazione dell’area metropolitana milanese nella quale risultano avviati, a tre quarti del 2018, oltre 25mila nuovi rapporti di lavoro di bergamaschi.
Dal 22 novembre 2018 sono in linea il nuovo sito dell'Annuario statistico regionale della Lombardia e i 12 annuari statistici provinciali, tutti in versione bilingue (italiano e inglese). L’ASR Lombardia si rinnova per rendere più efficace e immediata la ricerca e la consultazione dei dati statistici con nuove funzionalità, fruibilità dei dati potenziata, grafici e mappe interattive. La navigazione è semplice e intuitiva: ogni immagine sulla pagina d’inizio identifica i 26 argomenti trattati, che propongono confronti regionali ed europei, oltre a un dettaglio territoriale fino al livello comunale. A questo si aggiungono poi gli indicatori di sintesi e le graduatorie regionali.
L'Annuario statistico costituisce una guida essenziale per aggiornare le conoscenze sulla realtà della regione e misurarne l'evoluzione. I capitoli in cui è suddiviso offrono una sintesi delle informazioni statistiche prodotte dall'Istat e da altri enti del Sistema statistico nazionale su ambiente, aspetti demografici, sociali ed economici. I dati sono disaggregati a livello regionale e sono accompagnati da un confronto con gli anni precedenti. Il nuovo sistema di diffusione dei dati è frutto della sinergia tra Unioncamere Lombardia, PoliS Lombardia e Istat.
La battuta d’arresto della produzione manifatturiera in provincia di Bergamo – confermata dai segnali di rallentamento del ciclo economico in Lombardia, in Italia e nell’Eurozona – e la persistente debolezza dei consumi e della domanda interna richiedono molta attenzione nell’attuale contesto di incertezza sulle politiche nazionali ed europee e un impegno corale per sostenere con ancora maggior determinazione le azioni di sistema per lo sviluppo della bergamasca.
“Restiamo convinti della necessità di portare avanti le politiche per l’innovazione delle imprese (con il Punto Impresa Digitale), di non fare passi indietro sull’indispensabile formazione delle risorse umane chiamate a gestire le nuove tecnologie e sull’alternanza scuola e lavoro, di coordinare nel Tavolo per lo sviluppo le azioni di promozione dell’attrattività e di valorizzazione del nostro territorio con il coinvolgimento di Regione Lombardia”, così commenta il presidente Malvestiti i risultati dell’analisi congiunturale dell’economia bergamasca nel terzo trimestre 2018
Il quadro economico del terzo trimestre non è del tutto negativo: gli ordini dall’estero sono ancora in aumento, nonostante le tensioni nel commercio internazionale, l’occupazione industriale tiene e i servizi, escluso il commercio al dettaglio e i servizi alla persona, registrano un aumento del volume d’affari.
Il 2018 si chiuderà con ogni probabilità con un risultato medio complessivo per Bergamo ancora nettamente positivo. Il rischio, presente nelle aspettative dei nostri imprenditori, è però che la decelerazione a fine anno finisca per zavorrare la dinamica di avvio del 2019 e indebolire il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori.
Il trimestre si chiude con 95.385 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (85.152) è in calo tendenziale (-233 posizioni pari al -0,3% su base annua) da due anni a questa parte.
Nel periodo considerato si sono avute 1.001 nuove iscrizioni (+3,6% su base annua) e 874 cessazioni (-3,0%), con un saldo positivo di 127 unità (+65 nel corrispondente periodo del 2017).
Le imprese registrate aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+2,9%). Diminuiscono le società di persona (-2,3%), le imprese individuali (-1,3%) e le altre forme giuridiche (-0,4%), in prevalenza cooperative.
Lo spaccato per genere, età e nazionalità delle posizioni attive, conferma la tendenza alla forte crescita su base annua delle imprese straniere (+2,2%), al lieve aumento delle imprese femminili (+0,4%) e alla flessione (-3,8%) delle imprese giovanili.
In riduzione le procedure concorsuali di fallimento, scioglimento e messa in liquidazione: 296 nel terzo trimestre del 2018, in confronto alle 317 del corrispondente trimestre del 2017.
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel secondo trimestre 2018 ha raggiunto i 4.219 milioni, con un incremento del +6,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017, +7,6 verso l’Unione Europea e +4,4 verso paesi non appartenenti alla UE.
Le importazioni sono state pari a 2.408 milioni (+6,8 per cento su base annua, +7 dalla Ue e +6,3 da paesi extra UE). La dinamica tendenziale dell’export è in rallentamento da tre trimestri consecutivi ma si mantiene su livelli sostenuti sul mercato UE, mentre verso l’area Extra-UE la crescita è più contenuta.
Nel primo semestre dell’anno l’export ha toccato gli 8.169 milioni, con una crescita tendenziale del +6,6%, e l’import i 4.923 milioni (+9,1% su base annua), con un saldo positivo di 3.246 milioni, superiore al saldo della prima metà del 2017.
L'edizione 2018 contiene queste novità:
L'edizione 2018, disponibile in versione cartacea e online, riporta le quotazioni di mano d'opera, noleggi, materiali e opere compiute, risultanti dalla rilevazione effettuata nel periodo 1-15 marzo 2018 su oltre 8000 voci e alla quale hanno collaborato circa 300 ditte, le principali del settore.
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