Mercoledì 18 Dicembre 2024
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Resta confermata la decelerazione della crescita delle esportazioni bergamasche, accusata dalla seconda metà del 2018 anche se il saldo trimestrale della bilancia commerciale della provincia (valore delle esportazioni - importazioni) è positivo per 1.556 milioni e superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso, principalmente per la riduzione delle importazioni.
Tra i settori più importanti dell’export provinciale si nota una diminuzione di macchinari, articoli in gomma, mezzi di trasporto e tessili, un aumento di prodotti chimici e metalli di base, apparecchi elettrici, prodotti alimentari e bevande.
L’export di Bergamo per area geografica di destinazione registra un calo verso l’area UE e l’Eurozona, con un recupero invece dei mercati Extra UE grazie ai risultati significativi di Africa, Americhe e Asia centrale.
Sui paesi di destinazione si confermano ai primi tre posti Germania, Francia e Stati Uniti con una quota che rappresenta il 35% del totale esportato.
Commenta il presidente Malvestiti: “La crescita delle esportazioni bergamasche è stata particolarmente forte dall’inizio del 2017 fino al terzo trimestre 2018. Poi il sostenuto tasso di crescita, che in quel periodo si è mantenuto su una media del 6,7%, ha iniziato a flettere. Diversi fattori di incertezza a livello internazionale si stanno facendo sentire sulla domanda estera, mitigati solo in parte dal buon ciclo economico statunitense e dall’accelerazione degli acquisti nel Regno Unito in vista di una Brexit senza accordo sempre più possibile.”
In Lombardia i prestiti bancari alle imprese sono tornati a crescere dal 2016, dopo una lunga fase di stretta creditizia dovuta alla crisi dei debiti sovrani – questo si evince analizzando i dati di Banca d’Italia. Nel 2018 la crescita si è rafforzata, evidenziando però un rallentamento nell’ultimo trimestre: tale battuta d’arresto è confermata dai primi dati del 2019.
Le condizioni di accesso al credito negli ultimi anni hanno avuto un progressivo miglioramento, grazie anche alla politica espansiva della BCE che ha permesso un tasso di interesse a breve decrescente dal 2014 in poi. Rimane però una significativa disparità: le piccole imprese subiscono un tasso di interesse di tre punti percentuali superiore a quello applicato alle medio-grandi. In questi anni si è ridotto lo stock di sofferenze accumulate dalle banche, in parte grazie al positivo andamento dell’economia.
Commenta il presidente Malvestiti: “A Bergamo rispetto alla media regionale si ricorre maggiormente al credito bancario, che resta il principale canale di finanziamento per la maggior parte dei settori. Fa eccezione il commercio al dettaglio, dove l’autofinanziamento risulta più diffuso rispetto al credito bancario e in maniera più accentuata rispetto alla Lombardia.”
A notevole distanza da autofinanziamento e credito bancario troviamo il leasing, seguito dal credito commerciale, particolarmente utilizzato nel commercio al dettaglio; i finanziamenti e gli incentivi pubblici così come la finanza agevolata rivestono un ruolo non marginale nel manifatturiero, mentre il factoring evidenzia una percentuale significativa solo nell’industria. Altre forme di finanziamento, come i prestiti intra-gruppo o i prestiti su titoli, sono stati utilizzati negli ultimi 12 mesi soprattutto da imprese del commercio al dettaglio e dell’industria.
Le finalità del finanziamento indicate dalle imprese bergamasche sono sostanzialmente due: la liquidità e le necessità di cassa da una parte e gli investimenti produttivi dall’altra; in particolare la propensione all’investimento è correlata al settore e alla dimensione di impresa: è infatti più elevata nel manifatturiero e nelle imprese medio-grandi. Di conseguenza gli investimenti sono la motivazione più ricorrente solo per le imprese industriali, mentre nell’artigianato prevale la liquidità; nei servizi e nel commercio al dettaglio, infine, il gap si allarga a favore delle necessità di cassa.
La principale criticità delle imprese riguardo all’accesso alle fonti di finanziamento, viene identificata nell’aumento dei costi accessori, sia per il tasso applicato, che per l'aumento delle garanzie richieste.
La maggiore soddisfazione delle imprese bergamasche è confermata dai giudizi verso le condizioni di accesso al credito, che con poche eccezioni presentano percentuali di adeguatezza superiori al dato regionale. Anche in questo caso la dimensione d’impresa è un elemento rilevante, come dimostrato dalle valutazioni più positive dell’industria; in ogni caso le indicazioni di adeguatezza prevalgono per tutte le voci, a conferma di una situazione piuttosto distesa nel mercato del credito.
L’indagine congiunturale sul primo trimestre del 2019 mostra che per il commercio al dettaglio diminuisce il fatturato nelle imprese con almeno tre addetti: la variazione su base annua è pari al ‑0,7%. Dopo un incremento particolarmente significativo nel quarto trimestre (+1,3%), i prezzi risentono solo lievemente (-0,1%) dell’effetto stagionale tipico del periodo che segue il Natale. L’indice destagionalizzato del fatturato mostra un lieve calo nel trimestre, più pronunciato per gli esercizi non alimentari, scendendo a quota 86,5 con base 2010: prosegue quindi il trend decrescente che ha caratterizzato l’ultimo anno e mezzo, dopo la fase positiva nel periodo 2015-2017. Anche in Lombardia il primo trimestre 2019 ha evidenziato un calo di fatturato su base annua e in misura leggermente più marcata (-1%).
Commenta il presidente Malvestiti: “Prosegue la tendenza negativa del fatturato che aveva già caratterizzato il 2018, anche se i dati dei primi tre mesi del 2019 sono probabilmente penalizzati dalla diversa cadenza della Pasqua: quest’anno le vendite legate a tale festività verranno conteggiate nel secondo trimestre. Forse è per questo motivo che gli imprenditori, in apparente contraddizione con il calo di fatturato, confermano le aspettative positive degli ultimi trimestri.”
Il rallentamento evidenziato dagli altri settori dell’economia bergamasca non riguarda al momento i servizi: nei primi tre mesi del 2019 le imprese bergamasche con almeno 3 addetti registrano un incremento del fatturato pari al +2,5%, confermando la velocità di crescita media del 2018. Anche i prezzi proseguono la tendenza al rialzo con un +0,3%.
“In questo trimestre le imprese bergamasche di servizi registrano un risultato migliore rispetto alla media lombarda dopo un 2018 che aveva visto una crescita sostanzialmente allineata”, commenta Malvestiti. “Il numero indice destagionalizzato evidenzia però un divario significativo a favore della Lombardia, che ha iniziato prima la fase di ripresa. A Bergamo invece la crescita è cominciata solo nel 2017, recuperando cinque punti in poco più di due anni. I livelli del 2010 restano ancora quindi lontani, mentre sono già stati superati a livello regionale.”
Nel 2018 le imprese bergamasche che dichiarano di aver realizzato investimenti sono il 66,4% nell’industria, il 37,6% nei servizi, il 37,4% nel commercio al dettaglio e il 31,5% nell’artigianato; si tratta di valori superiori alle analoghe percentuali regionali, con l’eccezione del commercio al dettaglio, dove la quota è sostanzialmente uguale.
“La differenza tra i settori – spiega il presidente Paolo Malvestiti – è in buona parte spiegata dalla dimensione d’impresa. A livello sia provinciale che regionale, maggiore è la dimensione aziendale, più forte è la propensione a investire”.
Gli investimenti sono una componente importante sia dal punto di vista macroeconomico (rappresentano una delle principali voci del PIL), sia da quello microeconomico, strettamente correlati al tema della competitività d’impresa.
Il dato del 2018 si conferma sui buoni livelli raggiunti negli ultimi anni, grazie all’andamento positivo che ha consentito di aumentare la quota di imprese investitrici rispetto al minimo registrato nel 2013, ultimo anno della crisi dei debiti sovrani; tuttavia per tutti i settori il valore registrato nel 2018 segna una flessione rispetto all’anno precedente, tendenza confermata anche a livello provinciale.
Una diminuzione ancora più marcata si evidenzia per le previsioni di investimento per l’anno 2019: sono infatti il 58,8% le imprese industriali che pensano di effettuare investimenti, una percentuale che scende al 34,9% nel commercio al dettaglio, al 26,5% nei servizi e al 24,5% nell’artigianato. Quello che colpisce è il divario rispetto agli analoghi valori dichiarati l’anno precedente, con gap negativi di circa 10 punti percentuali per tutti i settori (le previsioni di investimento nel 2017 erano pari al 69,9% nell’industria, al 44,4% nel commercio, al 35,6% nell’artigianato e al 34,8% nei servizi).
Perché si registra questo sensibile calo nelle previsioni? “Una spiegazione – riprende Malvestiti – può trovarsi nel rallentamento della congiuntura nazionale ed europea, ma in parte potrebbe essere l’effetto del depotenziamento per il 2019 di alcuni strumenti agevolativi che negli anni passati avevano contribuito a spingere gli investimenti delle imprese.”
Nel 2018 l’utilizzo di agevolazioni fiscali è stato infatti intenso da parte delle imprese investitrici, soprattutto di quelle industriali (71,9%), ma anche nei servizi e nell’artigianato la quota è stata superiore alla metà (rispettivamente 57,4% e 51,2%); inferiore il dato relativo al commercio, che si ferma al 43,9%.
I primi tre mesi del 2019 delineano un rallentamento per la produzione manifatturiera nella provincia di Bergamo: la variazione su base annua è infatti pari al +0,2% per le imprese industriali con almeno 10 addetti, mentre risulta ancora significativa per quelle artigiane con almeno 3 addetti (+2,7%); per entrambe si tratta comunque di una crescita meno intensa sia rispetto a quella dello scorso trimestre sia rispetto alla media del 2018. Se i livelli produttivi rimangono ancora superiori a quelli di un anno fa, le variazioni rispetto allo scorso trimestre, al netto degli effetti stagionali, evidenziano invece un segno negativo, che in questo caso risulta più marcato per l’artigianato
(-0,7%) rispetto all’industria (-0,3%).
L’industria bergamasca evidenzia un andamento meno brillante rispetto alla Lombardia, che su base annua cresce a ritmi superiori (+0,9%) e che conserva una variazione positiva anche rispetto al quarto trimestre 2018 (+0,4%). L’indice della produzione provinciale scende così a quota 107,9, mantenendo comunque un guadagno di 11 punti rispetto al minimo di inizio 2013, raggiunto in seguito alla crisi dei debiti sovrani.
Tra i settori maggiormente rappresentativi si segnalano i contributi positivi della meccanica e della chimica, mentre risultano in calo il tessile e la gomma-plastica.
Si mantiene più positiva la dinamica del fatturato, che registra un incremento significativo su base annua (+2%), sebbene in decelerazione rispetto al 2018, e che cresce anche nel confronto con il trimestre precedente (+0,4%).
Segnali negativi giungono in relazione agli ordini, dove quelli provenienti dal mercato interno evidenziano un calo su base annua (-0,4%), dopo essere cresciuti per tutto il 2018, mentre gli ordinativi dall’estero mantengono una variazione positiva (+1,5%), ma significativamente inferiore a quelle registrate nell’ultimo biennio.
Nonostante il rallentamento produttivo, prosegue la tendenza positiva dell’occupazione delle imprese industriali, con un saldo positivo tra ingressi e uscite pari al +0,4%.
Le aspettative degli imprenditori confermano il deterioramento del clima di fiducia, mostrando saldi tra previsioni di crescita e di diminuzione in peggioramento per tutte le variabili.
L’artigianato in provincia di Bergamo conferma una performance produttiva migliore su base annua rispetto al dato lombardo, che registra un calo del -0,3%, ma tale risultato è frutto della maggiore crescita dei trimestri scorsi, mentre su base trimestrale la variazione negativa è allineata a quella regionale (-0,5%). L’indice della produzione artigiana provinciale scende quindi a 102,6, sostanzialmente in linea con i valori precedenti alla crisi dei debiti sovrani, non ancora recuperati a livello regionale. Non rallenta invece il fatturato, che registra una crescita significativa (+6,1% su base annua), e anche gli ordini interni mantengono una variazione positiva (+2,6%); diminuiscono gli ordini esteri (-0,5%), che rappresentano però una quota marginale sul fatturato complessivo. Il saldo occupazionale risulta leggermente positivo (+0,1%), ma al netto degli effetti stagionali si conferma la tendenza declinante del 2018. Il quadro congiunturale dell’artigianato è quindi caratterizzato da luci e ombre, che si riflettono in un andamento incerto delle aspettative: peggiorano quelle su domanda estera e interna, mentre sembrano stabilizzarsi quelle sulla produzione; migliorano infine le previsioni occupazionali.
Dopo un 2018 negativo, prosegue il calo di fatturato nel commercio al dettaglio (-0,7% su base annua), anche se il risultato negativo del trimestre potrebbe essere stato influenzato dalla cadenza della Pasqua; le aspettative degli imprenditori, a differenza degli altri comparti, risultano in miglioramento.
Il recente rallentamento congiunturale non sembra invece riguardare i servizi, che proseguono la tendenza positiva degli ultimi anni: il fatturato cresce infatti del +2,5% su base annua, anche se dalle aspettative emerge qualche elemento di preoccupazione.
“I dati del 1° trimestre 2019 sono in frenata, – commenta il presidente della Camera di commercio di Bergamo Paolo Malvestiti. La produzione industriale e artigiana rispetto al trimestre precedente si colloca in territorio negativo. Nel momento in cui il commercio internazionale diventa più problematico, le caratteristiche dell’economia lombarda fortemente internazionalizzata, che finora hanno costituito una virtù, rischiano di diventare un freno. Volgendo lo sguardo al futuro, possiamo quanto meno attenderci un miglioramento nella seconda parte dell’anno, se – come pare – la fase più negativa del commercio internazionale può ritenersi alle spalle. Ci sono diversi fattori che sostengono questa visione positiva, come le buone prestazioni dell’economia statunitense, la politica di sostegno della domanda attuata dalla Cina, il fatto che in Germania i problemi del mercato automobilistico sono in fase di ridimensionamento. Non vanno peraltro dimenticate alcune variabili politico-economiche internazionali che ancora possono agire in senso opposto.”
Il primo trimestre 2019 si chiude con 94.407 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (84.276) è in calo tendenziale (-610 posizioni pari al -0,7% su base annua) da due anni a questa parte. Nel periodo considerato si sono avute 1.862 nuove iscrizioni (+2,6% su base annua) e 2.549 cessazioni +17.8%), con un saldo negativo di -687 unità (-349 nel corrispondente periodo del 2018). Le imprese attive aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+2,3%). Diminuiscono le società di persona (-2,4%), le imprese individuali (-1,8%) e le altre forme giuridiche (-0,5%), in prevalenza cooperative.
Il settore artigiano, con 30.252 imprese a fine marzo 2019, registra una riduzione del -1,5% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive registra una riduzione di -459 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le iscrizioni (766) aumentano del 2,3% su base annua, ma sono più che controbilanciate dalle cessazioni (-985) che sono cresciute del 4,1%. Anche per questo trimestre si registra quindi un saldo negativo tra iscritte e cessate: -219 unità, contro le -197 del primo trimestre dell’anno precedente.
Tra i settori produttivi, la contrazione delle imprese attive, rispetto a un anno fa riguarda il commercio all’ingrosso e al dettaglio e le riparazioni (-377, pari al -1,9%), l’edilizia (-273, in prevalenza tra gli artigiani, pari al -1,5%), le attività manifatturiere (-166 pari al -1,3%, con un saldo negativo dell’artigianato di -169, pari al -2,4%), l’agricoltura (-66 pari al -1,3%), il trasporto e magazzinaggio (-47 pari al -2,2%, con saldo negativo ancor più marcato nell’artigianato), le attività di servizi di alloggio e di ristorazione (-33 pari a 0,6%).
Aumentano le imprese attive nei comparti: +111 (+3,1%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +97 (+3,5%) nei servizi di supporto alle imprese, +80 (+1,3%) nelle attività immobiliari, +33 (+3,2%) nei servizi di intrattenimento, +32 (+0.7%) nelle altre attività dei servizi alle persone, +20 (+3,4%) nella sanità e assistenza sociale.
Lo spaccato per genere, età e nazionalità delle posizioni attive, evidenzia su base annua una lieve una flessione (-3,8%) delle imprese giovanili. Pressoché invariate le imprese femminili (‑0,2%) e le imprese straniere (+0,3%). In aumento le procedure concorsuali di fallimento, scioglimento e messa in liquidazione: 503 nel primo trimestre del 2019, in confronto alle 388 del corrispondente trimestre del 2018.
Le oltre 107 mila unità locali delle imprese attive, pressoché invariate rispetto a un anno fa, impiegano 385.497 addetti. Rispetto allo stesso periodo del 2018 si registrerebbe pertanto un incremento di quasi tredicimila (12.691) addetti, con una variazione positiva del +3,3%. Incrementi rilevanti si riscontrano nelle attività manifatturiere (+3.882), nei servizi di alloggio e ristorazione (+2.582), nel trasporto e magazzinaggio (+1829), nelle costruzioni (+839), nelle attività finanziarie e assicurative (+637) e nella sanità e assistenza sociale (+537). Nessuna perdita di addetti su base annua in nessun comparto.
Il valore delle esportazioni di Bergamo nel quarto trimestre dell’anno ha raggiunto i 4.134 milioni di Euro (+1,6% su base annua contro variazioni del +3% in Italia e del +5,5% in Lombardia).
Nei quattro trimestri dell’anno le esportazioni assommano a 16.065 milioni con un incremento del 3,9% rispetto al 2017, contro variazioni del +3,1% in Italia e del +5,2% in Lombardia.
Le importazioni sono state pari nel trimestre a 2.432 milioni (+5% tendenziale contro 7,5% in Italia e 4,9% in Lombardia) per un valore cumulato da inizio anno di 9.674 milioni, +6,8% su base annua, contro variazioni del +5,6% a livello nazionale e +6,7% in regione.
Il saldo complessivo annuo 2018 della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 6.391 milioni, leggermente inferiore al saldo dell’anno scorso (6.406 milioni) per via della maggiore crescita dell’import rispetto all’export.
“Prosegue la fase di crescita delle esportazioni bergamasche – commenta il presidente Paolo Malvestiti – sebbene il 2018 evidenzi un rallentamento rispetto al forte incremento che aveva caratterizzato il 2017 (+6,9%). In uno scenario globale non semplice il profilo delle variazioni trimestrali nel corso dell’anno conferma l’ipotesi di una progressiva decelerazione avendo registrato incrementi del 6% circa nei primi sei mesi e del +1,6% nella seconda parte del 2018.”
Tra i settori più importanti dell’export provinciale si nota una lieve ripresa tendenziale dei macchinari nel quarto trimestre 2018 (1.102 milioni, +0,7%) con la dinamica complessiva dell’anno ampiamente positiva (4.171 milioni, +3,8%).
I metalli e prodotti in metallo crescono del +12,1% nel trimestre e del +12,7% nell’anno. I prodotti chimici sono in flessione tendenziale del -1,5% contro un +1,2 sui quattro trimestri del 2018. Buoni risultati per alimentari e bevande, elettronici e prodotti di altre attività manifatturiere. Flussi in uscita più che dimezzati per i farmaceutici.
L’export di Bergamo per area geografica di destinazione registra una sostanziale stabilità nel quarto trimestre verso l’area UE (+0,5%) e parimenti verso l’Eurozona (+0,7%), con un recupero invece dei mercati Extra UE (+3,4%) grazie ai risultati importanti di Africa, America settentrionale e Asia centrale.
I dati cumulati dell’anno registrano una situazione opposta, con una crescita più intensa verso il mercato comune UE (+5,1%) rispetto ai flussi extra-UE (+1,8%). Il rallentamento intervenuto in corso d’anno ha riguardato quindi in particolare i 28 paesi dell’Unione Europea.
In base alle norme italiane il grado di partecipazione femminile nell’impresa è misurato in funzione della natura giuridica, della quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio donna e della percentuale di donne tra gli amministratori, titolari o soci. Sono femminili le imprese in cui percentuale di partecipazione femminile è superiore al 50%.
In provincia di Bergamo a fine 2018 le imprese femminili erano 18.781, pari al 20,0% delle imprese registrate, una quota pressoché invariata rispetto all'anno precedente. A livello regionale, su un totale di 179.399 imprese, Bergamo si colloca al 3° posto dopo Milano e Brescia. In provincia di Bergamo le imprese femminili sono diffuse soprattutto nel settore nelle attività di confezioni, nella ristorazione e nelle attività di alloggio, nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, nelle attività dei servizi d’informazione e d’informatica.
La forma giuridica d'impresa più diffusa è quella individuale, circa sei su dieci imprese femminili. Le imprese femminili giovanili bergamasche sono il 13,3% delle imprese femminili registrate. Si considerano giovani le imprese il controllo o la proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni. Le imprese femminili con presenza maggioritaria di cittadini stranieri a Bergamo rappresentano l’11,7% del totale delle imprese femminili.
“La produzione industriale ha segnato una significativa ripresa, parallelamente ad altre variabili osservate e anche nell’artigianato il dato è molto confortante – afferma il presidente Malvestiti commentando i risultati della congiuntura economica in provincia di Bergamo nel 4° trimestre 2018. “Non può sfuggirci tuttavia la generale decelerazione del ciclo economico, la debolezza del commercio e il deterioramento delle aspettative degli imprenditori per i primi tre mesi del 2019 su tutte le principali variabili: produzione, domanda interna ed estera, occupazione.”
Il 2018 si chiude in positivo per la manifattura bergamasca: il quarto trimestre registra, rispetto al trimestre precedente, un incremento del +1,2% per l’industria e del +2,2% per l’artigianato. Il segno positivo degli ultimi tre mesi consente al 2018 di archiviare una crescita media significativa sia per l’industria (+2,7%) sia per l’artigianato (+3,1%), proseguendo il trend positivo che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Il quarto trimestre 2018 si chiude con 95.085 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (84.640) è in calo tendenziale (-429 posizioni pari al -0,5% su base annua) da due anni a questa parte.
Nel periodo considerato si è avuto un saldo negativo di -299 unità (-356 nel corrispondente periodo del 2017). Le imprese attive aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+2,7%). Diminuiscono le società di persona (-2,2%), le imprese individuali (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-0,6%), in prevalenza cooperative.
Il settore artigiano, con 30.471 imprese a fine settembre 2018, registra una riduzione del -1,5% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive registra una riduzione di -451 unità rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le iscrizioni (325) calano del -17,5% su base annua. Le cessazioni (-550) aumentano del 1,1%. Anche per questo trimestre si registra un saldo negativo tra iscritte e cessate: -225 unità, contro le -150 del quarto trimestre dell'anno precedente.
Aumentano le imprese attive nei comparti: +122 (+3,4%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +103 (+3,8%) nei servizi di supporto alle imprese, +59 (+1,4%) nelle altre attività dei servizi alle persone, +50 (+0,8%) nelle attività immobiliari, +40 (+2,0%) nei servizi di informazione e comunicazione, +29 (+5,0%) nella sanità e assistenza sociale, +28 (+2,7%) nei servizi di intrattenimento, +13 (+3,2%) nell'istruzione, +5 (+0,2%) nelle attività finanziarie e assicurative.