Informazione economica

Martedì 12 Novembre 2019

I dati del 3° trimestre scongiurano il rischio recessione

Dopo la performance negativa del secondo trimestre, i mesi estivi evidenziano un miglioramento della produzione manifatturiera a Bergamo: le imprese industriali con almeno 10 addetti registrano ancora un livello produttivo inferiore rispetto a un anno fa, ma con una flessione di entità inferiore (è passata dal -2,4% al -0,8%). Rispetto ai tre mesi precedenti la variazione risulta leggermente positiva (+0,1%). Il progresso risulta più evidente per le imprese artigiane con almeno 3 addetti, che mettono a segno un incremento produttivo significativo sia su base annua sia rispetto al trimestre scorso (+1,7% in entrambi i casi).

Il dato del terzo trimestre ci consente anche di fare una prima valutazione sull’andamento dell’anno, anche se provvisoria: la variazione media dei primi tre trimestri del 2019 è pari al -1% per l’industria e al +1,1% per l’artigianato, in peggioramento per entrambi i comparti rispetto a quanto registrato l’anno precedente (rispettivamente +2,7% e +3,1%).

L’industria bergamasca conferma in questa fase una dinamica più debole di quella regionale: in Lombardia si registra infatti una variazione su base annua positiva (+0,9%) e un incremento congiunturale, cioè rispetto al trimestre scorso, più marcato (+1,1%). L’indice della produzione industriale evidenzia a Bergamo una fase di stabilizzazione (valore pari a 106,6 su base 2010) dopo la prima metà del 2019 caratterizzata da un andamento negativo, ma la ripresa di un chiaro sentiero di crescita, come quello mostrato nel biennio 2016-2017, non sembra ancora all’orizzonte.

A livello settoriale pesa la flessione evidenziata dalla meccanica, che registra il secondo segno negativo consecutivo dopo aver a lungo trainato l’industria bergamasca; contributi positivi provengono invece dalla chimica e dalla gomma-plastica.

Il fatturato mostra un calo su base annua (-0,7%) per la prima volta dopo quasi quattro anni, sebbene la variazione media dei primi tre trimestri rimanga positiva (+0,5%).

Anche dagli ordini giungono segnali poco incoraggianti, con variazioni su base annua negative e in peggioramento sia per gli ordini dal mercato interno (-2,4%) che per quelli esteri (-2,2%)

Le difficoltà sul fronte produttivo iniziano ad avere effetti anche sull’occupazione delle imprese industriali, che nel periodo 2015-2018 aveva mantenuto un andamento crescente: il saldo del numero di addetti tra inizio e fine trimestre risulta infatti leggermente negativo (-0,1%).

Nonostante il lieve miglioramento registrato dalla produzione, il quadro complessivo dell’industria a Bergamo continua quindi a essere caratterizzato da estrema incertezza, che si riflette nel deterioramento delle aspettative degli imprenditori.

Più positivi i risultati evidenziati dall’artigianato manifatturiero bergamasco, che sono allineati alla media regionale per quanto riguarda la variazione su base annua (+1,9% il dato lombardo), ma che rispetto ai tre mesi precedenti evidenziano un incremento più marcato (+0,9% la variazione regionale). Dopo due trimestri negativi torna a crescere l’indice della produzione artigiana, che si attesta a quota 102,9, raggiungendo nuovamente i livelli massimi di fine 2018; si conferma inoltre il divario positivo rispetto alla Lombardia (indice pari a 99,6). Il recupero rispetto alla battuta d’arresto del secondo trimestre si estende anche al fatturato, che cresce del 3% su base annua, e agli ordinativi, in aumento del +3,9% per quanto riguarda il mercato nazionale. Positivi anche i risultati occupazionali, con un saldo pari al +0,8% tra ingressi e uscite. Nonostante il rasserenamento del quadro complessivo delineato dagli indicatori congiunturali, le aspettative degli imprenditori artigiani rimangono orientate al pessimismo, con saldi tra previsioni di aumento e diminuzione in calo per tutte le variabili.

Continuano a non risentire del rallentamento della manifattura le imprese bergamasche dei servizi, che nel terzo trimestre mettono a segno un nuovo risultato significativo (+2,7% il fatturato su base annua); la media dei primi 9 mesi del 2019 è pari al +2,9%, in ulteriore accelerazione rispetto al 2018.

Anche le imprese attive nel commercio al dettaglio registrano una crescita del fatturato (+2,1%), rafforzando l’incremento già registrato nel trimestre scorso; la variazione media dei primi tre trimestri del 2019 risulta così positiva (+0,7%), in ripresa dopo la flessione dell’anno scorso.

Commenta il presidente Malvestiti: “Sembra scongiurato, per il momento, il rischio di un avvitamento in una spirale recessiva, tuttavia permangono elementi di criticità legati soprattutto all’evoluzione del commercio internazionale. Gli effetti delle guerre tariffarie si fanno infatti sentire sempre più sui numeri della nostra economia. Sono ormai quasi due anni di stagnazione per l’economia italiana e non si intravedono ancora segnali di ripresa.

Ultima modifica: Martedì 12 Novembre 2019
Giovedì 31 Ottobre 2019

Un’analisi delle filiere produttive bergamasche conferma l’importanza del sistema casa

In termini di imprese, addetti e valore aggiunto generato, la filiera del sistema casa è senz’altro la più importante in bergamasca e rappresenta da sola circa il 21% del valore generato dalle unità locali della provincia (3,8 miliardi di euro). È connotata da un sistema di micro e piccole imprese (molte delle quali artigiane) e da una produttività del lavoro piuttosto bassa.

Seguono due filiere dalla forte connotazione industriale: la meccanica strumentale (1,8 miliardi di euro) e la metallurgia-siderurgia (1,4 miliardi di euro), formate al contrario da unità locali di dimensioni maggiori (in media sui 10-12 addetti) e caratterizzate da un’elevata produttività.

L’agroalimentare (agribusiness) genera in provincia un valore aggiunto di 1,4 miliardi di euro e occupa 28 mila addetti, risultando la filiera occupazionalmente più rilevante dopo quella del sistema casa. Va specificato che questi valori sono al netto del settore agricolo, non compreso nei dati analizzati.

Una filiera importante del made in Italy come il sistema moda coinvolge in provincia 5 mila unità locali di imprese che generano un valore aggiunto di 1,1 miliardi di euro: si tratta di imprese di dimensioni ridotte caratterizzate da bassa produttività, determinata anche dall’elevata intensità di lavoro richiesta dalle attività tipiche della filiera. Caratteristiche opposte mostrano invece le imprese della filiera chimico-cosmetica, meno numerose ma in grado di generare lo stesso valore aggiunto, grazie alle maggiori dimensioni e all’elevato livello di produttività (solo la filiera energia mostra valori più alti su questi due indicatori).

Un modo efficace per identificare le specializzazioni territoriali è analizzare la quota di valore aggiunto sul totale regionale. Questa analisi evidenzia la forte vocazione manifatturiera della provincia: se infatti Bergamo genera circa un decimo del valore complessivo dell’economia lombarda, tale percentuale è più elevata per le filiere della metallurgia-siderurgia, della meccanica strumentale e della chimica-cosmetica, tre filiere a forte componente industriale, caratterizzate da elevata produttività, che rappresentano sicuramente uno dei segmenti più competitivi dell’economia provinciale.

Seguono i mezzi di trasporto, l’imballaggio (packaging) e il sistema casa, che oltre a essere la filiera più rilevante a Bergamo dal punto di vista dimensionale registra anche un’incidenza sul totale regionale superiore alla media. Le filiere in cui Bergamo risulta meno specializzata sono quelle caratterizzate da una maggiore componente di attività dei servizi, come logistica, turismo-cultura, scienza della vita (life science), mediatico-audiovisivo e tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ICT).

Il valore aggiunto delle filiere è stato poi scomposto nell’apporto percentuale di ciascun settore che interviene nella catena produttiva. Il sistema casa coinvolge il maggior numero di settori e in esso si trova un contributo marginale del settore estrattivo, che fornisce le materie prime, e dei servizi di supporto alle imprese, mentre più consistente risulta l’apporto delle attività professionali, scientifiche e tecniche, in particolare degli studi di architettura e ingegneria; i due settori più rilevanti sono però il manifatturiero (33,3%), per la produzione dei materiali da costruzione come il cemento, e naturalmente le costruzioni (42,5%), ma un discreto contributo giunge anche dalle attività immobiliari e dal commercio.

Si conferma la caratterizzazione industriale delle filiere in cui la provincia di Bergamo è specializzata: il 95,3% del valore aggiunto complessivo della meccanica strumentale è infatti originato proprio dal comparto manifatturiero e tale apporto è pari al 91,9% sia per la metallurgia-siderurgia sia per la chimica-cosmetica. Un’altra filiera industriale è quella dell’energia, dove il valore aggiunto è creato per due terzi dal manifatturiero e per un terzo dalla fornitura di energia elettrica e gas.

La manifattura spiega i tre quarti del valore aggiunto nelle filiere dell’imballaggio, del mediatico-audiovisivo e del sistema moda: nel primo caso la quota restante è dovuta al commercio e ai servizi operativi di supporto alle imprese, mentre nel secondo svolgono un ruolo rilevante le attività professionali, scientifiche e tecniche e i servizi di informazione e comunicazione. Nel sistema moda il residuo è invece quasi interamente spiegato dalla componente commerciale.

Un’elevata importanza del commercio si trova anche nei mezzi di trasporto, dove però la componente manifatturiera è ancora prevalente, e nell’agroalimentare, dove il valore aggiunto creato si divide quasi a metà tra commercio e manifattura.

Passando invece alle filiere dove il contributo della manifattura risulta minoritario, oltre al sistema casa, troviamo scienza della vita, dove i due terzi del valore sono generati da sanità e assistenza sociale, e la filiera dell’ICT, dipendente per una quota simile dai servizi di informazione e comunicazione. Risultano invece composte integralmente da attività dei servizi le filiere della logistica e del turismo-cultura, dove il contributo prevalente proviene dalle attività di alloggio e ristorazione.

In un’ottica internazionale è utile capire la posizione delle filiere bergamasche nelle catene del valore globale(1), informazione che si può ottenere incrociando l’informazione relativa all’appartenenza a gruppi di impresa. In particolare l’energia si conferma la filiera formata dalle imprese più strutturate, in 9 casi su 10 organizzate all’interno di gruppi di impresa; seguono la chimica-cosmetica, i mezzi di trasporto e la meccanica strumentale. Invece, le filiere prevalentemente terziarie dove la presenza dei gruppi è più frequente sono quella mediatico-audiovisiva e l’ICT. Più ridotta risulta l’incidenza di imprese appartenenti a gruppi per logistica, scienza della vita e da ultimo il sistema casa.

Non per tutte le imprese è possibile risalire alla nazionalità del vertice, ma si può comunque stimare un peso significativo dei gruppi a controllo estero (intorno al 30%) per le filiere dell’energia, della chimica-cosmetica e dell’agroalimentare, mentre nelle filiere dei mezzi di trasporto, dell’ICT e del sistema moda i gruppi, pur presenti in maniera significativa, sono in larga maggioranza a controllo italiano.

Nella maggior parte delle filiere l’incidenza dei gruppi di impresa a Bergamo risulta simile a quella lombarda, anche se generalmente su livelli di poco inferiori; in alcune filiere tuttavia lo scarto diviene rilevante, in particolare per quelle dove prevalgono le attività dei servizi come mediatico-audiovisivo, ICT, logistica e scienza della vita. Probabilmente il divario è dovuto al peso significativo sulla Lombardia delle imprese milanesi, che risultano molto più strutturate nei comparti del terziario.

 

(1)Per definire le filiere produttive si è seguito un criterio che, da un lato, definisce le principali catene di valore e le attività a esse connesse, dall’altro associa alle singole attività i codici Ateco. La base dei dati utilizzata è di fonte Istat con aggiornamento 2015. Negli ultimi anni è stata posta particolare attenzione allo studio del sistema produttivo dal punto di vista delle filiere e della generazione del valore lungo la catena di creazione, trasformazione, distribuzione e fornitura di un determinato prodotto o servizio. La catena del valore è il sistema di relazioni che intercorrono tra imprese di settori diversi che concorrono alla generazione del valore associato a un bene o servizio.

 

Ultima modifica: Martedì 5 Novembre 2019
Martedì 15 Ottobre 2019

Una rete di relazioni che descrive l’impresa bergamasca

Con la rilevazione trimestrale sulla congiuntura la Camera di commercio ha indagato le relazioni che intessono le imprese con i clienti, i fornitori e tra loro stesse tramite rapporti di subfornitura, contratti di rete e accordi produttivi di altro tipo.

Data la frammentazione strutturale dovuta alla prevalenza della piccola o media dimensione aziendale, tratto caratteristico del sistema produttivo italiano, le relazioni interaziendali potrebbero compensare parzialmente questo limite e consentire percorsi di crescita tra le imprese. Tuttavia, per una poco spiccata propensione a instaurare legami produttivi tra imprese, gli imprenditori bergamaschi sembrano utilizzare poco l’aggregazione.

A livello regionale il settore che fa maggiore ricorso all’aggregazione è il commercio al dettaglio. Quasi un’impresa commerciale su dieci ha dichiarato di appartenere a una rete e infatti in questo settore sono particolarmente diffusi i gruppi d’impresa e le forme di aggregazione in generale. Segue in classifica il settore dell’industria, soprattutto per le imprese di più grande dimensione. A livello provinciale lo scarso numero di imprese che hanno dichiarato di appartenere a una rete impedisce di compiere elaborazioni statisticamente significative.

Un altro approfondimento dell’indagine congiunturale ha riguardato la rete dei clienti e dei fornitori.

CLIENTI. Sotto il profilo della localizzazione, si conferma la maggior apertura ai mercati esteri delle imprese industriali: a Bergamo circa la metà di esse dichiara di avere i principali clienti nei paesi UE e circa una su tre nel resto del mondo. Tali percentuali si riducono notevolmente sia nell’artigianato che nei servizi, settori dove prevalgono nettamente le relazioni di prossimità. Nel manifatturiero, sia industriale che artigianale, anche la dimensione d’impresa gioca un ruolo importante, con imprese maggiormente esposte all’estero al crescere del numero di addetti.

Se si analizza la dipendenza dal cliente principale, non emergono differenze eclatanti tra i settori, anche se le imprese dei servizi attuano una politica di maggiore diversificazione della clientela. Le imprese per le quali la dipendenza dal cliente principale supera la soglia critica del 50% sono meno di una su cinque.

Industria, artigianato e servizi si differenziano maggiormente considerando la dimensione del cliente principale. Per l’industria il cliente è una grande impresa quasi nella metà dei casi, mentre ciò accade più raramente per i servizi e per l’artigianato.

FORNITORI. L’orizzonte locale dell’artigianato e dei servizi è caratterizzato anche dalla localizzazione dei fornitori: più della loro metà stanno in provincia, anche se frequenti rapporti di fornitura vengono dagli altri territori lombardi. La quota di imprese con fornitori internazionali è più elevata nell’industria, ma sono più quelle che si avvalgono di forniture locali, con il 39% che si rifornisce soprattutto a Bergamo e il 52% nelle altre province lombarde. Ciò indica un marcato radicamento nel territorio anche per le imprese più internazionalizzate del settore industriale.

Infine, le imprese che si riforniscono presso un solo fornitore per oltre la metà degli acquisti rappresentano una quota che varia dal 7% nei servizi al 12% nell’artigianato, mentre nell’industria si acquista dal fornitore principale più del 25% solo in un caso su tre.

L’analisi dei rapporti instaurati dall’impresa conferma la propensione all’internazionalizzazione dell’industria bergamasca, la quale mostra un’apertura all’estero anche più marcata rispetto alla media lombarda, pur mantenendo un forte legame con le reti di fornitura del territorio”, – commenta il presidente della Camera di commercio Paolo Malvestiti. “Per altro verso, in tutti i settori produttivi i grandi clienti rivestono una notevole rilevanza economica e generano un ampio indotto, fatto che va per giunta messo in relazione con l’esigua percentuale di grandi imprese in regione.”

Ultima modifica: Giovedì 21 Novembre 2019
Giovedì 19 Settembre 2019

Nel secondo trimestre 2019 commercio con fatturato in crescita

Dopo tre segni negativi in altrettanti trimestri consecutivi l’indagine congiunturale sul secondo trimestre del 2019 registra una variazione positiva per il fatturato delle imprese del commercio con almeno tre addetti: la variazione su base annua è pari al +0,8%.

L’indice destagionalizzato del fatturato, che si attesta a una quota inferiore di circa mezzo punto al valore del terzo trimestre 2017, sembra aver interrotto la fase discendente, pur essendo ancora molto lontano dai livelli pre-crisi. Anche la Lombardia registra la stessa crescita di fatturato per le imprese del commercio (+0,8% su base annua).

Commenta il presidente Malvestiti: “Il miglioramento che leggiamo nei numeri era stato anticipato dalle aspettative degli imprenditori. La crescita risente tuttavia anche dell’effetto della Pasqua, dato che nel 2019 le vendite legate a questa festività si sono concentrate nel mese di aprile, mentre lo scorso anno si erano realizzate soprattutto in marzo. Non dimentichiamo che rispetto al 2007 l’indice del fatturato è ancora sotto di oltre 25 punti.”

Fatturato commercio

L’analisi settoriale evidenzia come lo sviluppo registrato nel trimestre sia condiviso dai principali comparti oggetto dell’indagine sul commercio al dettaglio, quello specializzato non alimentare e quello non specializzato, evidenziando un’intensità maggiore per quest’ultimo.

Anche le vendite di ipermercati e supermercati confermano il miglioramento registrato dall’indagine congiunturale con una crescita su base annua significativa sia in valore che in quantità. Tali incrementi rappresentano una svolta positiva rispetto ai trimestri precedenti e confermano il miglioramento evidenziato nel trimestre scorso.

L’occupazione delle imprese del commercio al dettaglio evidenzia un saldo positivo dell’1%, confermando la tendenza in corso dal 2016.

L’andamento delle aspettative degli imprenditori nei trimestri scorsi aveva evidenziato una tendenza al miglioramento, poi effettivamente rivelatasi. Queste previsioni sembrano però arrestarsi nel secondo trimestre, con saldi che, analizzati in media mobile, mostrano un lieve ripiegamento per tutte le variabili (volume d’affari, ordini ai fornitori, occupazione), fotografando una situazione di incertezza riguardo all’evoluzione attesa per la seconda parte dell’anno.

Il settore dei servizi nel secondo trimestre del 2019 archivia un risultato decisamente positivo: la crescita su base annua del fatturato per le imprese con almeno tre addetti è pari al +3,4%, in accelerazione rispetto sia al trimestre precedente che alla media del 2018. In Lombardia i servizi proseguono la fase di crescita ma a un ritmo rallentato rispetto alla velocità del 2018, situazione che per il momento non si è manifestata a Bergamo. Anche i prezzi proseguono la tendenza al rialzo con un +1,1%.

Anche in questo trimestre le imprese bergamasche continuano a registrare un risultato significativamente migliore rispetto alla media lombarda”, - commenta Malvestiti. “Ma dato che la Lombardia che ha iniziato prima la fase di ripresa esiste ancora un divario tra Bergamo e la regione, seppure esso sia in fase di riduzione.”

Fatturato servizi

Per comparti, aumentano il fatturato i servizi alle imprese, le attività di alloggio e ristorazione e il commercio all’ingrosso, che a livello regionale inizia a evidenziare delle difficoltà mentre in provincia continua a crescere.

Anche dal punto di vista occupazionale il secondo trimestre 2019 ottiene un risultato significativo: la variazione del numero di addetti tra inizio e fine trimestre è pari a +2,5. Tale incremento conferma la fase positiva degli ultimi tre anni, che ha consentito il sostanziale recupero dei livelli occupazionali del 2010.

Infine, si nota che dopo la fase di peggioramento del clima di fiducia che ha caratterizzato il 2018 indotta probabilmente dal rallentamento della congiuntura internazionale, nel secondo trimestre 2019 le aspettative degli imprenditori si stabilizzano.

Ultima modifica: Martedì 5 Novembre 2019
Mercoledì 11 Settembre 2019

Variazione delle esportazioni bergamasche in territorio negativo

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel secondo trimestre dell'anno ha raggiunto i 4.181 milioni di Euro (-0,9% su base annua contro variazioni del +3,3% in Italia e del +1,2% in Lombardia). Nel trimestre le importazioni sono state pari a 2.465 milioni (+2,4% tendenziale contro 1,4% in Italia e 0,5% in Lombardia). Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.716 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell'anno scorso (1.810 milioni).

Commenta così questi risultati il presidente Malvestiti: «Le esportazioni bergamasche, dopo il periodo di rallentamento che si notava dalla seconda metà del 2018, hanno registrato una contrazione, cosa che non si verificava dal secondo trimestre del 2013. Questa frenata è purtroppo in linea con il rallentamento della domanda internazionale.»

Tra i settori più importanti dell'export provinciale si nota una diminuzione dei macchinari (1025 milioni, -6,1%), dei metalli di base (583 milioni, -0,8%), per gli articoli in gomma (398 milioni, 4,8%) e i mezzi di trasporto (377 milioni, -3,1%) e un aumento solo per i prodotti chimici (596 milioni, +1,7%) e per gli apparecchi elettrici (270 milioni, +2,2%). Le esportazioni dei tessili sono scese lievemente, mentre buoni risultati registrano alimentari e bevande.

L'export di Bergamo per area geografica di destinazione registra un calo annuo nel trimestre verso l'area UE (-2,9%) e parimenti verso l'Eurozona (-1,8%), con un recupero invece dei mercati Extra UE (+2,6%) grazie ai risultati significativi dell'America settentrionale e dell'Asia orientale.

Circa i paesi di destinazione si confermano ai primi tre posti Germania, Francia e Stati Uniti con una quota che rappresenta quasi il 34% del totale esportato nel trimestre.

Ultima modifica: Giovedì 12 Settembre 2019
Giovedì 1 Agosto 2019

Iscrizioni al Registro imprese nel secondo trimestre 2019

Il secondo trimestre 2019 si chiude con 94.945 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (84.707) registra un calo tendenziale del -0,5% su base annua da due anni a questa parte. Nel periodo considerato si sono avute 1.476 nuove iscrizioni e 948 cessazioni con un saldo positivo di +528 unità.

Le imprese attive aumentano su base tendenziale tra le società di capitale, mentre diminuiscono le società di persona, le imprese individuali e le altre forme giuridiche, in prevalenza cooperative. Anche queste variazioni seguono la tendenza in atto da tempo.

Il settore artigiano, con 30.408 imprese a fine giugno 2019, registra una riduzione del -1,1% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive registra una riduzione di -311 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le iscrizioni aumentano del 18,3% su base annua, diminuiscono invece le cessazioni del -12,7%. Per questo trimestre si registra quindi un saldo positivo tra iscritte e cessate: +156 unità, contro quello di +8 unità del secondo trimestre dell’anno precedente.

Tra i settori produttivi, la contrazione delle imprese attive rispetto a un anno fa riguarda il commercio all’ingrosso e al dettaglio e le riparazioni, le attività manifatturiere, l’edilizia, l’agricoltura, il trasporto e magazzinaggio, le attività di servizi di alloggio e di ristorazione, le imprese di fornitura di acqua e gestione rifiuti e l’estrazione di minerali da cave e miniere.

Aumentano le imprese attive nei comparti: servizi di supporto alle imprese, attività immobiliari, attività professionali, scientifiche e tecniche, servizi di intrattenimento, altre attività dei servizi alle persone, sanità e assistenza sociale, istruzione, attività finanziarie e assicurative, servizi di informazione e comunicazione, fornitura di energia elettrica, gas, vapore.

Ultima modifica: Venerdì 2 Agosto 2019
Martedì 30 Luglio 2019

Produzione manifatturiera bergamasca in calo

I segnali di rallentamento emersi nei primi tre mesi del 2019 vengono confermati nel secondo trimestre e, dopo tre anni e mezzo di variazioni positive, il confronto con i livelli produttivi di un anno fa assume segno negativo: -2,4% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e -1,1% per quelle artigiane con almeno 3 addetti. Al netto degli effetti stagionali, la produzione risulta in calo anche rispetto al trimestre precedente, con intensità simile per industria (-1%) e artigianato (-1,3%): si tratta della seconda diminuzione congiunturale consecutiva.

L’industria bergamasca registra una performance peggiore rispetto alla media regionale, come avviene da un anno a questa parte, ma la perdita produttiva su base annua è confermata anche a livello lombardo (-0,9%); considerando invece le variazioni congiunturali, il calo provinciale risulta allineato con quello evidenziato in Lombardia (-1,2%). L’indice della produzione industriale a Bergamo, dopo la fase di intensa crescita del biennio 2016-2017 e la sostanziale stabilità del 2018, evidenzia un andamento calante nella prima metà del 2019, attestandosi a quota 106,3 (2010=100).

A livello settoriale pesa la flessione della meccanica, che rappresenta una parte importante del tessuto produttivo provinciale e regionale e che aveva trainato la crescita degli anni scorsi; negativo anche il contributo del tessile, mentre tra i settori che continuano a evidenziare variazioni positive si segnalano la chimica e la siderurgia.

Il fatturato si mantiene sui livelli di un anno fa (+0,1%), ma è evidente il rallentamento rispetto ai tassi di crescita precedenti; inoltre rispetto ai primi tre mesi dell’anno la variazione assume segno negativo (-0,3%).

Dal fronte degli ordinativi provengono segnali contrastanti: se quelli interni mostrano una ripresa (+1,4% la variazione su base annua) dopo lo stop del primo trimestre, diminuzioni sensibili si registrano invece per gli ordini esteri (-1,8%). Dopo aver mantenuto negli anni scorsi un ruolo importante nel compensare la debolezza della domanda interna, il commercio internazionale, che risente degli effetti di una serie di fattori geo-politici avversi, sembra quindi il principale responsabile della recente flessione della produzione industriale.

La battuta d’arresto della produzione sembra iniziare ad avere effetti anche sull’occupazione delle imprese industriali, che finora aveva mantenuto una tendenza positiva: il saldo del numero di addetti tra inizio e fine trimestre risulta infatti leggermente negativo (-0,1%).

Le aspettative degli imprenditori rimangono improntate al pessimismo e non sembrano scommettere su una ripresa nella seconda parte dell’anno.

Nell’ultimo anno l’artigianato manifatturiero bergamasco aveva sempre evidenziato risultati migliori rispetto alla media regionale, ma in questo trimestre ciò non avviene: la Lombardia mostra infatti una variazione leggermente positiva sia su base annua (+0,3%) sia rispetto al trimestre precedente (+0,2%). Il calo registrato in provincia porta invece l’indice della produzione artigiana a quota 100,8 (2010=100), con una perdita di 2,5 punti rispetto al quarto trimestre 2018; rimane comunque significativo il recupero mostrato dall’indice a partire dal 2013, all’uscita della crisi dei debiti sovrani, che ha consentito all’indice il ritorno ai livelli del 2010, obiettivo non ancora raggiunto in Lombardia. Il fatturato delle imprese artigiane evidenzia, su base annua, un incremento ancora significativo (+1,9%), ma tale risultato è il frutto della crescita dei trimestri precedenti, mentre rispetto al primo trimestre la variazione risulta sostanzialmente nulla (+0,1%); gli ordini interni registrano anch’essi un segno positivo su base annua (+1%), in evidente rallentamento però rispetto ai trimestri precedenti. Il deterioramento del quadro congiunturale si riflette nelle aspettative degli imprenditori artigiani, che evidenziano un peggioramento per tutte le variabili considerate (produzione, domanda interna, domanda estera, occupazione).

Nel secondo trimestre 2019 aumenta il fatturato delle imprese bergamasche attive nel commercio al dettaglio (+0,8% su base annua), dopo tre segni negativi consecutivi: è presto però per capire se tale crescita rifletta una maggiore spesa delle famiglie per i consumi o se sia dovuta semplicemente a effetti di calendario legati alla cadenza della Pasqua.

Decisamente positivo, invece, il risultato archiviato dalle imprese dei servizi, che registrano un incremento su base annua (+3,4%) in accelerazione rispetto sia al trimestre precedente che alla media del 2018.

Commenta così il presidente Malvestiti: “I risultati dell’indagine congiunturale marcano  una tendenza non positiva dopo una situazione di rallentamento già osservata nel precedente trimestre. Ora appare consolidarsi con la Lombardia che segue l’Eurozona da vicino e una decelerazione congiunturale che ha riguardato i quattro motori d’Europa, ovvero la Lombardia, il Baden-Württemberg, il Rhône-Alpes e la Catalogna.”

Ultima modifica: Venerdì 27 Marzo 2020
Martedì 30 Luglio 2019

Edizione 2019 del Bollettino delle opere edili

La Camera di commercio di Bergamo comunica l’uscita del Bollettino dei prezzi informativi delle opere edili - edizione 2019, edito in collaborazione con ANCE Bergamo, Associazione costruttori edili.

La storica pubblicazione camerale è stata mantenuta nonostante la decisione della Giunta regionale risalente al dicembre scorso di approvare il Prezzario regionale, disponibile gratuitamente in formato pdf e in formato di interscambio, che costituisce a partire dal 1° gennaio 2019 riferimento obbligatorio per la quantificazione preventiva nella progettazione e nella realizzazione di opere pubbliche in Lombardia.

Il bollettino camerale è distribuito nelle versioni  cartacea, cartacea + online e pdf + online. La pubblicazione si acquista sul sito web della Camera di commercio. Una volta acquistata, la versione online è scaricabile in formati che possono essere importati nei programmi di gestione dei prezzi e di computo metrico.

La pubblicazione riporta le quotazioni di manodopera, noleggi, materiali e opere compiute risultanti dalla rilevazione effettuata nel periodo 1°-15 marzo 2019 di oltre 8000 voci e alla quale hanno collaborato circa 300 ditte rappresentative del settore. Nel volume è riportato l’andamento delle variazioni annuali dei prezzi rilevati, distinte per capitoli e per settore (edilizia civile e urbanizzazione), calcolate sulla base di computi metrici relativi a un fabbricato a uso civile di media entità e alla realizzazione di un tratto stradale.

Novità dell’edizione 2019 è l’aggiornamento del capitolo A2 “Opere da imprenditoria edile – Manutenzioni e ristrutturazioni”, rivisto e integrato con nuove voci relative a puntellamenti, oltre che la riparazione e il ripristino di murature, solai e coperture.

La Camera di commercio rinnova il suo ringraziamento ai componenti della Commissione camerale competente, a tutte le imprese informatrici che collaborano per la rilevazione dei prezzi e ad ANCE Bergamo per la costante collaborazione con l’ufficio Statistica e prezzi. Gli utilizzatori del bollettino possono segnalare a statistica@bg.camcom.it ogni proposta di aggiornamento ritenuta utile.

Ultima modifica: Martedì 30 Luglio 2019
Giovedì 25 Luglio 2019

Censimento permanente delle imprese

Le imprese coinvolte nel Censimento permanente delle imprese avranno tempo fino al 16 settembre per compilare il questionario in linea. Con il nuovo censimento, che da decennale è diventato a cadenza triennale e che coinvolge in questa tornata un campione di circa 280.000 imprese, sarà possibile disegnare un quadro puntuale della situazione economica dell'Italia, in una fase di profonda e complessa trasformazione del sistema produttivo, e disporre di una maggiore offerta di informazioni più tempestive, dettagliate e approfondite sulla struttura delle imprese e dei servizi presenti nel Paese, sui loro comportamenti e sulle complesse trasformazioni strutturali. I dati preliminari, di tipo censuario, saranno già disponibili entro la fine dell'anno. 

L’obiettivo della rilevazione è quello di aggiornare il quadro sulla struttura e competitività delle imprese, le cui informazioni vengono desunte dai registri statistici e dalle indagini correnti, con nuove informazioni su aspetti emergenti di grande rilevanza per la competitività e la sostenibilità sociale ed ambientale delle imprese. Informazioni fondamentali per le decisioni di politica economica e per la  governance del Paese. Tecnologia, digitalizzazione, nuove competenze, smart specialization, responsabilità sociale e sostenibilità ambientale sono oggi tra i principali aspetti per cogliere i cambiamenti del sistema produttivo nazionale.

In un contesto di rapidi e profondi cambiamenti, il nuovo Censimento consente di restituire informazioni più dettagliate, rilevanti e approfondite sulla struttura imprenditoriale e occupazionale del Paese e sui comportamenti e le strategie delle imprese attive. Inoltre garantisce un aumento della quantità e qualità dell’offerta informativa e un aggiornamento continuo per soddisfare nuove esigenze degli utenti. Riduce inoltre il fastidio statistico sugli operatori economici e i costi complessivi della produzione della statistica ufficiale.

A differenza dei censimenti tradizionali il Censimento permanente delle imprese è di tipo campionario, mentre la restituzione dei dati ottenuti sarà di tipo censuario. Per la prima volta l’Istat effettua questa rilevazione con cadenza triennale e non più decennale, il che consentirà di rilasciare informazioni continue e tempestive. La raccolta dei dati avviene esclusivamente tramite un questionario in linea di agevole compilazione, funzionale, responsivo e più vicino alla terminologia e all’organizzazione delle aziende. Visiona il video per affrontare con serenità la compilazione delle nove sezioni.

Ultima modifica: Lunedì 29 Luglio 2019
Mercoledì 12 Giugno 2019

Esportazioni bergamasche, ancora +0,7% ma crescita sempre più debole

Resta confermata la decelerazione della crescita delle esportazioni bergamasche, accusata dalla seconda metà del 2018 anche se il saldo trimestrale della bilancia commerciale della provincia (valore delle esportazioni - importazioni) è positivo per 1.556 milioni  e superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso, principalmente per la riduzione delle importazioni.

Tra i settori più importanti dell’export provinciale si nota una diminuzione di macchinari, articoli in gomma, mezzi di trasporto e tessili, un aumento di prodotti chimici e metalli di base,  apparecchi elettrici, prodotti alimentari e bevande.

L’export di Bergamo per area geografica di destinazione registra un calo verso l’area UE e l’Eurozona, con un recupero invece dei mercati Extra UE grazie ai risultati significativi di Africa, Americhe e Asia centrale.

Sui paesi di destinazione si confermano ai primi tre posti Germania, Francia e Stati Uniti con una quota che rappresenta il 35% del totale esportato. 

Commenta il presidente Malvestiti:La crescita delle esportazioni bergamasche è stata particolarmente forte dall’inizio del 2017 fino al terzo trimestre 2018. Poi il sostenuto tasso di crescita, che in quel periodo si è mantenuto su una media del 6,7%, ha iniziato a flettere. Diversi fattori di incertezza a livello internazionale si stanno facendo sentire sulla domanda estera, mitigati solo in parte dal buon ciclo economico statunitense e dall’accelerazione degli acquisti nel Regno Unito in vista di una Brexit senza accordo sempre più possibile.”

Ultima modifica: Mercoledì 12 Giugno 2019